di Giampiero Vargiu

La Nuova Sardegna di sabato 3 ottobre scorso,  a pagina 6, ha dato la notizia, in attesa solo di essere inserito in Gazzetta ufficiale, di un Decreto Interministeriale sulla rigenerazione urbana e delle periferie da 853 milioni.

Con riferimento alla Legge di Bilancio 2020, è già stato firmato un documento dalla Ministra alle Infrastrutture Paola De Micheli e controfirmato dai Ministri Roberto  Gualtieri  (Economia) e Dario Franceschini (Beni Culturali), con uno stanziamento dei primi 853 milioni di euro, destinati a un bando rivolto a Regioni, Città metropolitane e loro Comuni capoluogo, Comuni con oltre 60mila abitanti e capoluoghi di Provincia. Ognuno potrà presentare sino a tre progetti entro 120 giorni dalla pubblicazione. Per quanto riguarda la Sardegna, è interessato anche il Comune di Oristano.

Da quanto riportato, il criterio principale dovrebbe essere quello del “bilancio zero nel consumo di nuovo suolo”, ma nella selezione dei progetti sarà data priorità a quelli in grado di attirare anche nuovi investimenti privati.

Il tema della riqualificazione urbana non è nuovo. Negli anni passati, infatti, sono state diverse le leggi che hanno cercato di mettere mano alla riqualificazione delle città, con un focus specifico sulle periferie. Tra queste, ricordo la Legge di stabilità 2016, che ha istituito il “Programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie delle città metropolitane e dei comuni capoluogo di provincia” per la realizzazione di interventi urgenti per la rigenerazione delle aree urbane degradate, l’accrescimento della sicurezza territoriale, il potenziamento della mobilità sostenibile, lo sviluppo di pratiche di inclusione sociale, l’adeguamento delle infrastrutture destinate ai servizi sociali, culturali, educativi e didattici. I progetti finiti in graduatoria sono stati 120, per un onere complessivo di circa 2.061 milioni di euro.

Tale impostazione prendeva spunto dal progetto di “rammendo delle periferie” dell’architetto Renzo Piano. 

Nonostante il pochissimo tempo a disposizione, il Comune di Oristano era riuscito a essere finanziato all’interno dei primi 24 progetti. Renzi, all’Assemblea Anci del 13 ottobre 2016 annunciò che sarebbero stati finanziati tutti i 120 progetti, aggiungendo ai 500 milioni iniziali gli altri 1,6 miliardi necessari con la Legge di Bilancio 2017, attingendo al Fondo di Sviluppo e Coesione destinato alla rimozione degli squilibri economici e sociali per un totale di 2,1 miliardi di euro.

Il Governo Giallo – Verde di Salvini e Di Maio ha bloccato tutto, con grandissimo disappunto degli Enti Locali interessati, ma non se ne è fatto più niente fino alla Legge di Bilancio 2020, approvata dall’attuale maggioranza in Parlamento.

Nel febbraio 2017 sono stati firmati, fra il Premier Gentiloni e i Sindaci delle 24 Città capoluogo, fra le quali Oristano, i Protocolli di Intesa per i Piani di rilancio delle periferie degradate, con lo sblocco dei primi 500 milioni di finanziamento pubblico. La stima prevedeva che ci sarebbero stati 1,1 miliardi di euro di investimenti tra pubblico e privato. È seguito l’iter per l’approvazione dei progetti preliminari, definitivi ed esecutivi.

A Oristano era stato finanziato il progetto “Oristano Est”.

Dopo tre anni la situazione a Oristano può essere sintetizzata in questo modo:

– gli investimenti pubblici sono in notevole ritardo;

– gli investimenti sul fondo Cre.O (Credito Oristano) non sono stati ancora utilizzati.

Come Associazione abbiamo più volte evidenziato i ritardi nella utilizzazione dei Fondi CRE.O., che riguardano contributi a fondo perduto alle attività economiche che si insediano nell’area oggetto degli interventi.

Il progetto Oristano Est ha mobilitato risorse per 34 milioni di euro, di cui 17 di fondi pubblici e 17 di fondi privati.

É incomprensibile il silenzio assordante, che riguarda proprio tutti, sul fondo Cre.O., che è pari a 800mila euro, di cui 400 mila come fondo di garanzia e 400mila per gli investimenti.

È un fondo finanziario, come già scritto più volte da Gianni Pernarella, così articolato:

– 400mila euro destinati a costituire un “fondo rotativo di garanzia” su prestiti bancari, in grado di sviluppare, secondo gli usuali criteri moltiplicativi dei fondi di garanzia (tipicamente dei Consorzi di garanzia fidi come per esempio “Sardafidi”, “Confidi”, “Ascom fidi”), un moltiplicatore sino a 20 volte il fondo: quindi potenzialmente 8 milioni di euro di finanziamenti globali. Una cifra di significativo impatto nell’economia del territorio, perchè riguarda microimprese e professionisti;

– 400mila euro destinati al contributo in c/interessi e, quindi, in grado di consentire anche un abbattimento parziale dell’onere per interessi sui mutui concessi e garantiti dal “fondo di garanzia”. Questo fondo non ha caratteristiche di rotatività e, conseguentemente, va ad esaurimento, salva l’ipotesi di rifinanziamento.

La questione sembra che non interessi nessuno.

Il Bando citato ne La Nuova Sardegna, che riguarda, in particolare, le periferie, è una piccola parte di quanto previsto dall’attuale Governo, perchè dal 2021 al 2034 gli Enti Locali interessati avranno a disposizione 8,5 miliardi di euro, da investire in progetti di rigenerazione urbana. A deciderlo è stata la Manovra 2020 varata dal Governo.

Gli investimenti previsti hanno un duplice obiettivo:

ridurre i fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale;  

– migliorare la qualità del decoro urbano e del tessuto sociale ed ambientale;

– coinvolgere gli attori sociali con grande attenzione per sostenibilità, occupazione e rilancio sotto tutti i profili delle città;

– capacità di programmare e cambiare in maniera sostanziale il volto delle città per trasformare in opportunità la necessità di bellezza insita nella loro vocazione turistica.

Le prime risorse, saranno disponibili solo dal 2021.Gli 8,5 miliardi, infatti, sono stanziati negli anni 2021-2034 e ripartiti nel modo seguente:

– 150 milioni di euro nell’anno 2021;  

– 250 milioni di euro nell’anno 2022;  

– 550 milioni di euro per ciascuno degli anni 2023 e 2024;  

– 700 milioni di euro annui per ciascuno degli anni dal 2025 al 2034. 

Sulla tabella di marcia ci sono evidenti ritardi. Infatti, era previsto che entro il 31 gennaio 2020 doveva essere pubblicato un Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, di concerto con il titolare del MEF (Ministero Economia e Finanza), con cui dovevano essere stabiliti:

– i criteri e le modalità di riparto dei fondi, incluse le modalità di utilizzo dei ribassi d’asta;  

– le modalità di monitoraggio, anche in termini di effettivo utilizzo delle risorse assegnate;

– le modalità di recupero ed eventuale riassegnazione delle somme non utilizzate.

Adesso sembra che le risorse possano essere impegnate.

Il Decreto prevede che i progetti dovranno riguardare le aree periferiche oppure anche quelle che non lo sono, ma che sono, comunque, espressione di disagio abitativo e socioeconomico e non sono dotate di adeguate funzioni urbane.

Nel pezzo citato, il sindaco di Oristano Andrea Lutzu ha ricordato che Oristano sta già portando avanti il progetto Oristano Est presentato dalla Giunta Tendas, che segue la logica di questi nuovi fondi sulle periferie. Si è impegnato a partecipare ai nuovi bandi quando usciranno e si è lamentato del fatto che vengono stanziate nuove risorse ma non viene consentito l’utilizzo dei ribassi nel progetto Oristano Est.

Mi permetto di fare alcune proposte e considerazioni.

Questa che si presenta è una buona occasione per coinvolgere da subito tutti gli attori sociali per la individuazione di progetti di ampio respiro, che diano alta qualità urbana e funzionalità urbane moderne a Oristano, comprendendo in questi progetti le frazioni, favorendo in tutti i modi la partecipazione della Comunità. Bisogna avere come orizzonte le varie annualità dei finanziamenti, partire subito senza aspettare i bandi e pensare in grande, con l’idea di creare delle sinergie anche con eventuali bandi della Regione Sardegna sui prossimi fondi del POR 2021 – 2027.

Deve essere anche un’occasione di crescita sociale, culturale ed economica della nostra Comunità, con il coinvolgimento anche dell’Università, delle professioni e delle Organizzazioni sociali. Un’occasione per migliorare le infrastrutture, per il potenziamento delle aree a verde urbano e la realizzazione di una Comunità Energetica sostenibile.

Tre progetti possono interessare i seguenti ambiti:

– rigenerazione delle frazioni che si affacciano sul Tirso, Silì, Massama, Nuraxinieddu e Donigala, con la creazione di percorsi e spazi che integrino le frazioni stesse nel centro urbano principale, con la valorizzazione del tratto del Tirso a ridosso di esse;

– una piena valorizzazione di Torregrande;

– un circuito che riguardi la realizzazione di una piattaforma digitale pubblica che interessi tutti gli edifici pubblici, scuole, edifici comunali, musei, biblioteche, teatri e altri edifici eventualmente in utilizzo da parte di associazioni di vario tipo, con la realizzazione degli interventi necessari per rendere tali edifici pienamente fruibili ai cittadini di Oristano e non solo.

Contemporaneamente occorre dare un’accelerata decisa alla spendita dei fondi Cre.O e del progetto Oristano Est.