Nell’occhio del ciclone come termine di paragone;
l’attesa del giudizio che attesta la follia dell’agonia;
suono sordo del riflesso a righe orizzontali, quelle speciali;
morbidamente impacciata scopro un capitolo nascosto dal punto e virgola.
Sguazzo dentro pozzo profondo, luminoso, fresco, argentato dalla luce di Malaluna;
brilla e brillo,
brivido gelato d’ossessivi pensieri leggeri al tatto;
ratto d’amor complesso: avvicinati adesso o resta lì,
io ci sono;
spavento al volo affamato,
effimero pasto pizzicato.
Strisciando, la litania, induce alla gioia sfrenata.
Accusa solitaria, monotona, che si ripete;
uguale a se stessa, cessa al calar della sera,
spero oltremodo che mi sia risparmiata la scena;
tremare a produrre melodie strategiche,
dov’è finito il gelido pozzo?
Perduta, quasi sparita;
ritrovata?
Michela Ladu