In un’epoca dominata dalla tecnologia, il nostro modo di pensare e il nostro linguaggio sono fortemente influenzati dall’uso di Internet.
La velocità delle informazioni che passano sul web, unita alla necessità di tenersi sempre aggiornati, ci costringe a letture rapide e superficiali.
I nostri cervelli subiscono passivamente un sovraccarico costante di dati che non riescono a metabolizzare nel modo adeguato. La concentrazione e la riflessione ne risentono, così come la capacità di analisi che permette di sviluppare lo spirito critico.
La possibilità di reperire facilmente notizie, dà a molti l’illusione di conoscere i fatti e di essere pronti a esprimere un’opinione. In realtà non è sempre così. Ricercare le fonti, studiare, ragionare, sono tutte cose che richiedono tempo, fatica e, ammettiamolo pure, un certo grado di resistenza alla noia.
Il riuscire a crearsi un’opinione sui temi più importanti che riguardano la nostra società come, ad esempio, la politica, l’economia, la salute, non può prescindere dal sapere. La sua elaborazione si realizza attraverso una convinzione che matura nel tempo, per mezzo di un’accurata formazione personale, dell’esperienza e della consapevolezza.
In un mondo caratterizzato dalla frenesia, in pochi paiono ancora disposti ad affrontare la lentezza e la pazienza imposte da un rigoroso percorso di apprendimento. I più, si accontentano di essere approssimativi e di far credere agli altri di essere abili ed esperti anche se, in realtà, si limitano sempre e solo a condividere, con un click, delle idee altrui senza riuscire a esprimerne di proprie. Si sono impigriti al punto di non pretendere da loro stessi niente di più che il dichiararsi a favore o contro qualcosa sui social e lo fanno comodamente, senza assumersi la responsabilità di verificare, approfondire e argomentare ma utilizzando, con un dito, una semplice funzione predisposta.
Questo indebolimento mentale, porta spesso a focalizzare l’attenzione su frivolezze o su pareri che non fanno altro che avvalorare ciò che si pensa, senza obbligare alla ricerca di posizioni differenti che consentirebbero un confronto, uno scambio di punti di vista e una visione più ampia delle cose. In questo modo, a lungo andare, si corre il rischio di ritrovarsi con il cervello “atrofizzato” e con esso il pensiero che, ormai ridotto al minimo sforzo, si limita al “vaneggio” e al dileggio.
Ora più che mai, è necessario intraprendere un percorso di costruzione e di rafforzamento del pensiero critico. In questo senso, per le nuove generazioni, gioca un ruolo fondamentale anche l’istruzione di base. Molti insegnanti, per fortuna non tutti, tendono a vedere gli studenti come contenitori da riempire di nozioni e li costringono a una condizione di apprendimento passivo. Soprattutto oggi, sarebbe invece più opportuno aiutarli a sviluppare l’intelletto e a esercitare il proprio raziocinio, insegnando loro ad avere il controllo sulla propria formazione, dotandoli degli strumenti necessari per poter conferire autonomamente un significato a ciò che imparano.
È questo il metodo che consente di privilegiare non il mero nozionismo ma la cultura. Il primo è fine a se stesso, rappresenta la via più semplice per sfoggiare ciò che si sa e per fare una buona impressione sugli interlocutori. La cultura, invece, aiuta a migliorare se stessi e il mondo circostante. La curiosità e la passione per il sapere, valorizzano le esistenze e contribuiscono ad arricchire la società.
La cultura fornisce gli elementi necessari per leggere la realtà che si vive e deve tornare ad essere un valore e un patrimonio di tutti e per tutti. Ognuno di noi può potenziarla con poco, non servono i soldi ma buona volontà e senso di responsabilità. Non è necessario possedere un titolo di studio per informarsi bene su un determinato argomento, è indispensabile solo applicarsi.
E, dopo averlo fatto, vedrete che le opinioni troveranno finalmente un senso e la giusta utilità.
Elisa Dettori