In un post di un anno fa dal titolo “Perché il nome di Oristano e Oltre?” partivo dalla constatazione che la nostra città viveva ripiegata su se stessa e non partecipava alle dinamiche del mondo esterno fossero esse istituzionali e politiche o economiche, sociali e culturali.
La conseguenza era che Oristano non esercitava il ruolo di Capoluogo e, di conseguenza di Città Guida del territorio.
Non vi era dubbio che l’Oristanese contava poco negli equilibri politici regionali e venisse quindi trascurato. Sicuramente non aveva ricevuto un flusso di finanziamenti adeguato alle sue esigenze di riequilibrio o quanto meno alla ripartizione teorica territoriale fra i territori della Sardegna.
Nell’Evento del 24.4.2017 lìAssociazioneOristano e Oltre ha proposto delle Idee guida per lo sviluppo di Oristano e del territorio provinciale, la prima delle quali era Oristano città Guida.
Per realizzare questa idea ritenevamo necessari tre presupposti
Il primo era la creazione di una Identità Territoriale che affermasse la specificità dell’Oristanese nella Regione.
Era evidente infatti che il Sinis, il Montiferru, la Planargia, il Guilcer, il Barigadu, la Marmilla, il Terralbese viaggiavano ognuno per suo conto e, pertanto, l’Oristanese non era più un’identità comune.
Il secondo presupposto era la definizione di un Progetto di sviluppo organico e condiviso che partisse da una corretta analisi della situazione esistente, dalla individuazione di obiettivi precisi e di strumenti adeguati per raggiungerli.
Il terzo presupposto era la messa in piedi di una Vertenza Oristano sostenuta dall’unità delle forze istituzionali, economiche e sociali del territorio.
A distanza di un anno cosa è stato realizzato di queste proposte?
Nulla rispetto all’Identità territoriale. Il segno più evidente è che i diversi ambiti territoriali si sono mossi ognuno per proprio conto; sono in piedi infatti nella nostra provincia 7 progetti territoriali, uno in più della provincia di Nuoro, ben più forte e organizzata della nostra.
Molti daranno un giudizio positivo su questo fatto; qualcosa ricadrà su tutto il territorio provinciale. Il fatto è che, anche perché ci siamo mossi in estremo ritardo, le risorse spartite saranno di gran lunga inferiori a quelle delle altre province.
In questa situazione Oristano non ha pensato come Città Guida del territorio provinciale, lavorando per un progetto di rilancio dell’Oristanese.
Èvero che non è facile lavorare unitariamente con gli altri territori della provincia; lo dimostra il fatto che l’Unione dei Fenici, che aveva tutto l’interesse ad andare insiema con Oristano e l’Unione Costadel Sinis, è voluta rimanere da sola.
In queste condizioni non si vede come sia possibile definire un progetto di sviluppo provinciale e mettere in piedi una Vertenza Oristano, mobilitando le popolazioni dell’Oristanese.
È indubbio anche che una parte di responsabilità va attribuita ai corpi intermedi, ovvero sindacati e associazioni di categoria del territorio che non esercitano il ruolo di stimolo e di proposta svolto nel passato.
Questo significa anche che alla marginalizzazione delle forze economiche e sociali corrisponde una maggiore debolezza della società civile e un’invadenza eccessiva della politica.
Antonio Ladu
Laureato alla Bocconi di Milano in Lingua e Letterature straniere, è stato assistente di Italiano al Liceo Jeanson de Sailly a Parigi. Sindacalista nella Camera del Lavoro di Oristano e nella Segreteria regionale della Cgil. È stato inoltre presidente del Consorzio Industriale e del Sil-Patto territoriale di Oristano.