La provincia di Oristano è un territorio composto da 88 Comuni, tutti di dimensioni medio piccole. Si tratta dunque di quasi un centinaio di comunità e di amministrazioni pubbliche elettive a suffragio universale, in cui la politica dovrebbe avere un ruolo determinante nell’assunzione delle decisioni e nella selezione degli amministratori.
Osserviamo invece, che il grado di estemporaneità degli appuntamenti elettorali sottolinea il costante detrimento delle organizzazioni politiche strutturate. In altre parole, i partiti sono spariti o quasi, le liste civiche imperversano, anche nelle poche dimensioni più strutturate.
È facile verificare che nelle ultime tornate elettorali locali, anche nei Comuni più importanti, le liste direttamente riconducibili a partiti politici sono state presentate solo a Oristano città, con risultati invero modesti rispetto alle altre liste civiche.
È vero inoltre che le liste civiche presentate nei Comuni negli ultimi anni, sono spesso legatead aree politiche di riferimento, talvolta ai partiti, i quali hanno cercato di estendere il proprio raggio d’azione a figure importanti della comunità. Tali operazioni sono utili nei Comuni sotto i 15.000 abitanti, in cui un candidato Sindaco può essere retto da una sola lista.
A Oristano, unico Comune sopra i 15.000 abitanti della Provincia, le liste civiche, pur legate ai partiti della propria coalizione, sono state composte da candidati esterni ai partiti. Anche in questo caso, tuttavia, dovremmo interrogarci sul significato di “civico”.
La lista civica dovrebbe essere altra rispetto ai partiti, e portare istanze tipiche del territorio di riferimento. Dovrebbe essere legata alla propria comunità e condividerne valori e contenuti. Le nostre liste civiche rispondono a tale definizione? Lasciando al lettore una risposta, sottolineo solo che queste liste spesso non si rivolgono a specifiche associazioni, comitati, aggregazioni pre-esistenti. Troppo spesso, invece, nascono e purtroppo muoiono con le elezioni.
Tali caratteristiche rappresentano plasticamente una fragilità del territorio: l’assenza di una comunità di riferimento. Tale elemento, probabilmente presente in tutta Italia, è stato acuito a Oristano anche dalla smobilitazione di alcuni determinanti presidi istituzionali, che avrebbero e hanno avuto la funzione di sintesi della sensibilità della comunità.
Alla centralità geografica di Oristano, si sa, non è mai corrisposta una centralità strategica. Siamo invece in una fase di marginalizzazione dell’oristanese. Nell’epoca da Basso Impero, si sa, non emergono quasi mai figure innovative, tutt’altro. Chi ha una posizione, banalmente la difende, lottando per non essere scalzato da altri.
La sensazione è questa: Oristano lentamente languisce, i pochi che possono sfruttano al meglio le poche energie ancora a disposizione, evitando di coinvolgere, programmare, contrastare la parabola discendente. E il dibattito muore, la politica non esiste, perché è inutile dibattere su qualcosa che è percepito come inevitabile.
Mentre abbiamo, in Sardegna, un risveglio delle piccole comunità, che rivendicano il loro diritto all’esistenza e alla riscossa, l’Oristanese sta a guardare, vittima del suo stesso disfattismo.
Riccardo Scintu
Ha conseguito nel 2010 il Dottorato di Ricerca in Scienza Politica presso l’Università di Bologna, sede di Forlì. Laureato nel 2006 all’Università di Bologna in Scienze dell’Organizzazione e del Governo. Opera in numerosi enti locali della Sardegna come componente esterno di organismi di valutazione delle performance e come consulente sulle tematiche dell’organizzazione e della gestione delle risorse umane.