di Giorgio Luciano Pani
Nei primi mesi del 2020 ha iniziato a diffondersi a macchia d’olio la pandemia legata al coronavirus. Nessuno avrebbe potuto immaginare le conseguenze catastrofiche per l’economia dei paesi occidentali e le drammatiche ricadute riguardo al modo di vivere, alla diffusione del disagio sociale e della povertà. Le economie di paesi come la Cina hanno retto bene il colpo e nell’ultima parte dell’anno si sono avvantaggiate. All’interno dei paesi occidentali solo la Germania ha assorbito le ferite inferte dalla pandemia grazie all’importante surplus della bilancia commerciale.
Le economie degli altri paesi dell’area euro si sono ulteriormente e pesantemente indebitate. L’aspetto più devastante della crisi, accanto alla morte di milioni di persone, è stato il deterioramento del tessuto economico di paesi come l’Italia fortemente legati al piccolo commercio e ai flussi turistici. Anche le imprese del settore manifatturiero hanno visto ridursi drasticamente le commesse e in molti casi hanno dovuto interrompere la produzione a causa del lockdown.
A fronte di una crisi devastante, che ha messo in ginocchio tante imprese e famiglie, i paesi dell’Unione Europea hanno adottato una politica comune di investimenti e di ripresa denominata Recovery Plan che stanzia ingenti somme di denaro per far ripartire l’economia e aiutare imprese e famiglie.
Gli effetti di questi interventi dipenderanno molto dalle capacità progettuali e dalla capacità di spendita dei singoli paesi membri.
Nel frattempo negli Stati Uniti d’America si è passati della presidenza di Donald Trump a quella di Joe Biden.
Anche gli USA sono stati profondamente colpiti dalla pandemia e stanno ancora pagando un altissimo prezzo in vite umane. La politica ultra nazionalista e protezionista di Donald Trump ha avvantaggiato le grandi aziende americane che hanno raggiunto profitti e quotazioni di dimensioni
astronomiche ma hanno ulteriormente aumentato il divario economico tra ricchi e poveri. Ora la nuova amministrazione americana è chiamata a fare scelte coraggiose e innovative. Se l’attuale tendenza dovesse confermarsi nel 2025 la Cina dovrebbe superare gli USA come prima potenza mondiale se si prende come indice di riferimento il P.I.L.
Su scala globale è in atto un gigantesco mutamento nella distribuzione della ricchezza. Pochissime persone detengono una quantità di ricchezza di entità gigantesca. L’un per cento della popolazione mondiale possiede più ricchezza del restante 99 per cento. Inoltre è in atto un impoverimento delle economie occidentali a favore di quelle dei paesi emergenti.
Già nel corso del 2020 oltre 100 milioni di cinesi sono usciti dalla soglia di povertà mentre nei paesi occidentali sono caduti in povertà decine di milioni di persone. I punti di forza di paesi come la Cina sono il basso costo della mano d’opera, il forte surplus della bilancia dei pagamenti e una crescita economica decisamente superiore a quella dei paesi occidentali.
Riguardo alla rotazione settoriale si sono ulteriormente rafforzate le aziende che basano il loro business sull’online, quelle del settore farmaceutico e quelle dell’eccellenza nel lusso, nell’agro alimentare e nei prodotti di nicchia sempre più ambiti dai super ricchi.
Sono invece crollate le attività legate al settore turistico e alla ristorazione.
Stiamo entrando in un nuovo anno, quello dei vaccini. Ci auguriamo che sia l’anno della ripresa della vita a cui eravamo abituati ricca di scambi culturali e di contatti umani. Speriamo di riacquistare lo spirito della generazione che il coronavirus si è portata via che ha costruito il boom economico partendo dalle macerie lasciate dalla seconda guerra mondiale.