di Giampiero Vargiu
Tutti gli indicatori fanno pensare che abbiamo, grazie ai vaccini e al rispetto delle regole da parte delle cittadine e dei cittadini, intrapreso la strada che dovrebbe portarci a creare i presupposti per superare questa crisi dovuta al Covid 19. È, quindi, tempo di pensare al futuro. È tempo di decidere quale sarà il nostro e, in particolare, il futuro delle giovani donne e dei giovani uomini.
Mi è già capitato di scrivere che un progetto convincente per il futuro dell’umanità è bene sintetizzato nelle due metafore di Kate Raworth “Progettare per redistribuire” e “Creare per rigenerare”.
Oggi siamo ancora di fronte al dilemma su quali siano le reali caratteristiche dell’”animale umano”. Siamo più propensi al “Socialismo partecipativo”, di cui scrive Piketty o ci lasciamo più facilmente guidare dal neoliberismo esasperato del libero mercato?
Al riguardo, ricordo le domande principali che si pone e ci pone Bauman nel suo Saggio “Retrotopia”: “siamo in presenza oggi di un ritorno a quanto scritto nel Leviatano di Hobbes? un ritorno alle tribù? un ritorno alla disuguaglianza?” Hobbes teorizzava che la crudeltà è innata negli esseri umani (“Homo homini lupus”), per cui, per far sì che l’uomo non abbia una vita misera, ostile, animalesca e breve, serve la presenza del personaggio biblico del Leviatano, capace di impersonare contemporaneamente il potere temporale e quello religioso. Hobbes tentò di abolire, non casualmente, ma senza riuscirci, dal linguaggio politico l’uso metaforico delle parole.
Oggi, il neoliberismo inietta anche la violenza nella politica e la paura nelle nostre vite, il “potere” si rivela sempre più incapace di dimostrare che la linea divisoria che traccia tra violenza legittima e illegittima è davvero attendibile, vincolante, insuperabile.
Come scrive il neuroscienziato Giacomo Rizzolati nel suo Saggio “In te mi specchio – per una scienza dell’empatia”, non aveva ragione Hobbes e l’uomo è un animale empatico, è in grado di immedesimarsi negli stati d’animo degli altri, è un animale sociale. La visione del mondo che vogliono imporre alcuni è, quindi, artefatta, è un progetto di potere, ma che, per adesso, in larga parte del mondo, per alcuni, sembrerebbe vincente.
Del nostro futuro ne hanno discusso in maniera interessante alla puntata di ieri dal titolo “L’Italia di Draghi: Destra o Sinistra?” di Otto e Mezzo, il programma di approfondimento quotidiano condotto da Lilli Gruber.
In questa ultima puntata, l’economista Thomas Piketty, presente al Festival dell’Economia di Trento 2021, ha ribadito quanto già sostenuto nei suoi Saggi “IL CAPITALE nel XXI secolo”, “DISUGUAGLIANZE” e l’ultimo “CAPITALE E IDEOLOGIA”.
Con IL CAPITALE nel XXI secolo, Piketty mostra come la moderna crescita economica e la diffusione del sapere ci abbiano permesso di evitare le disuguaglianze su scala apocalittica profetizzate da Marx, senza che, però, siano state modificate le strutture profonde del capitale e delle disuguaglianze, come, peraltro, si poteva ritenere negli ottimistici decenni del boom economico del secondo dopoguerra. In particolare, in questo Saggio, l’economista francese pone la necessità di un’adeguata formazione per tutti e di interventi di redistribuzione delle risorse, come motori principali per eliminare le disuguaglianze.
Questi concetti sono ripresi anche negli altri due Saggi.
In DISUGUAGLIANZE, Piketty mette in evidenza che la disuguaglianza è conseguenza della concentrazione del capitale in poche mani, per cui una riforma fiscale adeguata e la redistribuzione del capitale potrebbero mettervi fine. Inoltre, l’aumento delle spese per l’istruzione può ridurre in modo decisivo la disuguaglianza delle opportunità.
Il Saggio CAPITALE E IDEOLOGIA, fondato sull’analisi di dati comparativi di inedita ampiezza, traccia il percorso dei regimi basati sulla disuguaglianza e ne immagina il futuro in una prospettiva economica, sociale, intellettuale e politica, partendo dalle antiche società schiavistiche fino alla modernità ipercapitalista, passando per le esperienze comuniste e socialdemocratiche e per il racconto del modello delle disuguaglianze, che si è imposto negli anni ottanta e novanta. Piketty dimostra come l’elemento decisivo per il progresso umano e lo sviluppo economico sia la lotta per l’uguaglianza e l’educazione, ridiscutendo il mito della proprietà a tutti i costi. Ispirati dalle lezioni della storia, possiamo affrontare il fatalismo che ha nutrito le derive identitarie in Europa e nel resto del mondo e immaginare un nuovo orizzonte partecipativo per il XXI secolo, basato sull’uguaglianza, la proprietà sociale, l’educazione e la condivisione dei saperi e dei poteri. Nel Saggio, che può essere considerato il seguito de “Il capitale nel XXI secolo”, Piketty lancia la sfida di un nuovo modello economico e culturale.
Della puntata di Otto e Mezzo, che ha visto anche la partecipazione dell’economista Veronica De Romanis e del Direttore del quotidiano “Domani” Stefano Feltri, segnalo, perché le ritengo interessanti, alcune proposte, che potrebbero andare nella direzione, se adeguatamente concretizzate, auspicata da Piketty:
- far diventare strutturali il Next Generation EU e il fondo SURE per la cassa integrazione;
- un bilancio europeo votato a maggioranza;
- la tassazione dei grandi patrimoni e delle successioni oltre certi valori e una riforma fiscale che consenta una maggiore giustizia sociale.
Oltre a queste proposte, condivise dai tre ospiti, Piketty ha evidenziato di ritenere che oggi il mondo si sta spostando a sinistra. Sta succedendo negli Stati Uniti d’America e ci sono le condizioni perché possa succedere alle prossime elezioni in Francia e in Germania.
La Gruber, infine, chiede a Piketty un suggerimento per il Presidente del Consiglio: “Un consiglio a Draghi che dovrebbe ascoltare subito?” La risposta dell’economista è stata: “L’Italia ha bisogno di una tassa di successione, per redistribuire la ricchezza a favore dei giovani, che non hanno accesso ai beni e non hanno possibilità di creare nuove imprese. In questo modo il paese sarebbe più dinamico e riuscirebbe a riprendersi molto bene dalla pandemia evitando i sussidi per i giovani”.