Dalla stampa locale sono venuto a conoscenza che i sindaci dei comuni sede di struttura portuale che lo scorso anno avevano deliberato la richiesta di attivazione della Zona Franca non Interclusa all’interno del proprio territorio, sono stati convocati dalla Presidenza della Giunta Regionale a Villa Devoto,
Ho cercato vanamente riscontro di questa notizia nel sito della Regione ma, stranamente o forse no, non ne ho trovato traccia. Ad ogni modo hanno partecipato alla riunione, i sindaci di Olbia, Santa Giusta, Tortolì, il rappresentante del comune di Porto Torres e il presidente del Cipor Massimiliano Daga.
L’ordine del giorno del nuovo incontro, era quello di fare il punto sull’attivazione delle Zone Franche in Sardegna, dopo l’entrata in vigore, il 1° maggio 2016, del Nuovo Codice Doganale Europeo che non consente più l’attivazione a cura degli Stati Membri di nuove zone franche non intercluse, come invece avevano deliberato i Consigli Comunali dei comuni.
Tutti i presenti all’incontro hanno confermato la volontà di non voler procedere all’istituzione di zone franche doganali intercluse e di essere invece interessati all’attivazione di una Zona Economica speciale, ritenendola lo strumento di incentivazione economica più moderno e più attuale.
Su questa posizione mi sento in dovere di esprimere delle valutazioni negative per ragioni formali e sostanziali.
Dal punto di vista formale, va osservato che i sindaci presenti all’incontro hanno affossato l’art. 12 dello Statuto e il DPR 78/98 senza che vi sia stata una valutazione più ampia della loro semplice opinione.
Dal punto di vista sostanziale si deve tenere presente che la zona franca doganale non impedisce il ricorso ad altri istituti di fiscalità di vantaggio come appunto le zone economiche speciali e la zona franca urbana, tanto è vero che Cagliari si è ben guardata dal rinunciare alla zona franca doganale e dal richiedere gli investimenti necessari per raggiungere questo obiettivo.
va osservato, inoltre, che i sindaci hanno rinunciato ad un diritto statutario senza avere nulla in cambio.
Sulla base di quale fondamento giuridico e politico ritengono, infatti, che in Sardegna possono essere istituite sei zone economiche speciali?
Le Zes sono state istituite con il Decreto Legge del 20/6/2017 n. 91 “Disposizioni urgenti per la crescita economica nel Mezzogiorno”.
Cosa dicono gli articoli 4e 5 del Decreto Legge?
- La Zes, oltre le altre caratteristiche, devono avere almeno un’area portuale collegata alla rete trans europea dei trasporti (TEN-T);
- le proposte per l’istituzione di una Zes possono essere presentate dalle regioni in ritardo di sviluppo e in transizione. Poiché la Sardegna è una regione in transizione, sarà la RAS a presentare le proposte. Non ha senso pertanto la richiesta di alcuni sindaci presenti all’incontro di richiedere, in sede di conversione del Decreto legge, l’inserimento dell’istituzione delle sei Zes perché il Decreto Legge demanda questo compito alle regioni;
- le Zes saranno gestite da un Comitato d’indirizzo composto dal Presidente dell’Autorità portuale che lo presiede, da un rappresentante della regione, da un rappresentante della Presidenza del Consiglio dei Ministri e da un rappresentante del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Non sono previsti compensi per gli amministratori, ne risorse aggiuntive per tutti i compiti amministrativi;
- sono previsti finanziamenti per 25 milioni nel 2018, 25 milioni nel 2019, 150 milioni nel 2020. È importante notare che non vi sono risorse aggiuntive statali, perché il Decreto prevede che il finanziamento della Zes avvenga attraverso la corrispondente riduzione del Fondo di Sviluppo e Coesione destinato alle regioni che propongono l’istituzione delle Zes.
Qualcuno potrebbe pensare che avanzo queste osservazioni perché sono contrario alla zona franca; è proprio il contrario.
Penso che ai grandi sogni andati in fumo, sia meglio sostituire obiettivi più concreti e raggiungibili.
Antonio Ladu
Laureato alla Bocconi di Milano in Lingua e Letterature straniere, è stato assistente di Italiano alLiceo Jeansono de Sailly a Parigi. Sindacalista nella Camera del Lavoro di Oristano e nella Segreteria regionale della Cgil. È stato inoltre presidente del Consorzio Industriale e del Sil-Patto territoriale di Oristano.