Vorrei scoprire ove le aquile trovano riposo,
Ove scacciano i pensieri e si posano serene.
Io son come voi, alto è il mio volo,
E ardite son le discese tra Terra e Mare,
Nel regno di mio padre, Mariano d’Arborea.
Nel mio destino tempesta e maestrale,
Poche gioie e tanti affanni:
Un padre morto per la peste,
Un marito sette anni prigioniero,
Una guerra senza fine,
Infine la peste pose fine alla mia vita.
Ogni conquista e ogni sconfitta
Son solo tappe del nostro vivere,
Scrissi una Carta a favore del mio popolo,
Perché ogni uomo avesse giustizia
E fosse bandito l’odiato sopruso
Del privilegio feudale.
Nel cuore conservai i sorrisi della mia vita,
Nascondendo i dolori e le delusioni,
Per dar conforto ai miei sudditi
Ed essere un regina amata.
Esile nell’aspetto ma tenace e combattiva,
Fui amazzone e letterata, guerriera indomita e madre adorata.
“Prenderò anche te, anche tu sarai una mia preda”
“A fame, a peste, a bello
Libera nos, Domine!”
La nera signora bussò alla mia porta
Che ancora non ero pronta
Strappandomi al regno che amavo.
Ora guardo da quassù
Il destino del mio popolo
Tremando di ansietà.
La mia vita è stata intensa,
Consacrata a mantener la libertà.
Tanti ricordano ancora ciò che ho fatto
Per il bene della mia Terra,
E a ripensarci ogni giorno, ogni affanno
L’ho dedicato a te, Sardegna del mio cuore.
(Giorgio Luciano Pani)
Giorgio Luciano Pani esprime la sua passione per la scrittura affrontando i temi legati all’essenza della natura umana. L’uomo è visto nelle sue peculiarità creative, operose, spirituali.
Uguale interesse lo spinge ad affrontare i temi della Storia, della cultura e delle tradizioni della Sardegna.