Il bilancio europeo è la cartina di tornasole non solo delle politiche europee, ma anche delle diverse visioni delle singole nazioni verso l’Europa, nonché il terreno per le alleanze fra stati e i rapporti di forza conseguenti.
Seguirne l’evoluzione e la formazione significa anche capire come le numerose rivendicazioni nazionali e regionali vadano impostate e quali chance di riuscita potranno avere.
Procedura
Il percorso di formazione del bilancio è lungo e richiede un voto unanime del Parlamento e del Consiglio europeo. È ovvio pertanto che un bilancio che richiede molto tempo per le necessarie mediazioni fra le posizioni di 27 Stati, una volta approvato, sia quasi impossibile da modificare.
Per poter intervenire con efficacia è necessario avere una precisa visione dell’Europa e trovare le alleanze che tra chi vuole un Europa con più soldi e più ambizioni e quella di chi vuole un’Europa minima e più efficiente. Se invece le posizioni che si assumono sono solo in funzione della polemica politica interna il risultato è l’isolamento e la marginalità.
Per quanto riguarda la Sardegna, è essenziale inoltre capire, poiché sono gli Stati nazionali che trattano a livello europeo, quali sono gli orientamenti delle forze politiche a e del Governo nazionale e quali sono e quanto rientrino in queste scelte le nostre rivendicazioni fondamentali
Per l’insularità, per esempio, è più utile una battaglia perché l’Italia porti questo tema da subito nella trattativa per il bilancio europeo, o mobilitarsi per una proposta di legge costituzionale che, ammesso che venga approvata, lo sarà quando il bilancio europeo sarà già stato approvato?
Entrate
Il bilancio europeo sconta minori entrate a causa della Brexit intorno ai 12-14 MLD di euro
Per il periodo 2021-2027 la Commissione prevede entrate per 1.279 miliardi di euro, corrispondenti all'1,11% del Pil complessivo dei 27, una cifra in aumento rispetto ai 1.087 miliardi dell'attuale quadro di bilancio pluriennale.
Una parte dei soldi mancanti verranno da un aggiustamento del contributo degli Stati membri, che passa dall’1% al 1,114% del reddito nazionale lordo; un’altra parte da aumenti delle entrate proprie.
Non si può non notare che, a fronte delle richieste rivolte verso l’Europa, gli stati nazionali hanno poca disponibilità a rafforzare il bilancio europeo; certamente siamo ben lontani dal bilancio federale statunitense che rappresenta il 23% del Pil degli Usa.
Spese
il bilancio della Commissione prevede più fondi per i migranti, la difesa, la ricerca ed Erasmus, ma anche tagli ai fondi per le politiche agricole e di coesione.
La riduzione elle spese per l’agricoltura e le politiche di coesione non sono una buona notizia per le regioni in ritardo di sviluppo.
C’è il rischio inoltre che si crei un fronte forte, a cominciare dalla Francia, contro i tagli per l’agricoltura, ma che l’opposizione contro i tagli per le politiche di coesione, sia molto più debole.
Ciò significherebbe che la Sardegna dovrebbe difendere la situazione attuale, mentre si aspetta risorse aggiuntive.
In questa situazione, sembrerebbe paradossale ma non lo è, la soluzione migliore per la Sardegna potrebbe essere quella di retrocedere di livello passando da Regione in transizione a regione in ritardo di sviluppo perché questo significherebbe disporre di maggiori fondi strutturali e di utilizzarne una parte per gli investimenti infrastrutturali.
Condizionalità
Una novità interessante è la previsione di un rafforzamento del legame fra il bilancio e lo Stato di diritto. Significa che in mancanza di rispetto dello Stato di diritto, i fondi saranno sospesi. È un riferimento diretto a Polonia e Ungheria, ai tentativi di rendere il potere giudiziario dipendente dal potere esecutivo.
Antonio Ladu
Laureato alla Bocconi di Milano in Lingua e Letterature straniere, è stato assistente di Italiano al Liceo Jeanson de Sailly a Parigi. Sindacalista nella Camera del Lavoro di Oristano e nella Segreteria regionale della Cgil. È stato inoltre presidente del Consorzio Industriale e del Sil-Patto territoriale di Oristano.