Scrivo questo post su sollecitazione del Presidente dell’Associazione Giampiero Vargiu, cui ho raccontato che in questi giorni di clausura a causa della minaccia del Covid-19 mi sono trovato più impegnato a lavoro che nel periodo precedente.
Sono uno dei (pochi) fortunati che non hanno smesso di lavorare nonostante la drammatica situazione, ovviamente non nelle stesse modalità di prima, ma attraverso il cosiddetto “lavoro agile”. Lavorare aiuta a non essere sopraffatto dall’inedia e dalle preoccupazioni, per questo motivo mi ritengo un privilegiato in questi giorni difficili per tutti. Certo, con un bambino piccolo sempre in casa in un appartamento le difficoltà non sono poche, ma avere la sicurezza di poter continuare a lavorare e avere la possibilità di pensare ad altro che non sia la gestione della routine quotidiana è una cosa che ritengo positiva.
Sono un dipendente di una società di consulenza che si chiama Dasein (in tedesco “esserci”) e la caratteristica principale del mio lavoro è stata, fino a poche settimane fa, quella di dare consulenza sulle politiche del personale agli enti pubblici locali, attraverso un mio intervento diretto in loco. Per tale ragione, mediamente, percorrevo ogni mese circa 2.500 km per recarmi in 15-20 diverse località, in tutto il territorio regionale della Sardegna.
Con i DPCM legati all’emergenza coronavirus, ma a dire la verità ancora prima della loro emanazione, la direzione della mia azienda, che ha sede in Piemonte, Lombardia, Liguria, Toscana e Sardegna, ha deciso che ciascun dipendente dovesse attivare il lavoro in remoto. Da 2500 km al mese a 0 km al mese in un attimo.
Con un imperativo: esserci comunque!
I primi giorni di lavoro sono stati dedicati allo studio di nuove modalità di lavoro. Per farlo è stato necessario mettere in piedi un sistema di videoconferenze che mettesse in contatto, contemporaneamente, tutti i colleghi in tutte le Regioni in cui operiamo, 25 persone.
Abbiamo sperimentato che è possibile, anche se diverso, esserci stando a casa. Il contatto diretto con le persone è insostituibile, ma oggi si può, spesso con applicativi informatici gratuiti, essere d’aiuto agli enti e alle persone anche a distanza. La vera cosa positiva del continuare a lavorare in questo modo, credo, è continuare a sentirsi utili per gli altri.
Abbiamo infatti tralasciato, almeno temporaneamente, alcune linee di servizio che necessitano del rapporto diretto e nelle prime settimane di clausura ci siamo messi a disposizione degli enti, in primo luogo studiando e successivamente cercando di condividere il sapere attraverso dei servizi di messaggeria istantanea, mail, telefonate e ogni altra modalità che ci saltasse in mente. È capitato che abbiamo fatto indigestione di tecnologia, ma ci stiamo dando una regolata scegliendo le modalità di comunicazione più efficaci e meno problematiche.
Stiamo inoltre studiando per fornire gli stessi servizi di prima con modalità diverse. Una caratteristica della nostra organizzazione è quella di fare formazione in aula, sui diversi temi importanti per gli enti locali: trasparenza amministrativa, anticorruzione, politiche del personale, performance. Ora in aule non si può andare, ma la formazione serve comunque agli enti e noi cerchiamo di continuare a esserci anche su questo.
Avevamo già attivato da qualche anno un servizio di formazione a distanza “on demand“, con delle lezioni video caricate su una piattaforma informatica. Ora stiamo sviluppando la possibilità di fare anche lezioni frontali attraverso lo strumento dei seminari online (webinar).
Proprio qualche giorno fa, ho cercato di stabilire come gestire le riunioni, che normalmente potevano durare anche molte ore in loco, attraverso videoconferenza e in tempi più ristretti. Si cerca di trasformare questa crisi in una opportunità per cambiare in meglio le modalità di lavoro, essendo sempre efficaci come un tempo e (forse) ancora più efficienti. Questo non toglie che non vediamo tutti l’ora di rimetterci in viaggio e incontrare i nostri interlocutori negli enti. Credo che quando sarà possibile li abbracceremo tutti, perché sappiamo quanto è importante il contatto di retto con le persone.
Insomma, la vita prosegue, diversa da prima, ma va avanti. E così dovremo fare tutti. Questa emergenza sta cambiando il mondo e noi erediteremo una società da ricostruire. Anche grazie agli strumenti tecnologici, ma soprattutto cercando di stare con le altre persone, esserci sempre.
Riccardo Scintu