Nel mio Post sull’insularità nelle politiche di coesione dell’EU ho insistito sul concetto che alle dichiarazioni di principio devono seguire decisioni conseguenti. Queste, in particolare, si sostanziano nel Bilancio pluriennale.
È fondamentale quindi seguire l’iter di formazione del nuovo bilancio di cui si inizia a discutere da un anno.
Ad oggi sono stati prodotti tre importanti documenti dalla Commissione Europea: il Libro Bianco sul futuro dell’Europa, il Documento di riflessione sul futuro delle finanze dell'UE, la Comunicazione della Commissione europea al Parlamento e al Consiglio europeo.
In questo Post presenterò una sintesi del primo documento.
Il 1° marzo 2017, la Commissione europea ha presentato il Libro bianco sul futuro dell'Europa, che rappresentava il suo contributo al vertice di Roma del 25 marzo 2017.
La riunione di Roma era prevista per celebrare il 60° anniversario del progetto commune europeo ed era quindi l’occasione per i 27 capi di Stato o di governo di guardare nuovamente al future da costruire.
L’introduzione del documento fornisce alcuni spunti interessanti di riflessione sullo stato dell’UE.
L’Unione europea possiede il mercato unico più grande del mondo e la seconda moneta più utilizzata. È la principale potenza commerciale ed è all’avanguardia nell’innovazione.
Questo status cela tuttavia una semplice realtà: a mano a mano che le altre parti del mondo si espandono, il peso mondiale dell’Europa diminuisce.
Nel 1900 l’Europa rappresentava il 25 % circa della popolazione mondiale, cifra che scenderà a meno del 5 % entro il 2060, anno in cui nessuno degli Stati membri conterà da solo più dell’1 % della popolazione mondiale. È un dato che da solo dimostra che l’unità dell’Europa è una strada obbligata.
La sicurezza sta diventando un problema sempre più sentito nel momento in cui terrorismo, guerre, miitarizzzazione di sempre più Stati sono all’ordine del giorno; la maggior parte dei paesi che spendono di più in materia di difesa raddoppieranno tali spese entro il 2045.
La ripresa economica è ancora distribuita in modo non uniforme fra le diverse fasce della società e le diverse regioni e la disoccupazione giovanile e di luga durata rimane difficile da combattere.
Tutti questi problem fanno si che vi sia un divario fra le aspettative e la capacità dell’UE di soddisfarle.
Non sorprende quindi che, attualmente, circa un terzo dei cittadini ha fiducia nell’UE, contro circa la metà degli europei dieci anni fa.
I 27 Stati membri sono chiamati quindi a decidere cosa fare dell’Europa.
La Commissione presenta 5 possibili scenari.
Scenario 1 “” Avanti così
L’unità dell’UE a 27 sarebbe preservata, ma potrebbe ancora essere messa alla prova qualora vi fossero controversie di rilievo.
Scenario 2 “” Solo il mercato unico
A causa della ridefinizione delle priorità dell’UE, le divergenze di opinioni fra gli Stati membri su nuove questioni emergenti dovrebbero spesso essere risolte a livello bilaterale, caso per caso. I diritti riconosciuti ai cittadini dalla normativa dell’UE potrebbero col tempo subire restrizioni.
Scenario 3 “” Chi vuole di più fa di più
L’unità dell’UE a 27 sarebbe preservata, rendendo tuttavia possibile una maggiore collaborazione per chi voglia. I diritti riconosciuti ai cittadini dalla normativa dell’UE iniziarebbero a divergere in base a se il paese in cui vivono.
Scenario 4 “” Fare meno in modo più efficiente
Una suddivisione più chiara delle responsabilità aiuterebbe i cittadini europei a comprendere meglio ciò che viene gestito a livello dell’UE a 27, a livello nazionale e a livello regionale. I diritti riconosciuti ai cittadini dalla normativa dell’UE sarebbero rafforzati in settori in cui si scegliesse di fare di più e ridotti in altri.
Scenario 5 “” Fare molto di più insieme
Il processo decisionale comprenderebbe un numero molto maggiore di settori e risulterebbe molto più rapido.
Tutti sono consapevoli della difficoltà degli Stati di muoversi in una direzione univoca anche perchè le divisioni non sono solo fra Stati, ma anche all’interno dei singoli Stati.
Non desta quindi sorpresa che la riunione di Roma non sia riuscita ad andare oltre l’enuciazione delle priorità di un’Europa sicura, prospera e sostenibile, sociale, più forte sulla scena mondiale.
Antonio Ladu.
Laureato alla Bocconi di Milano in Lingua e Letterature straniere, è stato assistente di Italiano al Liceo Jeanson de Sailly a Parigi. Sindacalista nella Camera del Lavoro di Oristano e nella Segreteria regionale della Cgil. È stato inoltre presidente del Consorzio Industriale e del Sil-Patto territoriale di Oristano.