Pubblichiamo le sei “Idee Guida per lo sviluppo di Oristano e del Territorio provinciale” già presentate singolarmente
1- Oristano città guida
Non vi è dubbio che l’Oristanese sia un territorio in ritardo di sviluppo.
Vive ripiegato su sé stesso e non partecipa alle dinamiche del mondo esterno siano esse istituzionali, politiche, economiche, sociali, culturali; è assente, in particolare, dal dibattito sui temi dell’Autonomia, della Specialità, della Riforma delle Autonomie locali.
L’Oristanese pesa poco negli equilibri politici regionali e viene quindi trascurato. Sicuramente non ha ricevuto un flusso di finanziamenti adeguato alle sue esigenze o quantomeno alla ripartizione teorica fra i territori della Sardegna in base alla popolazione.
Il risultato è la marginalità del territorio che si sente trascurato e si abbandona al vittimismo e alla rassegnazione mentre servirebbe una reazione convinta e decisa per affermare la volontà di rivendicare il ruolo che gli spetta nel panorama regionale.
Come procedere?
Il primo presupposto è la creazione di una Identità Territoriale che affermi la specificità dell’Oristanese nella Regione.
Allo stato attuale, purtroppo, il Sinis, il Montiferru, la Planargia, il Guilcer, il Barigadu, la Marmilla, il Terralbese viaggiano ognuno per suo conto e, pertanto, l’Oristanese non è più un’identità comune.
Il secondo presupposto è la definizione di un Progetto di sviluppo organico e condiviso che parta da una corretta analisi della situazione esistente, dalla individuazione di obiettivi precisi e di strumenti adeguati per raggiungerli.
Il terzo presupposto è la messa in piedi di una Vertenza Oristano sostenuta dall’unità delle forze istituzionali, economiche e sociali del territorio.
Ad oggi questi presupposti mancano tutti.
Spetta alla Città capoluogo porsi alla testa di questo processo esercitando fino in fondo il ruolo di Città Guida.
2- Governance e Partecipazione
L’associazione è convinta che il distacco fra le istituzioni e i cittadini, la mancanza di coesione sociale, la sfiducia nella possibilità del cambiamento si superano solamente se la partecipazione è sentita dai cittadini come un diritto dovere e se le istituzioni creano le condizioni perché la partecipazione sia reale e continua.
Non a caso oggi il concetto di governance è utilizzato per designare l'attività concreta di governo più che le istituzioni di governo formali, facendo quindi riferimento alle dinamiche, ai procedimenti effettivi e ai soggetti partecipanti al processo di formazione e attuazione delle politiche pubbliche.
La governance comprende quindi, nella sua attuazione concreta, l'insieme dei soggetti, dei principi, delle regole e delle procedure che riguardano la gestione e il governo di una società.
È necessario porre in essere tutte le misure necessarie a favorire la massima e continua partecipazione alle scelte da parte dei soggetti della Governance e della Partecipazione, individuando correttamente soggetti, modi, mezzi e strumenti.
I soggetti sono molteplici: soggetti pubblici; organizzazioni economiche e sociali; imprese; privati; comitati e associazioni; cittadini.
Uno strumento utile potrebbe essere il Tavolo della concertazione per promuovere la nascita di partenariati attraverso i quali sviluppare piani di azione concreti per la creazione di progetti di sviluppo basati sui bisogni, le risorse e le potenzialità del territorio.
Il/I Tavolo/i della Concertazione ci sono e ci sono stati nella nostra provincia; la novità consisterebbe nel fatto che essi non ci verrebbero richiesti dall’esterno per realizzare progetti specifici, ma nascerebbero per la volontà del territorio che decide autonomamente i progetti, gli strumenti e le risorse alle quali ricorrere.
Anche le Associazioni sono soggetti importanti della Partecipazione. Esse agiscono senza fini di lucro con grandi difficoltà materiali; dotarle di sedi comuni sarebbe importante sia per facilitarle nel loro lavoro, ma anche per costituire reti di collaborazione e di conoscenza.
Alla base della Governance e della Partecipazione vi è l’esigenza di un efficiente sistema informativo da realizzare, in primo luogo, con le tecnologie informatiche.
3– Sviluppo
Il rafforzamento delle imprese esistenti e la creazione di nuove imprese sono gli obiettivi prioritari del processo di sviluppo.
Bisogna quindi affrontare la debolezza strutturale delle nostre imprese, la ridotta dimensione e la frammentazione con la creazione di consorzi, distretti, reti di impresa.
È fondamentale inoltre creare un ambiente favorevole allo sviluppo delle imprese, intervenendo su quelli che la Programmazione 2014-2020 ritiene i fattori decisivi dello sviluppo: il capitale umano, il capitale sociale, le infrastrutture materiali e immateriali, la governance, nella consapevolezza che oggi la competizione è, non solo tra imprese, ma anche fra sistemi territoriali.
Per superare il gap con gli altri territori servono molte risorse.
È necessario quindi cogliere tutte le opportunità a livello europeo, nazionale e regionale. Il nostro territorio lo fa in maniera insufficiente; ricorre ai fondi europei dei Programmi regionali, ma tralascia quasi completamente i Programmi della cooperazione territoriale e i Programmi direttamente gestiti a livello europeo. A livello nazionale è quasi completamente assente dal Fondo Sviluppo e Coesione e infine, al livello regionale ha mosso solo qualche parziale passo per utilizzare le risorse della Programmazione territoriale.
L’Associazione ritiene che possa contribuire a raggiungere questi obiettivi un’Agenzia di sviluppo territoriale che intervenga su tutte le fasi dello sviluppo (sistemi informativi, progettazione, gestione, monitoraggio, rendicontazione, valutazione promozione).
4- Territorio
Tutte le attività umane si svolgono in un territorio che non è solo l’ambiente ma l’ecosistema, le risorse ambientali, storiche e culturali
È nel territorio che avviene la combinazione tra fattori locali e dinamiche globali in grado di generare sviluppo sostenibile e innovazione.
Pensiamo che l’accento vada posto su quattro questioni fondamentali.
La prima è quella che riguarda lo sviluppo e l’organizzazione del territorio attraverso la pianificazione e l’infrastrutturazione. Una corretta pianificazione territoriale e reti infrastrutturali efficienti sono alla base di un processo di sviluppo.
Il passaggio seguente è quello di passare dal concetto di riequilibrio e distribuzione territoriale a quello di protagonismo e competizione territoriale e da quello di sviluppo del territorio al concetto di territorio dello sviluppo che implica un ruolo di protagonisti attivi dei soggetti dello sviluppo.
La terza questione è quella di determinare gli ambiti territoriali di sviluppo.
Se è vero infatti che i sistemi locali sono organismi che vivono e si modificano costantemente organizzandosi attorno a dei progetti, è altrettanto evidente che il capitale umano e sociale si sviluppa nel tempo e che l’organizzazione attorno ad un progetto tende a utilizzare gli stessi ambiti e gli stessi soggetti per ulteriori iniziative.
La soluzione sta nel definire ambiti precisi di riferimento per la programmazione e pianificazione strategica nei quali agiscono gli strumenti operativi dello sviluppo locale e nel fare coincidere questi ambiti con quelli amministrativi e cioè comuni, unioni di comuni, provincie, regioni.
La quarta questione, la più difficile e delicata, è quella di come trovare l’Equilibrio tra sviluppo e sostenibilità.
5– Cultura.
La cultura è “quell'insieme complesso che include il sapere, le credenze, l'arte, la morale, il diritto, il costume, e ogni altra competenza e abitudine acquisita dall'uomo in quanto membro della società”.
Si può quindi dire che il nostro futuro si costruisce mettendo a valore il nostro passato.
La prima fase è la conoscenza del proprio passato senza salti di tempi e di temi.
Un’iniziativa importante in questo senso è la Digiteca che contiene la memoria degli ultimi 10 anni delle risorse digitali del Patto territoriale di Oristano nelle sezioni immagini, testi, video, messe a disposizione di tutti gli interessati.
La seconda fase è la valutazione del proprio passato, eliminando le cose negative e mettendo a valore le cose positive.
L’analisi precisa e condivisa di quello che siamo ci permette di competere con il mondo valorizzando le nostre potenzialità e specificità e superando le nostre criticità.
Ricominciare sempre daccapo affermando che tutto è da buttare significa non solo perdere la memoria del proprio passato, ma anche rinunciare a priori all’esame preciso di cosa è stato fatto, che cosa non ha funzionato e a chi attribuire le responsabilità di quanto non è stato realizzato.
Questo approccio e questi concetti valgono per la comunità, ma anche per i singoli individui. Tanto più le persone acquisiscono sapere attraverso lo studio e l’esperienza, tanto maggiore è la consapevolezza di sé e la possibilità di partecipare alla vita economica, sciale, culturale della propria comunità.
6-Coesione sociale
La globalizzazione, le nuove tecnologie, la crisi rischiano di determinare una sempre maggiore crescita degli esclusi, siano essi territori che persone.
Vi deve perciò essere una grande attenzione ai temi del riequilibrio territoriale e alle politiche per le persone svantaggiate.
L’attenzione a questi temi è in Sardegna e nell’Oristanese è ancora insufficiente. Non si tratta solamente di lamentarsi dell’Europa, dello Stato, della Regione e degli Enti locali, ma di avanzare proposte e iniziative perché la solidarietà sia effettiva e corretta.
Nei confronti dell’Europa va chiesto che il Pil non sia l’unico indicatore della politica di coesione; in base a questo dato la Regione è uscita dall’Obiettivo 1 ed ha oggi minori risorse comunitarie che nel passato.
Allo Stato va chiesto con forza di rimuovere le cause strutturali del ritardo di sviluppo della nostra Regione attraverso il rispetto degli accordi statutari.
Quanto alla Sardegna non esiste una politica di riequilibrio territoriale e le risorse vanno ai territori sulla base di criteri politici.
Le politiche per le persone svantaggiate vedono il concorso di tutti i livelli istituzionali. Il problema maggiore è trovare l’equilibrio tra risorse insufficienti e bisogni crescenti.
È un dovere anche morale razionalizzare gli interventi, eliminare gli sprechi, perseguire l’efficienza e l’efficacia di tutti gli Enti che operano in questo campo.