Il quadro uscito dalle elezioni politiche ( aventi diritto al voto: Camera 46 milioni circa, Senato 43 milioni circa ), mi sembra chiaro e netto: nessuno ha la maggioranza.

° il M5S, primo partito singolo, ha ottenuto intorno al 32% ( -19% rispetto al 51%, equivalente a 7-8 milioni in meno di voti);

° il Centrodestra, prima coalizione, ha ottenuto intorno al 37% ( -14% rispetto al 51%, equivalente a 5-6 milioni in meno di voti );

° P.D., secondo partito singolo, ha ottenuto intorno al 18,7% e che, uscito in minoranza, ha dichiarato di voler svolgere il ruolo parlamentare di “opposizione costruttiva”. Posizione che, se accompagnata da un’analisi profonda sulle motivazioni della sconfitta, può avere un effetto costituente utile alla ripartenza ( sul punto si veda sul sito il Post “Da dove può ripartire il P.D.- Partito democratico” ).

È fatto salvo, a mio avviso, il caso in cui nell’impossibilità di formazione di un governo il Presidente della Repubblica chiami tutti i partiti a sostenere un “Governo del Presidente”: ipotesi nella quale ritengo che il P.D. non si sottrarrebbe a dare il proprio contributo di disponibilità.

Quello che mi interessa analizzare in questo Post è la modalità con cui i due “vincitori elettorali di minoranza”: Centrodestra e M5S, praticano l’avvicinamento finalizzato alla costituzione di una maggioranza di governo. Intenderei cioè analizzare i fatti parlamentari sin qui avvenuti e le disponibilità reciprocamente date su alcuni temi, in una ipotesi di convergenza rispetto ad alcuni punti programmatici, sottoponendo gli stessi a verifica sui contenuti, per dedurne se l’essenza sia la medesima – come nei reciproci programmi – o se invece a fronte della stessa definizione si lasci il nome ma se ne modifichi il contenuto: questo senza che venga in modo trasparente dichiarato che si tratta nell’ambito di ipotesi diverse e talora assai diverse.

La griglia degli elementi che intendo utilizzare per la verifica, alla scopo di non sovrapporre i rischi di una mia soggettività all’oggettività, e che intendo condividere con il lettore è la seguente:

Quadro Istituzionale ( QuI ) –

L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione “ ( Cost. art. 1 ).

Il sistema politico della repubblica italiana è improntato, in senso costituzionale, ad una “Democrazia rappresentativa” nella forma della “Repubblica parlamentare”: è cioè una forma di governo nella quale gli aventi diritto al voto, attraverso i “Partiti politici” ( Cost. art.49 ) – quali mediatori costituzionali che fungono da anello di congiunzione – eleggono per essere governati dei rappresentanti, che “»esercitano le loro funzioni senza vincolo di mandato” ( Cost. art. 67 ).

Quindi una forma di governo in cui la rappresentanza democratica della volontà popolare è affidata, tipicamente tramite le elezioni politiche, al Parlamento ( Cost. art.55 ).

>>> chi nega ( o non condivide ) il QuI può evitare di proseguire nella lettura, perché ha propensione a porsi fuori dal contesto costituzionale;

Coerenza comportamentale ( CCp ) –

Atteggiamento che non disdice o contraddice né con fatti né con parole ciò che in precedenza ha affermato: cioè allineamento, nel tempo, tra parole e fatti, cioè tra valori dichiarati e praticati.

>>> chi nega ( o non condivide ) il CCp può evitare di proseguire nella lettura, perché è disponibile a trovare più di una giustificazione a comportamenti incoerenti;

Coerenza concettuale ( CCo ) –

Relazione coerente tra gli enunciati che realizzano, da un lato, il concetto e, dall’altro lato, le espressioni testuali e le porzioni di sapere che lo rappresentano: cioè allineamento tra definizione e contenuto ( funzionale all’individuazione ed illustrazione delle proprietà essenziali di un concetto ).

>>> chi nega ( o non condivide ) il CCo può evitare di proseguire nella lettura, perché è disponibile a sottovalutare la fondamentale importanza tra definizione e contenuto.

Dall’elemento QuI si ricava che nel nostro ordinamento non c’è spazio per la “Democrazia diretta” né per la “Democrazia del clic”.

Ciò significa che il M5S non aprirà ” come una scatoletta di tonno” il Parlamento, perché nel nostro ordinamento è il M5S “il tonno dentro la scatoletta” delle regole e che, se vuole governare, dovrà trovare una maggioranza e non pretendere, come sembra essere il suo attuale atteggiamento, che gli altri gli regalino una maggioranza come per una supposta “unzione del Signore”.

Di Maio premier – ( dal suo blog ) “»parlano i numeri. Basta premier non votati da nessuno o ancora peggio premier che hanno perso»”. Il nodo delle condizioni di un accordo per governare è “in primis” che il premier sia Di Maio perché “»non deve essere tradito il voto degli elettori”.

Gli elementi QuI e CCp dovrebbero spingere ad una riflessione: di quali numeri parla Di Maio? Quelli dei voti riferiscono del 32%, cioè -19% rispetto a quanto necessario per avere una maggioranza parlamentare. Non si capisce perché la sua pretesa non dovrebbe essere anche quella della coalizione di Centrodestra, considerato che sono entrambi “maggioranze minoritarie” sotto il profilo parlamentare. Le contraddizioni rispetto agli elementi QuI e CCp mi sembrano di una evidenza esponenziale.

Occupazioni di cariche parlamentari – a suo tempo si gridò al “golpe istituzionale” del P.D. per le due cariche istituzionali del Senato e della Camera ( pratica già adottata in precedenza dal Governo Berlusconi ). Oggi, con l’accordo con il Centrodestra, il M5S ha assunto la presidenza della Camera e nominato la maggioranza delle cariche dell’Ufficio di Presidenza della Camera stessa.

L’elemento CCp, coerenza comportamentale, suggerisce che non si può gridare al golpe istituzionale una volta e, a parti invertite, trovare chissà quali motivazioni giustificative per operare in modo anche peggiore. La coerenza dei comportamenti non è una qualità che si può aggirare con delle mistificazioni o giustificazioni: la coerenza è o non è. Nel caso è evidente che non è, anche considerando, un po’ in anticipo, le vaste ambizioni del M5S sulle partecipate pubbliche, enucleate in un Post programmatico di Andrea Roventini ( considerato “Ministro dell’economia” );

Governo tecnico – 2013 B.Grillo “»il M5S non darà la fiducia a un governo tecnico»” ( governo Monti ). L.Di Maio “Respingo al mittente la definizione di governo tecnico».perchè a capo di questo ci sono io”. I ministri ( tutti tecnici o supposti tali ) individuati dal M5S per la squadra di governo presentata prima del voto “»non sono tecnici [perché dotati] »di grande sensibilità e umanità”.

Gli elementi CCp e CCo, cioè coerenza comportamentale e coerenza concettuale, suggeriscono che:

° sia inaccettabile che ciò che è stato escluso dall’orizzonte temporale della disponibilità parlamentare, diventi, a parti invertite, perfettamente possibile. Lo impone appunto il rispetto verso il principio della coerenza comportamentale;

° sia inaccettabile che quello che ha tutte le caratteristiche di un governo tecnico, a parti invertite e contraddicendo platealmente il principio di coerenza concettuale, non sia considerato un governo tecnico perché il presidente è Di Maio e perché i tecnici tali non sono perchè dotati “»di grande sensibilità e umanità”. Credo esista un limite all’equilibrismo concettuale e lessicale e all’intelligenza altrui.

E veniamo alla “supposta” convergenza sui due principali punti programmatici:

Reddito di cittadinanza – Alfonso Bonafede precisa che “Il reddito di cittadinanza è una misura diversa da quella universale, al momento non percorribile».il reddito di cittadinanza si farà”. Danilo Toninelli e Giulia Grillo propongono alla coalizione di centrodestra il reddito di cittadinanza declinato semanticamente in altro modo.

Siamo chiari. Il reddito di cittadinanza ha un profilo tecnico-economico molto preciso e assai diverso dal reddito di inclusione e sostegno sociale ( lo abbiamo chiarito nel Post di intervento all’evento dell’Associazione sul tema, rintracciabile nel sito ) e l’elemento di verifica CCo, coerenza concettuale, pretende appunto l’allineamento tra definizione e contenuto. Conseguentemente l’elemento di verifica CCp, coerenza comportamentale, imporrebbe che se per raggiungere una convergenza si modifica sostanzialmente il profilo della misura, vi sia chiarezza verso i cittadini. Personalmente, se accordo ci sarà, ho l’impressione che si opererà con lo strumento già avviato, cioè il REI, magari un po’ rivisitato.

Flat tax – Danilo Toninelli apre sulla flat tax “»se è costituzionale e include i poveri”.

Anche qui occorre chiarezza. La flat tax ha un profilo tecnico-economico molto preciso e assai diverso, direi incompatibile, con quanto ipotizza Toninelli ( nel sito è rintracciabile un Post specifico sul tema che ne chiarisce questi aspetti identificativi ). L’elemento CCo, pretende appunto coerenza tra definizione e contenuto. Conseguentemente l’elemento CCp, cioè la coerenza comportamentale,imporrebbe che se accordo ci sarà nella direzione ipotizzata da Toninelli, vi sia chiarezza verso i cittadini, in particolare del Centrodestra: quella non sarà flat tax.

Ha scritto Giulio Bollati nel suo saggio sul trasformismo che “».[ esso ] assume definitivamente il significato peggiorativo che ha: distanza tra propositi dichiarati e i comportamenti effettivi»è apparenza, spettacolo, indifferenza al merito delle questioni. Il suo scopo è il potere in quanto tale”.

Chiudo con il titolo, perché la mia impressione – sulla base della quale ho cercato di condividere un’analisi sia pure parziale di verifica – è che purtroppo siamo di fonte a vecchie logiche di occupazione e trasformismo che sono le “cifre” anche dei supposti nuovi protagonisti della politica.

Dobbiamo anche non dimenticare che se giudichiamo non elevato il livello dell’attuale classe politica, una parte non secondaria della responsabilità è anche nostra, per la tendenza a non occuparci più di politica e dei politici che ci rappresentano dal giorno successivo alle elezioni.

Gianni Pernarella

Laurea in Giurisprudenza conseguita a Pisa e studi post laurea in Economia. Dipendente del Banco di sardegna dal 1973 al 2003. Dopo esperienza pluriennale di filiale, assume nel 1990 ruoli di responsabilità nella struttura centrale “Organizzazione e Sistemi Informativi” dove, in veste di funzionario capo progetto, ha gestito oltre 10 progetti organizzativi e relativi a sistemi informativi. Collaboratore per oltre 6 anni del SIL – PTO di Oristano; ha scritto quattro libri sulla materia del credito e dell'economia provinciale oristanese relativa all'artigianato.