di Elisa Dettori
Un nuovo progetto di Smart City è “la città dei 15 minuti”, che propone al cittadino la possibilità di raggiungere tutti i servizi necessari, nell’arco del tempo indicato, a piedi o in bicicletta.
Come ha dichiarato nel suo blog il professor Carlos Moreno, docente alla Sorbona e teorico della “città dei 15 minuti”: “È tempo di passare dalla pianificazione urbanistica alla pianificazione della vita urbana. Ciò significa trasformare lo spazio della città, ancora altamente mono-funzionale con le sue diverse aree specializzate, in una realtà policentrica, basata su quattro componenti principali – vicinanza, diversità, densità e ubiquità – per offrire a breve distanza le sei funzioni sociali urbane essenziali: vivere, fornire, curare, lavorare, imparare e godere. Dobbiamo essere creativi e immaginare, proporre e costruire un altro ritmo di vita, altri modi di occupare lo spazio urbano per trasformarne l’uso. Preservare la nostra qualità di vita ci impone di costruire altre relazioni tra due componenti essenziali della vita cittadina: il tempo e lo spazio.”
Le peculiarità del progetto sono, quindi, la prossimità e uno spazio che si riappropria dell’idea di “quartiere”, così come era concepito in passato, strettamente legato al concetto di comunità e a quella rete di relazioni che la modernità ha diradato, determinando nuove necessità.
La spersonalizzazione dei luoghi nella grande città viene, quindi, superata favorendo la condivisione di spazi ed esperienze in un quartiere più accogliente e vivibile, in cui intessere maggiori legami sociali e partecipare tutti alla vita comunitaria.
Per quanto ambizioso e interessante, questo modello non è esente dalle critiche di chi sostiene che questa trasformazione urbana e sociale possa in qualche modo favorire una chiusura all’interno. Invero, si può essere comunità anche in modo dinamico, diventando anzi un punto di riferimento per i visitatori interessati agli spazi dedicati alla cultura e al tempo libero, cui si può dare forma e vita.
Il Covid19 ha reso più evidente come il modo di lavorare, acquistare, socializzare, possa essere modificato velocemente e come l’essere umano sia capace di adattarsi a ogni cambiamento.
Ci ha fatto anche comprendere quanto la rete di solidarietà di vicinato, possa essere utile, se non indispensabile – soprattutto per i più fragili – e quanto sia importante avere degli spazi di qualità nei quali potersi muovere agevolmente, senza doversi allontanare troppo da casa.
Potersi identificare con un luogo e creare connessione con lo stesso e con chi lo abita, può favorire il benessere di ciascuno, può migliorare la qualità della vita di tutti.