Innnanzittutto è scorretta l'operazione di divisione di un unico progetto in due tronconi della dorsale per diminuirne l'impatto ambientale. E' quello che si sta facendo in Sardegna ed è una prassi vietata dalla normativa nazionale.
La scelta deve essere chiara, cioè verso la diminuzione dell'energia da fonti fossili. E non lo è visto che il gas naturale è un fonte di energia di origine fossile il cui utilizzo comporta l'emissione di gas serra e di altri inquinanti atmosferici. Infatti, a parità di energia prodotta, emette circa il 75% per cento dell'anidride carbonica (CO2) prodotta dall'olio combustibile e circa il 50% di quella prodotta dal carbone.
Anche il metano, come la CO2, è un gas serra e anche se resta nell’atmosfera solo per 12 anni, contro i più di 500 dell’anidride carbonica, se si considera un periodo di 100 anni contribuisce all’effetto serra in relazione alla CO2, è di 25 volte superiore di quello dell’anidride carbonica. C'è di più: la Environmental Protection Agency (EPA), un’agenzia governativa degli Stati Uniti, ha da poco stimato che la quantità di metano che nel 2013 è stato diffuso nell’atmosfera a causa di perdite negli impianti di estrazione e trasporto di petrolio e gas naturale è maggiore del 30 per cento rispetto a quanto si pensava.
Non può passare inosservata ed inascoltata la denuncia del recente rapporto della prestigiosa rivista scientifica Lancet dei giorni scorsi: “L’inquinamento è la più grande causa ambientale della malattia e della morte prematura nel mondo di oggi. Le malattie causate dall’inquinamento sono state responsabili di circa 9 milioni di morti premature nel 2015 – il 16% di tutti i decessi nel mondo – pari a tre volte il numero di morti dovute all’Aids, alla tubercolosi e alla malaria messe insieme, e a 15 volte quelle provocate da tutte le guerre e altre forme di violenza”. Non è il solito allarme sociale molto in voga di questi tempi, ma quanto riportato dalla rivista scientifica nell’introduzione della lunga e accurata ricerca condotta dalla «Lancet Commission on pollution and health» composta da 47 scienziati di tutto il mondo.
L'impiego del gas naturale in base a questi dati non pare un'alternativa radicale ad altre fonti fossili, ma può costituire una soluzione temporanea.Resta poco chiara nel programma regionale la scelta del risparmio energetico e dell'efficientamento delle misure che lo sostengono come avviene in zone virtuose del Nord, come la provincia di Milano, con percentuali di risparmio fino al 70%, anche con il ricorso al teleriscaldamento, che consente l'uso programmato in intere zone o distretti geografici.Questo dato riferito dalla trasmissione televisiva Presa Diretta di Rai Tre di circa un anno fa il paio con il mutismo dell'assessora regionale all'industria Maria Grazia Piras che non ha saputo giustificare la scelta del metano in relazione al suo impatto ambientale, salvo riferire al giornalista che l'intervistava che si tratta di un progetto in corso da vario tempo.
La dorsale, con le derivazioni verso i vari comuni, rappresenta una scelta sconsiderata per il consumo di suolo anche in aree che potrebbero avere uno sviluppo agricolo e forestale, quest'ultimo molto positivo per ripulire l'aria inquinata.Come si evince dalla relazione di presentazione,in particolare nei terreni ad uso civico verso i quali si vede il sorgere di progetti e di pratiche virtuose nei paesi dell'interno, come nel caso del comune di Oniferi.
Antonio Pinna