Il diffondersi dell’epidemia di Covid – 19 ha avuto un forte impatto sulla scuola.
Con una serie di misure successive, culminate con le indicazioni del DL del 17 marzo, si è passati dalla sospensione delle lezioni, prima fino al 15 marzo e poi fino al 3 aprile, alla sostanziale chiusura delle sedi fisiche con la indicazione del lavoro a distanza come modalità ordinaria della prestazione lavorativa dei docenti e del personale tecnico e amministrativo.
L’impatto è forte perché la scuola è prima di tutto luogo di incontro e relazione, luogo di scambio tra nuove e vecchie generazioni.
Una scuola chiusa non è solo un edificio chiuso, ma è una ricchezza di relazioni che viene a cessare e che non può essere sostituita in toto da alcuna altra forma virtuale.
Pertanto la prima cosa di cui dobbiamo essere consapevoli è che l’incontro fisico e la relazione in presenza, lo scambio culturale che si realizza dentro gli edifici scolastici non è recuperabile se non in parte dalle forme di didattica a distanza che il Ministero dell’Istruzione, legittimamente, chiede di attuare.
Tuttavia, pur con questa consapevolezza, la scuola deve lavorare per fare in modo che questo tempo, che si prospetta molto lungo, non venga interamente perso.
Va detto che le scuole hanno reagito, generalmente, in maniera positiva e anche sorprendente.
In pochi giorni i docenti si sono attivati per gestire, attraverso varie piattaforme, il rapporto didattico con gli studenti.
Anche gli strumenti social più comuni, ad esempio Whatsapp, si sono dimostrati utilissimi a permettere lo scambio di contenuti didattici e a favorire il mantenimento di una comunicazione circolare tra docenti e alunni.
Però man mano che si va avanti emergono le criticità di una situazione totalmente nuova e mai sperimentata.
Emerge la condizione di studenti che non sono in possesso di dispositivi informatici o di abbonamenti in grado di supportare le esigenze di connessione richieste dalle attività didattiche a distanza.
Emerge anche la situazione deficitaria della rete di telefonia che testimonia l’arretratezza tecnologica del nostro paese.
In questa situazione bisogna avere molte consapevolezze ed evitare che si creino nuove marginalizzazioni e che le differenze geografiche e di classe sociale acquistino rilevanza nel consentire l’accesso al servizio dell’istruzione.
Sono pericoli reali ben presenti agli operatori scolastici che colgono in pieno la condizione di eccezionalità in cui ci troviamo e all’interno della quale l’obiettivo primario è quello di mantenere la coesione della compagine sociale, assolvendo così al compito fondamentale della scuola della Repubblica.
Per ottenere questo risultato è necessario, da subito, abbandonare il passo del centometrista per assumere quello del maratoneta.
Pino Tilocca
Dirigente scolastico