di Giampiero Vargiu
Il Consiglio Europeo ha raggiunto un’intesa con un pacchetto di risorse di 1835,30 miliardi di euro, di cui 1085,30 per il Quadro Pluriennale Finanziario (QPF) 2021 – 2027 e 750,00 per il Recovery Fund o Next Generation EU (NGEU). Quest’ultima risorsa serve per rilanciare l’economia continentale a seguito degli effetti negativi dovuti alla pandemia da coronavirus. Queste risorse saranno utilizzate, in particolare, per rendere l’Europa dei 27 più resiliente, verde e digitale.
Il via libera al pacchetto è arrivato, dopo l’intesa preliminare tra Consiglio e Parlamento, superando il veto posto da Polonia e Ungheria, che si opponevano alla condizionalità sullo stato di diritto. Quest’ultima è una clausola che condiziona la ricezione dei fondi comunitari al rispetto dei principi fondativi della Unione Europea. Polonia e Ungheria sono stati più volte nel mirino della Commissione Europea per politiche ritenute lesive di libertà civili e separazione dei poteri.
“Generazione futura”
All’Italia sul Recovery Fund spettano 208,643 miliardi di euro, di cui 193,10 sul Dispositivo di Ripresa e Resilienza (RRF) e la parte rimanente su altri programmi. In effetti c’è già stato un aggiornamento, per cui l’RRF è finanziato con 196 miliardi di euro.
Siamo adesso nella fase nella quale i paesi membri devono predisporre i Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza (PNRR). Le proposte definitive vanno presentate entro aprile 2021.
Il Consiglio dei Ministri ha presentato la bozza del PNRR, che è all’attenzione del Parlamento.
Sono previste 4 linee strategiche:
– modernizzazione del paese;
– transizione ecologica;
– inclusione sociale e territoriale;
– parità di genere.
Sono state individuate sei missioni, che rappresentano aree tematiche strutturali d’intervento:
1. digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura (48,7 miliardi di euro);
2. rivoluzione verde e transizione ecologica (74,3 miliardi di euro);
3. infrastrutture per una mobilità sostenibile (27,7 miliardi di euro);
4. istruzione e ricerca (19,2 miliardi di euro);
5. parità di genere, coesione sociale e territoriale (17,1 miliardi di euro);
6. salute (9 miliardi di euro).
Il Piano si pone l’obiettivo di tenere conto anche di altre pianificazioni e di una equa distribuzione territoriale degli interventi e delle risorse, mediante:
– la coerenza strategica con il Piano per il Sud e il coordinamento attuativo con le politiche di coesione europee e nazionali, come definite nell’Accordo di Partenariato per il ciclo di programmazione 2021 – 2027;
– l’equità di genere;
– l’Agenda 2030.
Ogni missione prevede dei componenti (con tra parentesi le risorse in miliardi di euro):
1. a) digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella PA [10,1]; b) innovazione, competitività, digitalizzazione 4.0 e internazionalizzazione [35,5]; c) cultura e turismo [3,1];
2. a) impresa verde ed economia circolare [6,3]; b) transizione energetica e mobilità locale sostenibile [18,5]; c) efficienza energetica e riqualificazione degli edifici [40,1]; d) tutela e valorizzazione del territorio e della risorsa idrica [9,4];
3. a) alta velocità di rete e manutenzione stradale 4.0 [23,6]; b) intermodalità e logistica integrata [4,1];
4. a) potenziamento della didattica e diritto allo studio [10,1]; b) dalla Ricerca all’Impresa [9,1];
5. a) parità di genere [4,2]; b) giovani e politiche del lavoro [3,2]; c) vulnerabilità, inclusione sociale, sport e terzo settore [5,9]; d) interventi speciali di coesione territoriale [3,8];
6. a) assistenza di prossimità e telemedicina [4,8]; b) innovazione, ricerca e digitalizzazione dell’assistenza sanitaria [4,2].
La missione 1 assorbe il 24,9% delle risorse, la 2 il 37,9%, la 3 il 14,1%, la 4 il 9,8%, la 5 l’8,7% e la 6 il 4,6%.
Le risorse destinate al contrasto del cambiamento climatico e alla transizione verde sono il 40,8% per un valore di 80,0 miliardi di euro e le risorse destinate alla transizione digitale sono il 23%, per un valore di 45,0 miliardi euro.
Obiettivi del PNRR
Come da linee guida dell’Unione Europea e linee guida approvate dal Consiglio dei Ministri, gli obiettivi principali sono la digitalizzazione e la lotta ai cambiamenti climatici e la transizione verde.
I numeri sono a volte noiosi, ma decidono del nostro destino. Le risorse sono davvero ingenti e se bene utilizzate possono davvero innescare un processo di ripresa sostenuto e adeguato alle enormi difficoltà nelle quali ci troviamo. Proveniamo da una crisi finanziaria distruttiva partita nel 2008 e dalla pandemia del coronavirus.
Concentro la mia attenzione su alcuni aspetti, che credo vadano risolti a monte e, comunque, l’occasione attuale di tante risorse non va sprecata da questo punto di vista. L’Italia ha una serie drammatica di fattori negativi che le impediscono di essere all’altezza dei propri partner europei:
– negli anni ha saputo spendere un terzo delle risorse provenienti dalla Unione Europea;
– spende 49 euro all’anno per la formazione dei dipendenti pubblici e ha una burocrazia lentissima;
– ha 10 volte le leggi delle Germania e 5 volte quelle della Francia con le conseguenze che ben conosciamo dal punto di vista interpretativo e della funzionalità;
– la giustizia civile e penale sono lentissime;
– i tempi per la realizzazione delle opere pubbliche sono troppo lunghi;
– è tra i paesi più corrotti;
– è fortissima la presenza della criminalità organizzata.
Il PNRR si prefigge e stanzia le risorse per avere una amministrazione pubblica capace, semplice, competente, connessa e al servizio dei cittadini, una Giustizia con una organizzazione innovata e la diffusione dell’uso di tecnologie e pagamenti digitali nella popolazione per evitare i pagamenti in nero.
Vedo una contraddizione con la scelta di affiancare il coordinamento politico per l’utilizzo dei fondi con una cabina di regia di sei supertecnici esterni. Abbiamo l’occasione di far crescere e rivoluzionare la macchina amministrativa e, in particolare, su questo dobbiamo puntare. L’amministrazione pubblica ha perso in questi anni di tagli migliaia di dipendenti e nei prossimi anni tanti andranno in pensione.
Adesso c’è l’occasione di assumere tantissimi giovani qualificati con selezioni pubbliche serie e ridare così nuova energia alla macchina amministrativa pubblica. “Next Generation” significa “Generazione futura” e, quindi, le scelte devono, in particolare, avere uno sguardo orientato al futuro e ai giovani. Inoltre, occorre responsabilizzare i dirigenti pubblici al massimo delle loro possibilità.
Ad agosto la UE ha insediato la Recovery and Resilience Task Force, che è un’articolazione della Commissione Europea che avrà il compito di monitorare l’effettiva attuazione dei Piani. la Task Force lavorerà con la DG ECFIN (Direzione Generale Affari Economici e Finanziari della Commissione UE), che fa capo al Commissario Paolo Gentiloni e risponderà direttamente alla Presidente Ursula von der Leyen. Una struttura che dovrebbe garantire un adeguato controllo sulla spendita dei fondi.
Francia e Spagna sono orientate a una gestione affidata a strutture governative. Madrid affida la gestione a un gruppo di Ministri, senza il supporto di tecnici esterni, sotto la guida del Primo Ministro Sanchez. Parigi ha creato un Commissariato al Piano, con a capo l’ex Ministro dell’Istruzione e della Giustizia Francois Bayrou, che riferirà direttamente al Governo e, in particolare, al Ministro dell’Economia Bruno Le Maire.
La Germania gestirà i pochi fondi avuti dalla UE con una struttura interna.
La Sardegna sta a guardare
Sarà interessante approfondire più in la le varie scelte previste nel PNRR su digitalizzazione, transizione energetica, salute, scuola, lavoro e riforme, ma in questo pezzo un’ultima considerazione va fatta sulla Sardegna.
Fino ad adesso siamo assenti nella individuazione dei progetti e le scelte che si stanno facendo a livello nazionale. Per esempio, sulle ferrovie e l’alta velocità la Sardegna è esclusa completamente.
Questo succede mentre, come da notizia ANSA di qualche giorno fa, la Virgin di Richard Branson sta già sperimentando i treni Hyperloop di Elon Musk, con tecnica mista sottovuoto e a levitazione magnetica, che vanno a 1000 km orari e sono in grado di percorrere la tratta da Roma a Milano in circa trenta minuti. Senza andare a guardare queste novità, i cinesi hanno già treni che percorrono la tratta da Shangai al proprio aeroporto internazionale a 431 k orari, mentre i nostri treni più veloci vanno a 120 km orari e a diesel e le velocità minime in Cina sono di 200 km orari.
Non facciamo parte della TEN-T (Reti Transeuropee di Trasporti) se non in maniera puntuale Cagliari, non è previsto niente nel sistema AVR (Alta Velocità di Rete) e, tantomeno, nell’utilizzo della tecnologia ERTMS (European Rail Traffic Management System), sui porti e la loro elettrificazione e sulla intermodalità. L’unica possibilità che ci può riguardare prevista è il potenziamento delle ZES (Zone Economiche Speciali), per le quali si prevedono riforme, anche attraverso una semplificazione amministrativa, una legislazione economica agevolata e incentivi di natura fiscale per attrarre investimenti produttivi.
Per quanto riguarda la banda larga, segnalo che in molti centri piccoli già adesso, negli interventi in fase di realizzazione, l’ultimo tratto dei collegamenti dai quadri finali alle abitazioni è riservato ancora al vecchio doppino, per cui le caratteristiche e le prestazioni della rete non saranno sicuramente all’altezza delle soluzioni ottimali e adeguate agli standard europei.
Ci vuole un cambio di rotta deciso o le disuguaglianze a livello sociale e territoriale aumenteranno a dispetto dei buoni propositi del PNRR. Ricordandoci che siamo ancora in piena pandemia da Covid e, per dirla con Mariana Mazzucato, “Non sprechiamo questa crisi”, coinvolgiamo, pur nelle difficoltà enormi di partecipazione possibile, soprattutto la pubblica amministrazione e i giovani nelle scelte sulle risorse di “Generazione futura”.