di Elisa Dettori
Dopo circa ottanta giorni dalle elezioni, si insedia il nuovo Governo e scatta subito la prima polemica sull’esiguo numero di donne nominate tra i ministri, solo cinque.
Si parla quindi nuovamente di “quote rosa” e parità di genere. Il fatto che il tema sia ancora oggetto di discussione rappresenta, a mio avviso, un fallimento. Ma non per i motivi che, da una donna, ci si aspetterebbe. Tutt’altro.
Per quel che mi riguarda, innanzitutto non mi considero facente parte di una categoria da proteggere ma di una comunità che deve rafforzarsi sul campo delle abilità. Non credo sia corretto strumentalizzare l’appartenenza di genere per nascondere quelle che a volte paiono, in realtà, più delle personali mancanze che dei limiti imposti da altri.
Nella vita sono diversi i fattori che incidono sul percorso di realizzazione personale di ciascuno: volontà, capacità, competenza, carisma, fortuna anche. E sono gli stessi, sia per le donne che per gli uomini.
Gli ostacoli che dobbiamo affrontare, sono legati alla percezione che abbiamo di noi stesse, all’incapacità che spesso mostriamo nel gestire le nostre paure, le nostre insicurezze e nel metterci in gioco. Per quanto riguarda la politica, in modo particolare, prima di chiedermi quanto un uomo possa influire negativamente su un percorso di affermazione femminile, mi guardo intorno e mi chiedo perché vedo sezioni di partito con una presenza di donne pari quasi a zero. Indaghiamo sui motivi più profondi che ci portano a non essere incluse nei processi decisionali: ci viene impedito di partecipare o in fondo, semplicemente, non vogliamo farlo e non ci impegniamo nel modo adeguato per conquistare i nostri spazi?
Alcuni anni fa, una donna che ricopriva un ruolo importante, in difesa delle quote rosa mi disse: “ma perché in politica deve esserci spazio per uomini incapaci e non per donne altrettanto incapaci? Perché a un uomo è concesso essere stupido e a una donna no?”. Le risposi che trovavo le sue parole umilianti, del tutto inadatte e incapaci di dare il giusto slancio alla causa che intendeva sostenere, almeno agli occhi di quelle donne dotate di cultura, capacità e buonsenso e mi allontanai, inorridita. È forse questa la nuova frontiera dell’odierno pseudo-femminismo? Non ho mai apprezzato il gioco al ribasso. Il fatto che esistano degli uomini incapaci, non autorizza a premiare donne altrettanto incapaci.
Fare politica richiede un’importante assunzione di responsabilità verso i cittadini e deve essere, più di altri forse, terreno di espressione di capacità. Quando queste esistono e sono reali, le donne sono apprezzate da entrambi i generi e riescono a farsi valere in qualsiasi ambito.
Il resto mi pare solo una scusa per piangersi addosso o per giustificare scorciatoie, in una corsa al disimpegno.
Andiamo oltre la povertà culturale e intellettuale di chi oggi pensa che le donne siano tutte uguali, in grado di attribuire solo agli uomini i propri fallimenti e incapaci di lottare per la propria affermazione individuale in modo onesto. Non è così per tutte.
Il glass ceiling è già stato infranto da grandi donne che hanno fatto la Storia e che contribuiscono, ancora oggi, a scriverla, senza sconti ma con tenacia, intelligenza e saper fare.
Loro devono essere da esempio per le nuove generazioni, non quelle che trovano collocazione, spesso senza arte né parte, approfittando dell’imposizione di una quota che le rappresenti. Se non riusciremo a capire questo, sarà difficile liberarci dai pregiudizi, dalle discriminazioni e dal boycottage che il più delle volte, lo sappiamo bene, nasce proprio tra femmine e non in una sana lotta approntata nel tentativo di alzare l’asticella sul piano di un confronto ricco di contenuti, ma ricadendo su quello della misera e becera invidia e dell’attacco personale.
Il problema reale, non quello che preferiamo raccontarci, deve essere affrontato alla radice, nelle famiglie, nelle scuole. Fin da piccole le donne devono imparare ad avere coscienza di sé e a strutturarsi per farsi valere nella vita, con lo studio, la preparazione, l’impegno e la competenza.
So già che molte non apprezzeranno le mie parole ma, è certo, so anche di avvicinarmi orgogliosamente più io a un modello femminista, rispetto a coloro che si piangono addosso, avanzando pretese di genere e implorando l’aiutino di leggi e di una percentuale che sa più di riserva protetta che di autoderminazione, indipendenza e libertà.
Elisa Dettori