Nel post precedente ho cercato di evidenziare come le procedure previste dalle Intese fra le regioni Veneto, Lombardia ,Emilia Romagna e il Governo per la realizzazione dell’Autonomia differenziata siano pericolose e inaccettabili perché minano le basi dell’unità nazionale e perché assegnano al Parlamento solo un ruolo di ratifica delle Intese stesse.

Se le procedure sono inaccettabili e pericolose non è ovviamente un caso. Dipende dal fatto che si vogliono imporre contenuti a tutto vantaggio delle regioni più forti economicamente e più organizzate amministrativamente.

È ora che si apra nel paese un vero dibattito sulle questioni istituzionali.

A questo dibattito deve partecipare in primo luogo il Mezzogiorno e, soprattutto, una regione a Statuto speciale come la Sardegna; è urgente comprendere che oggi la priorità è difendere e ampliare la Specialità che rischiamo di perdere se passa la concezione dell’Autonomia insita in queste Intese.

Su cosa fondo queste affermazioni?

Su alcune semplici ed evidenti considerazioni basate sugli articoli 116 e 117 della Costituzione.

Il Veneto e la Lombardia hanno chiesto forme e condizioni particolari di autonomia sulla base dell’articolo 116 su tutte le materie a legislazione concorrente previste dall’articolo 117 della Costituzione.

La domanda per me fondamentale è: cosa si intende con forme e condizioni particolari di autonomia?

L’articolo 116 recita:

“Il Friuli Venezia Giulia [cfr. X], la Sardegna, la Sicilia, il Trentino-Alto Adige/Südtirol e la Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste dispongono di forme e condizioni particolari di autonomia, secondo i rispettivi statuti speciali adottati con legge costituzionale.”

Dice ancora:

“Ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, concernenti le materie di cui al terzo comma dell'articolo 117 e le materie indicate dal secondo comma del medesimo articolo alle lettere l), limitatamente all'organizzazione della giustizia di pace, n) e s), possono essere attribuite ad altre Regioni, con legge dello Stato, su iniziativa della Regione interessata, sentiti gli enti locali, nel rispetto dei principi di cui all'articolo 119. La legge è approvata dalle Camere a maggioranza assoluta dei componenti, sulla base di intesa fra lo Stato e la Regione interessata.”

Poiché le parole forme e condizioni particolari di autonomia sono le stesse per le regioni a statuto speciale e quelle a Statuto ordinario su che cosa si basa la differenza fra i due tipi di regioni?

Solo sul fatto che alle prime sono attribuite con legge costituzionale e alle seconde con legge dello Stato?

Ma c’è di più e di peggio.

L’articolo 117 prevede che vi siano materie di esclusiva competenza dello Stato e 23 materie a legislazione concorrente.

Se,, come è previsto nelle Intese, il Veneto, la Lombardi ed altre regioni richiedono di esercitare direttamente tutte queste materie, queste regioni saranno quelle veramente Speciali perché avranno maggiori poteri delle regioni a Statuto speciale.

Le giustificazioni portate a questo disegno sono che tutte le regioni potranno richiedere gli stessi poteri e che la maggiore autonomia delle regioni avrà come conseguenza una maggiore responsabilità delle classi dirigenti anche meridionali e, quindi, maggiori e migliori servizi per i cittadini.

In realtà questo ragionamento significa la rottura della solidarietà nazionale.

Il vero obiettivo è il rafforzamento del Nord e non la lotta alle diseguaglianze sociali e territoriali.

Se infatti il Sud fosse oggi in grado di reggersi economicamente e amministrativamente si potrebbe discutere tranquillamente di quali forme e condizioni particolari di autonomia regionale mettere in campo.

Ma così non è: la Specialità della Sardegna ha ancora senso di essere, la questione meridionale esiste ancora e non possono essere affrontate senza la solidarietà nazionale.

Antonio Ladu

Laureato alla Bocconi di Milano in Lingua e Letterature straniere, è stato assistente di Italiano al Liceo Jeanson de Sailly a Parigi. Sindacalista nella Camera del Lavoro di Oristano e nella Segreteria regionale della Cgil. È stato inoltre presidente del Consorzio Industriale e del Sil-Patto territoriale di Oristano.