Anche all’interno della Regione si ripropongono i problemi dei divari territoriali e le diverse risposte date ai territori.
Quando si tratta di affrontare i problemi del Sulcis, della Città metropolitana di Cagliari, del Nord Sardegna, della Gallura e della Sardegna Centrale si muove tutto il mondo politico, imprenditoriale e sindacale.
Perché non succede lo stesso per l’oristanese e il Medio Campidano?
La risposta è evidente: perché la politica e la società civile di questi due territori sono deboli.
A fronte di questa situazione ci si aspetterebbe, però, una maggiore solidarietà degli altri territori che, invece, si ritengono sempre i più sfavoriti.
Ora è indubbio che la Sardegna tutta è in ritardo di sviluppo; ciò non significa che non si debba ianalizzare, in maniera oggettiva, la realtà dei diversi territori dal punto di vista della situazione economica e degli investimenti.
Ma non lo si fa perché è più utile la discrezionalità politica qualunque sia il Governo regionale. Non è un caso che l’ultimo tentativo di verificare quanti e quali investimenti fossero stati destinati ai diversi territori, è stato fatto al tempo delle Aree Programma ed è stato immediatamente accantonato.
Ne consegue che le aree più deboli, come l’Oristanese e il Medio Campidano, non solo non godono di un riequilibrio degli investimenti regionali, ma non hanno neanche un volume di risorse pari alla loro popolazione.
Una dimostrazione eclatante di quanto detto è l’interrogazione, presentata il 20 aprile 2018, dai consiglieri regionali Pinna Rossella – Cocco Pietro – Tendas – Solinas Antonio – Collu – Cacciotto – Comandini – Cozzolino – Deriu – Forma – Lotto – Meloni Valerio – Piscedda – Sabatini, con richiesta di risposta scritta, sull'attuazione da parte della Giunta regionale, delle disposizioni di cui al comma 1 e 2 dell'articolo 5 della legge regionale 11 aprile 2016, n. 5.
Cosa prevedono i comma 1 e 2 dell’articolo 5 delle legge n.5 del 2016?
1. Entro novanta giorni dall'entrata in vigore della presente legge la Giunta regionale verifica la sussistenza dei requisiti per il riconoscimento delle aree di crisi industriale e crisi industriale complessa di aree industriali comprese nell'ambito territoriale del Medio Campidano e di Oristano, ai sensi dell'articolo 2, comma 7, della legge 23 luglio 2009, n. 99 (Disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia), e successive modifiche ed integrazioni.
2. È istituita l'area di crisi coincidente con il territorio dell'ex Provincia del Medio Campidano e della Provincia di Oristano nell'ambito della programmazione territoriale di cui alla strategia 5.8 del Programma regionale di sviluppo 2014-2019. Al fine di creare condizioni di maggiore equilibrio territoriale e favorire processi di crescita economica, produttiva e occupazionale, sono avviati progetti di sviluppo locale anche attraverso l'attuazione e l'impiego di risorse aggiuntive.”
In attesa della risposta scritta della Giunta regionale, avanzo alcune osservazioni.
-Sono passati due ani senza che sia stata avviata la verifica dei requisiti per il riconoscimento delle aree di crisi industriale e di crisi industriale complessa e la stessa interrogazione arriva anch’essa dopo due anni.
Penso si possa affermare, con quasi assoluta certezza. che questa verifica non verrà avviata e che, comunque, non verrà presentata la richiesta al Governo nazionale.
Esattamente nella stessa giornata dell’Interrogazione, il 20 di Aprile2018, la Giunta regionale ha approvato il riconoscimento dell’area di crisi industriale complessa: polo Industriale di Ottana.
Il riconoscimento di area di crisi industriale complessa significa la possibilità di usufruire di progetti finalizzati a promuovere la riqualificazione delle aree interessate, la formazione del capitale umano, la riconversione delle aree industriali dismesse, il recupero ambientale e l'efficientamento energetico dei siti e la realizzazione di infrastrutture funzionali agli interventi.
Essendo state presentate altre due richieste di riconoscimento di area di crisi industriale complessa per Portotorres e Portovesme non c’è spazio per l’Oristanese e il Medio Campidano.
-Le prospettive non sono migliori per la Programmazione territoriale.
Il comma 2 dell’articolo 5 prevede un maggiore equilibrio territoriale con risorse aggiuntive.
Sono disposizioni che rimarranno sulla carta. L’Oristanese e il Medio Campidano non solo non avranno risorse aggiuntive, ma avranno meno degli altri territori perfino in rapporto alla popolazione residente.
Finora infatti il Medio Campidano ha chiuso il solo Accordo di Programma Parteolla Basso Campidano;l’Oristanese ne ha firmato invece gli Accordi di Programma di Casa Parte Montis e dell’Alta Marmilla che, per metà, è finanziato con risorse nazionale per le Aree interne.
La conclusione è che le Interrogazioni sono utili, ma quello che veramente conta è la capacità dei territori di mobilitarsi e di farsi valere.
Antonio Ladu
Laureato alla Bocconi di Milano in Lingua e Letterature straniere, è stato assistente di Italiano al Liceo Jeanson de Sailly a Parigi. Sindacalista nella Camera del Lavoro di Oristano e nella Segreteria regionale della Cgil. È stato inoltre presidente del Consorzio Industriale e del Sil-Patto territoriale di Oristano.