È stata licenziato dal Senato e già definita “Legge antispopolamento”, quella a favore dei piccoli Comuni, tali considerati quelli sotto i 5000 abitanti ( La Nuova del 29/9/2017 Piccoli comuni la svolta, legge antispopolamento ).
A livello nazionale si calcola che questi comuni assommerebbero a 5000.
Gli aspetti fondamentali, da considerarsi anche più importanti del semplice aspetto finanziario, andando oltre lo stanziamento di 100 Mln di euro, sono almeno due:
1 – la scelta culturale e di principio – come sottolinea il presidente sardo dell’ANCI – Associazione Nazionale dei Comuni Italiani Deiana – che ha portato al varo di un legge di scopo, finalizzata appunto a combattere lo spopolamento dei piccoli comuni, introducendo un fondo ad essi esclusivamente dedicato;
2 – le finalità e la gamma degli strumenti che potranno essere utilizzati per combattere lo spopolamento stesso, anche attraverso accordi pubblico-privati, in particolare:
Servizi – possibilità di creare centri multi servizio: postali, pagamento di tributi, trasporti, promozione;
Comunicazione – attraverso l’arrivo della banda larga e dei segnali per TV e cellulari e l’informatizzazione dei servizi stessi;
Istruzione – creazione di piani di istruzione per le aree rurali anche attraverso la messa in rete delle scuole;
Recupero e riqualificazione – possibilità di acquisizione da parte dei Comuni di terreni incolti, immobili e case cantoniere in abbandono; interventi pubblici per la riqualificazione dei centri storici.
Anche la Sardegna, lungo la linea d’azione di contrasto allo spopolamento dei centri minori, ha stanziato, escludendo le zone interessate da progetti specifici: Nuorese e Sulcis, circa 300 Mln di euro per progetti territoriali da realizzarsi però entro 30 mesi.
Tra questi è stata data recente notizia dell’intesa di programmazione, che riguarderebbe 20 Comuni della provincia di Oristano ( per un totale di 28.848 abitanti ), tra Regione e l’Unione dei Comuni del Montiferro e Planargia. Le manifestazioni di interesse presentate puntano ad alcuni obiettivi con relative azioni:
a –Sostenibilità istituzionale – con azioni di rafforzamento delle funzioni ed ottimizzazione della gestione associata delle funzioni amministrative;
b – Sostenibilità sociale – con azioni di rete di servizi sanitari, assistenza sociale ed istruzione;
c – Sostenibilità economica – con azioni di aiuto alla bioagricoltura, bioedilizia e turismo;
d – Sostenibilità ambientale – con azioni di gestione ambientale e protezione civile, piste ciclabili e reti sentieristiche;
e – Sostenibilità della cultura – con azioni di promozione territoriale.
Nell’ambito di presentazione di questa intesa che passa con il suggestivo ed appropriato titolo “La sapienza del villaggio”, l’Assessore regionale Paci sottolinea: “»Lo spopolamento è sicuramente un tema cruciale e fondamentale dal quale non possiamo prescindere, però non basta parlarne: bisogna fare, come sta facendo la Giunta con la sua strategia regionale delle zone interne»Voglio dirlo chiaramente di sicuro servono i servizi, ma l’unica e sola cosa che può permettere ad un giovane di restare è il lavoro.” ( La Nuova del 27/9/2017 Un accordo per sopravvivere ).
Prima di procedere oltre riprendendo alcune annotazioni dell’Assessore Paci, mi sembra quanto mai utile fornire un quadro sintetico di riferimento.
Dando credito che in Italia i Comuni sotto i 5000 abitanti siano 5000, la Sardegna con i suoi 324 ( fonte Anci ) ne copre il 6,4%.
All’interno di questo quadro la provincia di Oristano con ben 84 Comuni, presenta un tasso di copertura del 26,9% del totale isolano, quasi un terzo, con il seguente dettaglio ( dati all’1/1/2017 fonte ISTAT ):
>> comuni sino a 1000 abitanti»»»»»»»»»»»»»»..47 ( 53,4% )
>> comuni da 1001 a 2000 abitanti»»»»»»»»»»»»…19 ( 21,6% )
>> comuni da 2001 a 3000 abitanti»»»»»»»»»»»»…12 ( 13,6% )
>> comuni da 3001 a 4999 abitantti»»»»»»»»»»»»»6 ( 6,9% )
>> comuni da 5000 e oltre abitanti»»»»»»»»»»»»»..4 ( 4,5% )
Totale 88 (100,0%)
Ciò significa che la quasi totalità dei Comuni della provincia: 84 su 88, cioè il 95,5%, è sotto la soglia dei 5000 abitanti.
Un mare di piccoli comuni di cui oltre la metà ( 53,4% ) addirittura con un numero di abitanti pari o sotto i 1000.
Una struttura provinciale siffatta imporrebbe razionalmente che, evitando l’ordine sparso, tutta la Comunità provinciale si coagulasse per cogliere al massimo le opportunità sia della legge nazionale sia quelle del programma regionale, attraverso una progettualità non dispersiva e separata ma, nell’ambito di un profilo identitario del territorio, tenere legate in una visione d’insieme le diversificate specificità di sviluppo del territorio stesso.
In questo contesto mi attenderei lo svolgimento di un ruolo da “pivot” della città capoluogo, nel sollecitare e promuovere un coordinamento progettuale non frammentario.
Non nascondo tuttavia la mia vena di pessimismo per un’azione corale – sia pure nella diversità – del territorio, conseguenza di un campanilismo, talora così spinto da diventare ridicolo, che ha costituito e a mio avviso continua a costituire il maggior rischio ostativo ad una logica del “progettare insieme”, facendo “sistema”.
Ambirei caldamente essere smentito dai fatti.
Veniamo ora ad alcune annotazioni che, a mio avviso, evidenziano delle contraddizioni all’interno della politica programmatica regionale.
Con tutto il rispetto che posso avere per la competenza economica dell’Assessore Paci, non mi sento di condividere, nella succitata presentazione, la sua affermazione esposta mi sembra in modo radicale, secondo cui “»di sicuro servono i servizi, ma l’unica e sola cosa che può permettere ad un giovane di restare è il lavoro“.
In via di principio, avrei dei dubbi funzionali su una comunità in cui sia presente il lavoro, ma siano assenti i servizi. È vero che la loro presenza potrebbe essere considerata un “posterius”, che sarà trascinato dalle dinamiche del lavoro; ma nell’ambito di una logica di programmazione a me sembra che la componente “servizi” debba essere considerata contestualmente.
Trovo pertanto abbastanza stridente che nell’ambito di un’attività di piano, avente ad obiettivo la costruzione di argini allo spopolamento dei piccoli Comuni, la Regione abbia omesso il coinvolgimento di quelli che a me paiono essere degli evidenti “convitati di pietra”: “Sistema bancario” e ” Poste” in primis.
Trovo altrettanto stridente che mentre la Regione pianifichi e destini risorse finanziarie per arginare questo spopolamento, il Banco di Sardegna – che ha uno sportello pressoché in ogni comune dell’Isola – perseveri con il piano di chiusura degli sportelli stessi nei piccoli comuni; e le Poste si muovano nella stessa direzione.
Ancora più stridente è la circostanza che la Regione sembri ignorare totalmente quanto sta avvenendo, con un atteggiamento, nei fatti, silente: anzi pare quasi aver adottato la regola della massima indifferenza.
Terzo convitato di pietra è la “Fondazione di Sardegna” che, almeno in apparenza ( e noi non possiamo che basarci su questa ), è altrettanto silente di fronte ad una “spoliazione” arrogantemente operata dalla Bper, di cui una delle linee d’azione più incisiva è la pianificazione di massiva chiusura di sportelli nell’Isola, imposta ad un Banco di Sardegna imbelle.
Non sarebbe forse opportuno da parte della Regione chiamare a raccolta ed al confronto questi “Convitati di pietra”? Un cambiamento di rotta in tal senso potrebbe essere un utile contributo, per un miglior esito programmatico rispetto agli obiettivi che si prefigge di raggiungere.
“Non è mai troppo tardi” fu il fortunato titolo di una trasmissione televisiva di alfabetizzazione scolastica condotta dal benemerito maestro Manzi.
Gianni Pernarella
Laurea in Giurisprudenza conseguita a Pisa e studi post laurea in Economia. Dipendente del Banco di sardegna dal 1973 al 2003. Dopo esperienza pluriennale di filiale, assume nel 1990 ruoli di responsabilità nella struttura centrale “Organizzazione e Sistemi Informativi” dove, in veste di funzionario capo progetto, ha gestito oltre 10 progetti organizzativi e relativi a sistemi informativi. Collaboratore per oltre 6 anni del SIL – PTO di Oristano; ha scritto quattro libri sulla materia del credito e dell'economia provinciale oristanese relativa all'artigianato.