Tra pochi mesi si voterà per il rinnovo del Consiglio Regionale della Sardegna. All’interno dei vari partiti – nazionali e regionali – sono state già avviate una serie di riflessioni, con l’intento di studiare una strategia che possa rivelarsi utile al fine di arginare il potere dei rivali in ascesa. Questa fase durerà, però, troppo poco perché possa essere davvero incisiva. In breve tempo sconfitte, mea culpa e buoni propositi, cadranno nel dimenticatoio, perché tutti saranno impegnati in un'interna e intensa “campagna coloniale”, per spartirsi poltrone e zone di influenza.

Arriverà il momento della presentazione delle liste e noterete subito che vi saranno inclusi dei candidati che si presentano da decenni, perché mica possono disperdere il proprio tesoretto di voti, di cui si vantano con i colleghi, rievocando giochi infantili poco edificanti. L'ego non lo consente. Che importa se poi si dovrebbe parlare anche di capacità e concretezza, la cartella della raccolta punti è la cosa principale da esibire, determina i rapporti di forza, unico elemento che, spesso, interessa. Non la testa ma i muscoli, insomma, un po' come accade tra adolescenti.

Il risultato delle elezioni rispecchierà, presumibilmente, quello delle nazionali a dimostrazione del fatto che non si è capito nulla.

Vorrei dire ai “matusa” della politica che, forse, è giunta l'ora di passare nelle retrovie e di dare spazio ad altri. Nessuno caccia nessuno, sia chiaro, i politici di lungo corso hanno il diritto e il dovere di guidare il ricambio generazionale, consegnando ai posteri il proprio know-how, aiutandoli a crescere e a lavorare bene, affinché non replichino gli errori del passato.

La politica è un gioco di squadra, un impegno che deve essere consentito a tutti, a ogni livello, per il bene delle proprie comunità e del proprio Paese. Non deve rimanere strumento ad appannaggio di pochi. Basta.

Le campagne elettorali basate più sui santini che sui programmi, più su un individuo trainante che sui contenuti, non funzionano più.

Il restare nelle segrete stanze, senza coinvolgere i territori nei processi decisionali e nelle scelte che li riguardano, simulando impegno e interesse solo nel periodo pre-elettorale, non funziona più.

Credere, aprioristicamente, che un partito sia migliore degli altri, nella convinzione che questo sia un assioma inconfutabile in grado di bastare a se stesso, senza doversi assumere l'onere di dimostrare ai cittadini che si lavora per il loro bene, non funziona più.

Pensare di poter fare a meno di moderne e sensate tecniche di marketing politico ed elettorale, negando un'evidente difficoltà di comunicazione e interazione con l'elettore, nella convinzione che nel 2018 basti ancora liquidarlo con un semplice “vota questo, lo conosco”, senza la possibilità di un confronto, si è rivelato oltremodo fallimentare. Oggi chi vota vuole sapere più cosa fai che chi sei. Le baronie si stanno estinguendo, le “famiglie elettorali” non esistono più.

Credo che nei diversi partiti ci siano nuove forze in grado di conferirgli dignità e slancio. Ascoltatele e date loro il dovuto spazio.

La società è cambiata. Le sue esigenze sono cambiate. Si impone la necessità del supporto di nuove teste, che siano slegate dalle vecchie logiche e dinamiche di partito, una volta per tutte. È necessario prestare sincero e attento ascolto alle problematiche quotidiane di chi non riesce più a immaginare il proprio futuro. È un obbligo farsi carico delle sue istanze. Ma realmente, non per finta, magari a un mese dal voto.

L’inveterata abitudine del collocamento lavorativo, anche last minute in prossimità dell’apertura dei seggi, è un insulto, non un favore. Non è una soluzione studiata e pianificata per rilanciare l'economia e per migliorare la qualità della vita nel territorio regionale, è solo una toppa che non resiste al primo lavaggio. Ed è anche in grado di ritorcersi contro le migliori intenzioni, se mai ci fossero.

Si può ancora ricostruire. E, proprio ripartendo dalle elezioni regionali, possiamo provare a dare un segnale importante, contro un governo nazionale che sta mostrando tutta la propria inettitudine e, a tratti, pericolosità. Ma in fretta e con metodo. Il tempo sta per scadere e chi ha ancora il coraggio e la forza per lottare, sta cedendo. I risultati elettorali più recenti lo dimostrano chiaramente.

Solo una critica aspra e sincera, capace di affrontare la realtà, può condurre a un'adeguata riorganizzazione dei partiti che deve essere avviata da ciò che realmente li sorregge, dalla loro vera ossatura: la base.

Elisa Dettori