L'Italia è la patria della doppia morale, nella quale si condannano i comportamenti altrui non sulla base di una valutazione il più possibile oggettiva ma ritenendo disonesti, di volta in volta, fatti e persone solo sulla base di giudizi assolutamente relativi, condizionati da criteri di simpatia, antipatia o, peggio ancora, di opportunismo.
Chi è sopraffatto dalla doppia morale, non identifica in modo equilibrato degli atteggiamenti che possono ledere un individuo o la società tutta, poiché tende a vestire di mero perbenismo una condotta che reputa sleale, solo in base alla propria convenienza.
Ma la morale non è un elastico che si restringe e si allarga all’occorrenza. Non la si può modellare su se stessi e sugli altri in modo differente, con quella strana tendenza a pontificare su vizi ed errori altrui, senza nemmeno provare a interrogarsi sui propri.
Il Movimento 5 Stelle, che si è affermato grazie alla promessa di sovvertire il sistema attraverso un comportamento onesto e irreprensibile, ha aperto una caccia al “cattivo politico” che avrebbe dovuto portare alla sua rimozione e a una gestione della cosa pubblica più giusta.
Invece, in queste giornate convulse, chi ha basato la propria campagna elettorale sulla legittima pretesa di un retto agire da parte di chi rappresenta le nostre Istituzioni, una volta conquistata la leadership – seppure a metà – si è rivelato incoerente e si sta uniformando a comportamenti quantomeno dubbi degli alleati, peraltro sostenendone i più beceri, anche quando l’umana comprensione davvero non lo consentirebbe.
In pochi riescono a comprendere davvero, fino in fondo, quanto certe scelte possano confondere e fare del male a dei cittadini che non riescono più a distinguere il vero dal falso, ciò che è giusto da ciò che non lo è e che si lasciano trascinare dalla fede cieca in un partito che li porta a sostenere tutto e il suo contrario, senza riuscire a percepirne le reali motivazioni.
Vorrei che si predicasse meno una sorta di “purezza della razza” dei nuovi politici, il progetto è evidentemente fallito. Vorrei che non si usassero i migranti come arma di distrazione di massa. Vorrei che il Governo si assumesse, finalmente, la responsabilità di fare delle proposte concrete nell’interesse di tutti e le attuasse. Vorrei fermare la piena di un fiume d’odio che, però, ha ormai rotto gli argini. Vorrei assistere allo sviluppo di un rapporto sano tra politica e morale, in direzione di un maggiore rispetto dell’etica.
Vorrei più onestà intellettuale. Perché se è vero che, per ognuno, la conoscenza è filtrata dai pregiudizi e dalle esperienze personali, credo si possa, qualche volta, dare almeno il giusto valore all’evidenza delle intenzioni e delle azioni compiute da noi e dagli altri, imparando a gestirle, per garantire agli italiani una convivenza più sicura e serena, in un periodo di innegabile tensione sociale che deve essere allentata.
Elisa Dettori