Il PD, e la sinistra più in generale, è stato penalizzato dagli elettori, uscendo in minoranza dal risultato elettorale del 4 marzo.
Personalmente, ove si tenga conto di quale fosse la situazione dopo la caduta del governo Berlusconi ed il parziale raddrizzamento operato dal governo Monti – duro ma necessario ancorché con alcuni errori di troppo ( vedi “esodati” ), recuperati dai successivi governi – ritengo che i governi Letta, Renzi e Gentiloni abbiano ben lavorato, nelle condizioni date, riportando l’Italia sulla rotta della ripresa e, quindi, sulle generali condizioni del Paese.
Ciò nonostante la maggioranza degli elettori ha ritenuto di dover esprimere una valutazione negativa.
Sono relativamente interessato ad analizzare in questo contesto le proposte della destra e del M5 stelle, usciti vincitori: peraltro sul sito dell’Associazione sono rintracciabili Post in cui sono stati analizzati sia la “Flat tax” e l'”Abolizione della tassa di successione” sia il “Reddito di cittadinanza” nella formulazione M5stelle ). Sono invece molto più interessato ad approfondire dove, a mio avviso,si è parzialmente persa, nel tempo, la “Sinistra”.
Si sostiene che l’odierna realtà sia ormai caratterizzata dall’assenza di ideologie e che in sostanza sono molte sfumate le distinzione tra le ideologie di “destra” e di “sinistra”. Io non credo che corrisponde al reale.
In modo assai sintetico e concentrato – non volendo perdermi nelle analisi di dettaglio che hanno insite il rischio di portarci su strade secondarie – ritengo che il problema cardine della sinistra sia:
° il recupero, parzialmente perso, dell’essere “minoranza” ideologica anche quando sia “Maggioranza Politica”. È infatti cardine della sua essenza l’obbligo ideologico di tutela della “Minoranza Sociale” che pure è, ovunque nel mondo, “Maggioranza Civile”: i salariati, i pensionati, gli incapienti e i disoccupati; cioè la parte che, pur essendo maggioranza è anche la parte più debole della società ( Minoranza Sociale ).
Questo sia chiaro non significa affatto una presunta implicita demonizzazione del “Capitale”, che va tutelato ed opportunamente facilitato, avendo ben presente il circuito che lega Produzione (Capitale) – Occupazione – Consumo e Sviluppo.
Quello che voglio sottolineare è il fatto che la “Sinistra” deve recuperare interamente la sua capacità di svolgere una politica fiscale ed economica che rafforzi a tutto tondo lo Stato Sociale e, come meglio di me ha scritto Massimo Cacciari ( L’Espresso n. 11 dell’11/3/2018 ) “»attui con ogni mezzo politiche a favore della piena occupazione e distributive a favore del lavoro dipendente, avendo come suo fine l’uguaglianza nei diritti e nelle opportunità”.
Poiché nell’attuale scala politica è irrinunciabile la dimensione europea, è altresì necessario battersi tenacemente per la costruzione di una politica, di profilo socialdemocratico, anche a livello europeo, battendo alcuni dei più deleteri aspetti del “neoliberismo” oggi imperanti.
Gianni Pernarella
Laurea in Giurisprudenza conseguita a Pisa e studi post laurea in Economia. Dipendente del Banco di sardegna dal 1973 al 2003. Dopo esperienza pluriennale di filiale, assume nel 1990 ruoli di responsabilità nella struttura centrale “Organizzazione e Sistemi Informativi” dove, in veste di funzionario capo progetto, ha gestito oltre 10 progetti organizzativi e relativi a sistemi informativi. Collaboratore per oltre 6 anni del SIL – PTO di Oristano; ha scritto quattro libri sulla materia del credito e dell'economia provinciale oristanese relativa all'artigianato.