In questi ultimi tempi si laemnta sempre più spesso quanto poco la Sardegna utilizza i dondi diretti dell’Unione europea.

Va ricordato, innanzitutto, che i finanziamenti dell’Unione europea possono essere indiretti o diretti. Nei primi rientrano i Fondi strutturali, la cui gestione è responsabilità degli Stati membri. Per tutti i programmi, i singoli Stati designano, infatti, un'autorità di gestione (a livello nazionale, regionale o ad altri livelli).

Poiché i fondi strutturali (Fesr Fse Feasr Feamp) sono programmati e gestiti direttamente dagli Stati e dalle Regioni, l’attenzione politica e sociale dei territori interessati si concentra su di essi.

Ma i finanziamenti diretti non sono meno importanti.

È la Commissione che eroga contributi finanziari diretti, sotto forma di sovvenzioni a sostegno di progetti od organizzazioni che contribuiscono alla realizzazione di un programma o di una politica dell'UE.

Attingere a questi finanziamenti è vitale per la sardegna che, in quanto regione in transizione, ha risorse molto ridotte rispetto a quelle in ritardo di sviluppo.

Non si tratta però di un compito facile.

Possono candidarsi, infatti, imprese o organizzazioni correlate (associazioni di categoria, servizi di sostegno alle offrire un valore aggiunto di tutti i paesi europei.

È evidente che, poiché le imprese di tutti i paesi europei possono partecipare ai bandi, la competizione favorisce i paesi e le imprese più forti, strutturate e organizzate.

I paesi e le regioni più deboli, però non devono né rinunciare, né improvvisare perché la posta in gioco è moltp importante.

Bisogna quindi programmare un intervento a breve, media e lunga scadenza, tenendo presente che per poter partecipare sono necessarie alcune condizioni.

Prima di tutto bisogna disporre di personale professionalizzato che sia in grado di affrontare tutte le fasi della progettazione dall’animazione, alla progettazione vera e propria, alla gestione, al monitoraggio, alla valutazione e alla rendicontazione con in più le competenze linguistiche e tecnologiche necessarie.

Vi sono poi i problemi finanziari iniziali e cioè tutte le spese di ricerca partner, di animazione e di progettazione vera e propria. Chi può affrontarle senza essere sicuro del risultato finale, tenendo conto che inevitabilmente si paga lo scotto dell’inesperienza e di una competizione sempre più agguerrita?

Ma i problemi finanziari non si esauriscono qui, perché bisogna dimostrare di essere in grado di cofinanziare i progetti, in caso di finanziamento.

Un ulteriore problema può derivare dal fatto che un progetto può essere valutato positivamente, ma non finanziato per mancanza di risorse.

Queste poche considerazioni, sicuramente non esaustive, sono sufficienti per porre la domanda: cosa fa la Regione per assistere i partecipanti ai bandi europei?

E, più in generale, qual è la sua strategia in proposito?

Antonio Ladu

Laureato alla Bocconi di Milano in Lingua e Letterature straniere, è stato assistente di Italiano al Liceo Jeanson de Sailly a Parigi. Sindacalista nella Camera del Lavoro di Oristano e nella Segreteria regionale della Cgil. È stato inoltre presidente del Consorzio Industriale e del Sil-Patto territoriale di Oristano.