Ho già scritto alcuni pezzi su questo tema. L'ultimo aveva il titolo Il “sogno europeo di una Società Equa e Sostenibile”. L'Italia.
In quel pezzo richiamavo:
– gli indicatori BES (“Benessere Equo e Sostenibile”) presentati dal portavoce dell’Alleanza per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) Enrico Giovannini, da Presidente dell'ISTAT;
– la Legge 163/2016 del Governo Renzi, di riforma della Legge di Bilancio, che fa entrare il BES, per la prima volta, nel processo di definizione delle politiche economiche, portando l’attenzione sul loro effetto anche su alcune dimensioni fondamentali per la qualità della vita;
– il DEF di aprile 2017 del Governo Gentiloni, nel quale si è tenuto conto delle indicazioni della Legge 163/2016, includendo le valutazioni per una prima provvisoria selezione di 4 indicatori scelti tra quelli compresi nella struttura (framework) BES.
– il Decreto “Individuazione degli indicatori di benessere equo e sostenibile (BES)” del16 ottobre 2017, con il quale il Ministro dell'Economia e delle Finanze Padoan ha individuato, all'articolo 1 i seguenti indicatori:
1) reddito medio disponibile aggiustato pro capite;
2) indice di diseguaglianza del reddito disponibile;
3) indice di poverta' assoluta;
4) speranza di vita in buona salute alla nascita;
5) eccesso di peso;
6) uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione;
7) tasso di mancata partecipazione al lavoro, con relativa scomposizione per genere;
8) rapporto tra tasso di occupazione delle donne di 25-49 anni con figli in eta' prescolare e delle donne senza figli;
9) indice di criminalita' predatoria;
10) indice di efficienza della giustizia civile;
11) emissioni di CO2 e altri gas clima alteranti;
12) indice di abusivismo edilizio.
– il DEF 2018, nel quale è stato preso in considerazione il set completo di indicatori di benessere equo e sostenibile selezionati, per i quali l’ISTAT ha fornito gli aggiornamenti al 2017, basati sia su dati definitivi, sia su dati provvisori o sui risultati di modelli per stime anticipate predisposti ad hoc. Tali dati sono stati illustrati in dettaglio.
In questo pezzo mi voglio concentrare sulle iniziative territoriali in merito agli indicatori BES.
In Italia ci sono varie Comunità amministrate dal Centrosinistra, che hanno adottato gli indicatori BEST per valutare periodicamente il livello di benessere, come Pesaro e Urbino.
È stata firmata l'8 giugno 2017, a Bologna, la “Carta di Bologna per l’ambiente. Le Città metropolitane per lo sviluppo sostenibile“, un documento che impegna le maggiori città italiane al raggiungimento di obiettivi di tutela ambientale in linea con l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
Si tratta del primo protocollo ambientale di questo genere a livello nazionale. Promosso dalla Città Metropolitana di Bologna in occasione del G7 Ambiente dell’11 e 12 giugno 2017, il documento è stato sottoscritto dai Sindaci di Bologna, Milano, Torino, Firenze, Bari, Roma, Catania, Cagliari, Napoli, Reggio Calabria, Genova e Palermo, alla presenza del Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, del Sindaco di Bologna Virginio Merola e del Presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini. Presente anche il portavoce dell’ASviS (Alleanza per lo Sviluppo Sostenibile) Enrico Giovannini, che è intervenuto in quanto membro del Comitato Scientifico della Carta di Bologna.
Il raggiungimento di questo risultato è stato possibile anche per l’impegno dell’ASviS, che con il Festival dello Sviluppo Sostenibile, ha mobilitato l’intero territorio italiano, a tutti i livelli, per richiamare l’attenzione sugli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’ONU. Proprio il giorno prima della sottoscrizione della Carta di Bologna si è tenuto alla Camera dei deputati l’evento conclusivo del Festival, nel quale è intervenuto anche il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, che ha sottolineato l’importanza delle istituzioni locali per l’implementazione degli SDGs (Sustainable Development Goals).
Il protocollo bolognese individua otto macro obiettivi, da inserire nelle “Agende Metropolitane per lo Sviluppo Sostenibile”:
– riduzione dei rifiuti e riciclo;
– protezione del suolo;
– rigenerazione urbana;
– prevenzione del rischio di disastri generati dai cambiamenti climatici;
– transizione energetica;
– qualità dell’aria e riduzione delle polveri sottili;
– tutela delle acque e del verde urbano;
– mobilità sostenibile.
Relativamente all’Economia Circolare, il documento pone l’obiettivo di raggiungere, entro il 2030, un livello di riciclo al 70%, limitando al 5% il ricorso alla discarica e portando all’80% la raccolta differenziata. Sul fronte della tutela del territorio, l’obiettivo è di ridurre del 20% il consumo netto di suolo al 2020. Per la transizione energetica e la qualità dell’aria, la Carta di Bologna punta alla riduzione delle emissioni del 40% nel 2025 e al 27% di produzione di elettricità da fonti rinnovabili. Il documento è un impegno alla lotta anche contro gli sprechi di acqua, con obiettivi che puntano a disperdere due terzi di acqua in meno rispetto al livello di sprechi attuale. Tra gli altri obiettivi, la Carta individua anche quello di raddoppiare la superficie di verde urbano per abitante e di limitare, entro il 2020, l’uso di auto e moto al 50% degli spostamenti urbani.
L’ISTAT ha individuato un set di 12 domini (Salute, Istruzione e Formazione, Lavoro e Conciliazione dei tempi di vita, Benessere economico, Relazioni sociali, Politica e Istituzioni, Sicurezza, Benessere soggettivo, Paesaggio e Patrimonio culturale, Ambiente, Innovazione, ricerca e creatività, Qualità dei servizi) con più indicatori per dominio e pubblica un set di indicatori del Benessere Equo e Sostenibile nelle 110 Province e Città Metropolitane italiane.
Le tavole di dati dell'ISTAT costituiscono il primo risultato del progetto “Misure del benessere equo e sostenibile dei territori”, avviato per costruire e alimentare regolarmente un sistema di indicatori coerenti e integrati con il framework (struttura) BES, adottato a livello nazionale e utili a soddisfare la domanda di informazione statistica territoriale.
Questo risultato consolida e sviluppa i progetti BES delle Province e UrBes, svolti dall’Istat in collaborazione con l’Unione delle Province italiane (Upi) e con l’Associazione nazionale dei comuni italiani (Anci), e con la partecipazione delle associazioni degli statistici dei Comuni e delle Province (Usci e Cuspi).
Sono stati diffusi 61 indicatori disaggregati, al livello provinciale, distinti per sesso, quando possibile, generalmente calcolati in serie storica e aggiornati allo stesso anno di riferimento degli indicatori del Rapporto BES 2017.
Nell’analisi del Benessere Equo e Sostenibile è importante considerare non soltanto i livelli di benessere e il loro andamento nel tempo ma anche le differenze nella loro distribuzione e l’articolarsi dei profili di benessere.
Come scritto nel sito dell'ISTAT “in questa prospettiva, la dimensione territoriale è una chiave di lettura fondamentale, perché fa emergere con maggiore precisione le aree di vantaggio o di deprivazione relativa. La lettura territoriale del benessere è di grande interesse anche per le politiche locali. Inoltre, in Italia, il livello provinciale coincide con l’ambito amministrativo delle Città Metropolitane, oggetto di una crescente attenzione da parte delle politiche europee e nazionali”.
Il Rapporto BES 2017 ha confermato che il 2015 e il 2016 segnano un miglioramento in molti domini del benessere, anche se permangono differenze territoriali sia nei livelli che nelle dinamiche. Tali differenze si presentano in alcuni casi come veri e propri divari strutturali tra Nord e Mezzogiorno. Per la Provincia di Oristano il Rapporto evidenzia i ritardi rispetto al Nord.
Inoltre, nel sito dell'ISTAT è scritto che “i dati indicano che le disuguaglianze territoriali nei livelli di benessere interessano, pur con varia intensità, tutti i domini e che sono piuttosto persistenti nel tempo, ma allo stesso tempo mettono in evidenza gradienti territoriali più articolati della consueta contrapposizione Nord/Sud. In vari domini emerge la coesistenza, nella stessa Regione o Ripartizione di aree con profili e tendenze del benessere molto diverse, talvolta opposte. Lette nello spazio geografico, le differenze tra territori limitrofi o tra Province della stessa Regione tracciano talvolta confini diversi tra il Centro-nord e il Mezzogiorno”.
Il BES e l’Agenda 2030 possono essere lo strumento adeguato a compiere il percorso dello sviluppo sostenibile, possono offrire un quadro concettuale solido e utile per un progetto politico che voglia migliorare il benessere della vita delle persone, con l'obiettivo di andare oltre il Prodotto Interno Lordo, per misurare il benessere in una cornice più ampia, come diceva Robert Kennedy, un grande democratico, morto assassinato il 6 giugno 1968.
La Sinistra può cercare di declinare la “sostenibilità” dell’Agenda 2030 e la “misurazione statistica” del BES in un progetto politico, capace di dare quella spinta necessaria alla sua rinascita.
Una proposta:
Il Territorio di Oristano, con “Oristano Città Guida”, può scrivere una sua “Carta per uno Sviluppo Equo e Sostenibile”, individuando gli indicatori che intende raggiungere, in coerenza con l'Agenda 2030 e i BES individuati a livello nazionale.
Gtampiero Vargiu
Laureato in Ingegneria elettrotecnica all'Università di Cagliari nel 1980. Sindaco del Comune di Villagrande Strisaili dal 1995 al 2000. Socio della Societ di Ingegneria TEAM SISTEMI ENERGETICISRL, che ha sede operativa a Oristano e opera in tutta la Sardegna. Esperto in efficienza energetica e fonti di energia rinnovabili.