La Giunta Pigliaru volge al termine. Sono stati cinque anni di grandi dibattiti e scontri, alcune riforme importanti, altre controverse. È mia opinione che l’operato del Governatore e della sua squadra sia stato nettamente migliore rispetto a quello del suo predecessore ma, perché molto ambizioso, anche molto contrastato e contestato. Non si può dire, infatti, che Pigliaru e la sua Giunta non abbiano provato a incidere, spesso scontrandosi con resistenze di altre istituzioni locali, troppo spesso anche con i propri pregiudizi.

Come in tutte le vicende umane, alcuni aspetti sono positivi(i chiari), alcuni negativi (gli scuri). A questo schema aggiungerei una valutazione della maggioranza consiliare, che ha inciso negativamente sull’operato della Giunta. In definitiva, comunque, sarà il lettore a tirare le somme per un bilancio complessivo.

I chiari

Dimensionamento scolastico e Iscol@: un progetto per rendere le scuole sarde migliori e al passo con i tempi. Prima si è cercato di stabilire dei criteri che permettessero alle scuole di avere i numeri minimi per evitare le pluriclassi, poi si è portato avanti un piano straordinario per l’edilizia scolastica per finire con il finanziamento per nuovi arredi. Ci sono state decisioni coraggiose e dolorose, soprattutto quelle relative all’accorpamento di alcune scuole e la chiusura di quelle più piccole, ma nel complesso è stata sicuramente una politica importante per l’istruzione in Sardegna e dagli esiti positivi.

Programmazione Territoriale: l’idea che fossero i territori a programmare il proprio fabbisogno e – sulla base dei progetti presentati – si stabilisse l’entità dei finanziamenti con fondi comunitari è l’uovo di Colombo, un’idea semplice ma mai attuata prima. Dalle progettazioni a livello di Unione dei Comuni (o livelli superiori) sono scaturite idee e azioni di grande interesse, anche se il funzionamento complessivo e le tempistiche non sempre sono stati impeccabili. Occorre aggiungere che il territorio dell’oristanese, con alcune belle eccezioni, non ha brillato in questo genere di attività, un po’ per i ritardi dei soggetti interessati, un po’ per l’interesse relativamente ridotto delle autorità regionali al nostro territorio.

La legge urbanistica:nonostante la legge sia naufragata, è stata un’attività che non andrà persa. Sono convinto che a prescindere da chi vincerà le prossime elezioni, la legge urbanistica verrà portata avanti sulla base del testo che per ora è stato archiviato. La mancata approvazione della legge dipende, a mio avviso, da due elementi: la tempistica, troppo in prossimità delle elezioni e la maggioranza consiliare, su cui tornerò nella parte conclusiva di questo post.

Il sostegno al reddito e i centri per l’impiego: a dir poco avanzate le politiche sociali di sostegno al reddito, attraverso l’istituzione del REIS e di Lavoras. Abbinando queste politiche alle nuove modalità operative dei centri per l’impiego, si può dire che la RAS abbia anticipato il reddito di cittadinanza così come si sta configurando con la finanziaria nazionale 2019 del governo gialloverde. Solo che è stato fatto meglio in Sardegna; si consiglia a Di Maio di fare il bravo studente e copiare da chi è più preparato di lui.

Il diritto allo studio universitario: molto si è investito sul diritto allo studio per universitari, garantendo la borsa a tutti gli idonei, in netta controtendenza rispetto al passato . Da una Giunta di professori non ci si poteva attendere di meno

Gli scuri

La riforma degli enti locali: una riforma partita con degli obiettivi precisi, cambiata nel suo percorso deliberativo al fine di accontentare i territori il cui bacino di voti è più ampio, con l’esito della creazione di città metropolitane, quasi città metropolitane e città medie, con il contestuale disprezzo verso i piccoli centri e le zone periferiche dell’isola. Una riforma, peraltro, la cui applicazione è largamente mancata e il cui testo è stato superato dalla fragorosa sconfitta del referendum costituzionale. Un grande buco nell’acqua.

La sanità: Il grande tentativo di riordino del sistema era necessario. Rischia di diventare la proverbiale giusta cura, cui il paziente non è sopravvissuto. La qualità e quantità dei servizi della ASL sono in netto peggioramento, viste le grandi carenze di personale e la retrocessione dei servizi nei territori periferici dell’isola. È inutile utilizzare come riferimento i dati medi nazionali: la Sardegna è un territorio esteso con una popolazione mediamente più anziana delle altre Regioni e con una densità abitativa ridotta. La sanità dovrà costare per forza di più di quanto previsto dai criteri ministeriali, sarebbe stato importante che la Regione Sardegna imponesse questa visione e pretendesse delle deroghe e dei fondi per garantire la qualità dei servizi.

I trasporti aerei: arriva troppo tardi il bando della continuità territoriale. Nel frattempo i voli da e per la Sardegna si sono drasticamente ridotti, soprattutto in termini di quantità di mete disponibili senza scalo. Il mercato estivo appare florido, ma in inverno è difficile abbandonare lo scoglio. Si poteva fare molto di più.

Le zone periferiche depresse demograficamente ed economicamente: la Giunta ha puntato forte su Cagliari e Olbia, ha lasciato al proprio destino le zone meno fortunate. La Sardegna è un’isola composta da 377 comunità, anche la più piccola ha le sue peculiarità e la sua dignità. L’aveva ben capito Soru quanto fu istituito il Fondo Unico Regionale; non l’ha accettato la Giunta Pigliaru, che in più circostanze ha dimostrato di mancare di rispetto alle piccole comunità. Non ha colto, la Giunta, che un tema è emerso in questi anni: il rischio dello spopolamento che minaccia la sopravvivenza di intere comunità. Queste realtà vogliono sopravvivere e per fare ciò chiedono alla Regione una mano, un modello di sviluppo. Troppo spesso la risposta è stata che il processo è inevitabile e l’unico modo di fronteggiarlo è quello di unire gli enti e i presidi territoriali. Se da un certo punto di vista questa risposta è comprensibile, dall’altro non è accettabile che si chiudano scuole, banche, poste e altri uffici, se non i Comuni e gli ospedali, senza avere una prospettiva,tranne quella del lento declino della comunità. In questo la Giunta si è inimicata moltissimi Sindaci e paesi, rovinando il rapporto con il territorio. Se il centro-sinistra dovesse perdere le elezioni nel 2019, una buona dose di responsabilità l’avrebbe la Giunta Pigliaru e soprattutto il Vice Presidente Paci, per l’atteggiamento tenuto nei confronti delle piccole comunità.

La maggioranza consiliare.

Dulcis in fondo, la qualità della maggioranza consiliare.

È chiaro a tutti che il motore della maggioranza è composto dal gruppo del Partito Democratico: un gruppo solo di nome, ma non di fatto. Una serie di individualità che non sono riuscite quasi mai ad agire in maniera organica per dettare una linea. Non a caso Maninchedda è riuscito a ingrossare il gruppo del Partito dei Sardi, anche con operazioni da vero e proprio calciomercato, tanto da farlo diventare il gruppo pivotale della coalizione.

Va detto che il gruppo PD è mancato per la qualità media dei suoi componenti, non eccelsa, ma soprattutto per le condizioni disastrose del partito in Sardegna. Ed è un malanno iniziato il giorno della scelta di Pigliaru come candidato Presidente. Il giorno che è saltato il nome di Francesca Barracciu, il PD è iniziato a morire al suo interno, perché le dinamiche personali sono andate a sostituire quelle politiche. i dirigenti del PD hanno iniziato a vedere gli altri come avversari e i compagni di partito come nemici.

L’azione di governo della Giunta ha subito considerevolmente questa patologia, erodendo consensi supporto da parte di cittadini e gruppi di interesse. Ora il PD sardo, artefice e destinatario di questo lento sgretolamento, è arrivato a un bivio: o cambia tutti i dirigenti e la propria linea o muore e lascia il posto a qualcos’altro. Forse il partito dei Sindaci che tanto ha osteggiato, tanto da creare un movimento che potrebbe sostituirlo nel panorama isolano; forse qualcosa che ancora non esiste, che riunisca i delusi di un centrosinistra abbattuto dalla sua stessa mestizia.

Riccardo Scintu

Ha conseguito nel 2010 il Dottorato di Ricerca in Scienza Politica presso l’Università di Bologna, sede di Forlì. Laureato nel 2006 all’Università di Bologna in Scienze dell’Organizzazione e del Governo. Opera in numerosi enti locali della Sardegna come componente esterno di organismi di valutazione delle performance e come consulente sulle tematiche dell’organizzazione e della gestione delle risorse umane.