Sono stato sollecitato a scrivere queste mie riflessioni dal pezzo scritto da Gianni Pernarella “Da dove può ripartire il P.D.”

Mi piacerebbe se lo spazio del nostro sito ospitasse, in modo aperto e dialogante, una discussione franca sulle problematiche sociali, culturali, economiche, ma anche politiche, di tutti quelli che credono che le nostre Comunità possano trarre vantaggi dalla discussione aperta, con il confronto delle diverse visioni, lontano dalle urla, dalla rabbia e dagli insulti che circolano in molti “Social Media”.

La rabbia è un aspetto delle nostre relazioni sociali, che è fine a se stessa se non trova il modo di diventare energia propositiva e contributo fattivo nella direzione di individuare soluzioni per i problemi sul campo.

Il risultato elettorale del 4 marzo scorso si è palesato in un contesto che provo a riassumere come di seguito:

  1. le forze di Sinistra perdono ovunque nelle democrazie occidentali da qualche decennio a questa parte, perlomeno da quando è iniziata la globalizzazione. I relativi successi di Bernard Sanders alle primarie del Partito Democratico nelle elezioni del 2016, di Jeremy Bernard Corbyn nelle ultime elezioni britanniche e di Jean-Luc Mélenchon nelle elezioni presidenziali francesi del 2017 non fanno intravedere un consenso maggioritario verso le proposte della Sinistra da parte degli elettori. La Sinistra di Liberi e Uguali ha subito in Italia una sconfitta ancora più netta del Partito Democratico;
  2. il Partito Democratico esce da varie esperienze di “Governo Responsabile del Presidente”, prima con Monti, poi con Letta, con Renzi e, in ultimo, con Gentiloni. Il Centrodestra, quando lo ha ritenuto opportuno, pur avendo contribuito a far nascere quelle maggioranze, si è sempre sfilato, dopo aver contribuito alla formulazione di varie riforme, come quella sulla Costituzione e sulla Legge Elettorale. Il Movimento Cinque Stelle non ha voluto farsi carico delle proprie responsabilità di governo e unirsi al Partito Democratico, quando nel 2013 Bersani chiese di valutare una sua partecipazione al Governo. Anche queste scelte responsabili hanno fatto diventare il Partito Democratico l'establishment da spazzare via, perchè responsabile di tutti i mali dell'Italia. Certo, per esempio, le vicende delle Banche, per come sono state, in certe situazioni, affrontate, hanno fornito argomenti imbattibili in questo senso. I conflitti d'interesse con le Banche sono un problema anche nella nostra Sardegna;
  3. l'attuale Legge Elettorale nelle Commissioni parlamentari è stata votata dal Movimento Cinque Stelle, da Forza Italia, dalla Lega e dal PD. Nelle votazioni nelle Camere il Movimento Cinque Stelle si è sfilato, sembra, ritenendo che fosse per loro una legge svantaggiosa. Oggi i Cinque Stelle con una legge maggioritaria a doppio turno, che era quella proposta dal PD, sarebbero già in grado di proporre al Presidente Mattarella il Governo, con il quale chiedere la fiducia alle Camere;
  4. è in atto da anni un attacco alla Costituzione sull'aspetto che maggiormente la connota dal punto di vista democratico: la Democrazia Rappresentativa. Anche una parte della Intellighenzia italiana sembra restare muta davanti a questo attacco, dopo essersi schierata per il no al Referendum del 4 dicembre 2016, vedendo in quella proposta referendaria di modifica della Costituzione un attacco alla democrazia, perchè si chiedeva ai cittadini di pronunciarsi con un si o un no al quesito “Approvate voi il testo della legge costituzionale concernente 'Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del titolo V della Parte II della Costituzione' approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016?” Oggi sembra raccogliere molto consenso un approccio verso la “Democrazia Diretta”, anche se si è dimostrata un flop: Di Maio è “candidato Premier” con 490 clic e nessuno può verificare la trasparenza delle scelte fatte sulla piattaforma Rousseau, che è proprietà di un privato.

Come sostiene Pierluigi Mantini, “Il Movimento 5 Stelle, primo partito tra gli italiani, ha a lungo negato di essere qualcosa di diverso “dalla gente”, identificandosi anzi con essa. Come potrebbe un tale Movimento essere al “servizio della gente” se è esso stesso “gente”? Democrazia rappresentativa o partito unico?

Nella Costituzione non c'è la parola “gente”, che non è citata neppure una volta, ma le parole “popolo”, ” persona”, “cittadino”. La prima per ribadire il principio democratico, la seconda per affermare l’idea centrale dell’individuo nella pienezza delle sue relazioni e libertà sociali, culturali, religiose, la terza per riconoscere i diritti e i doveri di partecipazione alla società.”

Dice Pierluigi Mantini che “Vi è la necessità di fare un buon uso della parola gente in questo momento di confusione, affinché “tutte le genti”, in una società frammentata e disunita come quella italiana, possano contribuire al “bene comune”, nel rispetto della funzione ordinatrice della politica. È questa, ora, la priorità dell’Italia, che non può smarrirsi tra la gente”;

5. È in atto un attacco senza esclusione di colpi ai partiti, per i quali la Costituzione, con l'articolo 49, recita “tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. Nessuno mette in discussione i limiti e le contraddizioni attuali dei partiti, ma questo non significa che debbano scomparire. Oggi, quello Democratico è l'unico che davanti usa la parola Partito;

6. la Costituzione, con gli articoli 67 e 68, recita che “ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato” e, ancora, “i membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell'esercizio delle loro funzioni ….”. Chi ha ottenuto un forte successo elettorale, Cinque Stelle e Lega, vogliono mettere in discussione questo principio, imponendo il vincolo di mandato, imponendo il silenzio, in assenza di pronunciamento del capo;

  1. prevale il sentimento di ribellione verso l'Unione Europea, che ha garantito settanta anni di pace, si vuole uscire dall'euro;

8. Il Nord, dove la disoccupazione in questi anni è scesa, in certe Regioni al 3% e in altre al 6%, vota Lega e il Sud, dove la disoccupazione, pur avendo avuto un leggero calo, in certe Regioni è sopra il 20%, vota Cinque Stelle;

9. la paura è oggi il sentimento prevalente nelle Democrazie occidentali. Paura del “diverso”, paura del futuro, paura della globalizzazione, paura delle nuove tecnologie, dell'intelligenza artificiale, che può portare ad un'ulteriore diminuzione delle possibilità di lavoro. La Politica deve strumentalizzare queste paure o mettersi a fianco di chi prova questi sentimenti, empatizzare con loro e provare a trovare delle soluzioni?

10. come dice Roberto Saviano ” Il Sud abbandonato ha scelto di abbracciare i partiti della rabbia”;

11. nella società di oggi, ad alta complessità, c'è chi pensa di risolvere i problemi semplificando, strumentalizzando o rimandando la soluzione dei problemi, senza alcun approccio sistemico e rigoroso;

12. Come dice Tommaso Nannicini ” perdere le elezioni quando hai fatto cose buone per il tuo Paese non è un’attenuante, ma un’aggravante. Vuol dire aver fallito sul terreno della politica. Non c’è stato solo un problema di comunicazione. C’è stato un problema politico.

Ancora Nannicini, che è il responsabile economico del PD, dice che “Abbiamo fatto fatica a ricondurre le nostre scelte di governo (o le nostre proposte elettorali) dentro a quella che la psicologia politica chiama “costituzione emotiva”: quell’insieme di valori, principi e macro obiettivi che – da una parte – plasmano l’identità di un partito e – dall’altra – servono da interpretatori di senso per capire le politiche che quel partito sta portando avanti. Troppe scelte che abbiamo fatto faticavano a stare dentro alla stessa costituzione emotiva: la lotta all’evasione con l’innalzamento del limite sul contante, il reddito di inclusione con l’abolizione delle tasse sulla casa per tutti, il Jobs act con la liberalizzazione dei contratti a termine, e così via. Sia chiaro: quelle scelte di policy avevano delle motivazioni (più o meno valide) nel breve periodo, ma nonostante questo faticavano a convivere dentro alla stessa costituzione emotiva. Finendo per non far capire agli elettori per che cosa si stesse battendo il Pd, al di là delle scelte di governo e dell’operato (più o meno efficace) dei propri ministri.”

Sono convinto che, nello scenario descritto, il Partito Democratico deve andare all'opposizione, come succede nelle stesse situazioni in tutte le Democrazie occidentali, fare un'opposizione responsabile e rigenerarsi per ricandidarsi alle prossime occasioni elettorali, facendo tesoro delle esperienze passate, per non commettere gli stessi errori.

La tentazione di fare il processo alla classe dirigente e al leader è quanto di più semplice ci possa essere, quello che serve è un progetto di Società, adeguato ai nostri tempi e alla complessità dei problemi che ci sono davanti, consci che non si possono affrontare con successo le nuove sfide con gli strumenti del XX secolo, soprattutto se da tale processo vengono escluse le nuove generazioni. Un progetto e un Partito che rispetti in pieno i dettami della nostra Costituzione, in base alla quale i Partiti sono il luogo, nel quale i cittadini si incontrano per decidere del proprio futuro.

Nella situazione di grande difficoltà di oggi può essere d'aiuto la frase di Stephen Hawking “Il più grande nemico della conoscenza non è l’ignoranza, è l’illusione della conoscenza”. Occorre partire dalla consapevolezza che certezze non ce ne sono, con umiltà va elaborato un progetto, del quale mi piacerebbe scrivere in maniera approfondita in altri pezzi, di seguito a questo e con molte interlocuzioni con chi la pensa diversamente e che può ruotare intorno a due valori:

a. l'equità, che tra le categorie di valori che concorrono a definirla deve avere la eliminazione delle disuguaglianze;

b. la sicurezza, che è una categoria culturale, sociale ed economica ben più complessa della sola sicurezza come intesa dalla Lega.

Democrazia Rappresentativa o Diretta? Io sono decisamente e convintamente per la Democrazia Rappresentativa, così come definita nella nostra Costituzione.

Giampiero Vargiu

Laureato in Ingegneria elettrotecnica all'Università di Cagliari nel 1980. Sindaco del Comune di Villagrande Strisaili dal 1995 al 2000. Socio della Societ di Ingegneria TEAM SISTEMI ENERGETICI SRL, che ha sede operativa a Oristano e opera in tutta la Sardegna. Esperto in efficienza energetica e fonti di energia rinnovabili.