Il 28 Aprile 2017 presso l’Hotel Mistral 2 l’Associazione “Oristano e Oltre“ ha presentato 6 Idee guida per lo sviluppo di Oristano e del Territorio provinciale.
La idea guida numero 4 aveva come titolo “Territorio”, partendo dal presupposto che tutte le attività umane si svolgono in un territorio che non è solo l’ambiente ma l’ecosistema, le risorse ambientali, storiche e culturali. È nel territorio che avviene la combinazione tra fattori locali e dinamiche globali in grado di generare sviluppo sostenibile e innovazione.
Questa idea sviluppava 4 questioni fondamentali, di cui la numero 4 aveva per titolo “l’equilibrio tra sviluppo e sostenibilità”.
In questo pezzo mi voglio occupare di quest'ultima, per delineare un quadro generale e un primo approfondimento che, spero, possa essere utile per la nostra Comunità.
Sono stato sollecitato a scrivere questo pezzo per provare a implementare la proposta iniziale dell'Associazione Oristano e Oltre e in concomitanza con tante questioni irrisolte in Italia e in Sardegna e in seguito a considerazioni svolte sui Media in materia. Nel seguito, prima di fare alcune proposte, voglio sintetizzare alcune vicende del contesto locale e di quello esterno, utili per meglio esplicitare il mio pensiero.
Ne L'Unione Sarda di domenica 4 novembre scorso è apparso un commento di Maria Antonietta Mongiu dal titolo “Apocalisse antropologica”, nel quale l'Archeologa, già collaboratrice del MiBAC (Ministero per i Beni e le Attività Culturali), componente della Commissione Regionale per il Paesaggio e tra il 2007 e 2009 e Assessora Regionale alla Pubblica Istruzione e Beni Culturali, scriveva “le immagini dei danni inferti dal maltempo denunciano assenza di manutenzione, abuso dei luoghi per l'arbitrio dei decisori politici, ma anche disconoscimento delle popolazioni”. Inoltre, nel denunciare l'assenza di competenze dei nostri quindicenni, la fragilità della Comunità educante, l'assenza dello spazio pubblico, la latitanza del contesto in cui si vive, la posizione come ultimi degli studenti sardi nelle classifiche INVALSI nella valutazione sulle conoscenze possedute, i fatti di Nule e Macomer, continuava “…….le immagini dei danni provocati dalla pioggia sono la metafora di un'apocalisse antropologica che riguarda contesti urbani e zone interne, decisori e opinione pubblica”.
Nell'evidenziare i ritardi rispetto all'allargamento degli Ambiti di Paesaggio anche alle Zone Interne della Sardegna e nel coinvolgere in questo processo di arretramento anche il mondo della cultura, conclude questa sua narrazione pessimistica sulla situazione della Sardegna sostenendo che, necessariamente, “le immagini dei luoghi e delle persone di questi tristi giorni cambieranno le narrazioni e le iconografie altalenanti, da troppo tempo, tra mitopoietica (l'arte di inventare favole) e disconoscimento.”
Insomma, per salvare noi e la terra che, come recitava un antico detto dei nativi d'America, “non abbiamo avuto in eredità dai nostri padri ma in prestito dai nostri figli“, dovremo recuperare nel prossimo futuro i nostri drammatici ritardi evocati.
In un mio pezzo dal titolo DUP del Comune di Oristano 2018 – 2020. Linea Strategica 3 “Oristano Città Sostenibile“ concludevo che, per l'Area Strategica 3 del DUP 2018-2020, era evidente che l’Amministrazione Comunale dimostrava di essere in condizione, per il periodo citato, essendo al primo anno della consiliatura, di perseguire, soprattutto, le politiche già avviate e che le proposte innovative, dove presenti, non sembravano essere corredate da una dotazione finanziaria adeguata. Nel mese di luglio è stato approvato il DUP 2019 – 2021, ma non sembrano presenti, nella forma e nel contenuto, con maggiore chiarezza, gli obiettivi operativi esposti, con indicazione degli indicatori di risultato realmente misurabili e con un maggiore riscontro degli obiettivi operativi nell'Allegato del Programma Triennale delle Opere Pubbliche.
Il Comune di Oristano è partner del progetto ADAPT – ADAttamento ai cambiamenti climatici dei sistemi urbani dello sPazio di cooperazione Transfrontaliera, cofinanziato dal Programma Interreg Italia – Francia Marittimo 2014-2020. Tale progetto, come risulta dal sito del Comune, è stato presentato, con un annesso workshop, venerdì 29 giugno scorso, presso l’aula consiliare del Comune di Oristano. Oltre al capofila Anci Toscana, ADAPT coinvolge enti italiani e francesi competenti in materia di gestione del rischio, pianificazione territoriale e ricerca scientifica del settore. Il Comune di Oristano è partner del progetto insieme ai comuni di Livorno, Rosignano Marittimo, Alghero, Sassari, La Spezia, Savona, Vado Ligure, Ajaccio (FR), il Cispel Toscana, Communauté d’Agglomeration de Bastia(FR), il Département du Var (FR) e la Fondazione Cima. Oltre alla presentazione del progetto, nel cui ambito dovrebbe essere messo a punto il Piano di Azione locale sull'adattamento climatico e realizzato un intervento pilota, il workshop dovrebbe essere stato l'occasione per approfondire i temi delle alluvioni in ambito urbano e coinvolgere i portatori di interesse per la costituzione del Partenariato Urbano per l’Adattamento (PUA). Sabato 6 ottobre scorso, come risulta dal sito del Comune, dalle ore 10 in piazza Roma è stato messo a disposizione della cittadinanza un gazebo informativo del Progetto ADAPT.
Tra gli allegati al Piano Urbanistico Comunale, approvato in via definitiva il 13/05/2010 con deliberazione del Consiglio Comunale n. 045, figura l'Allegato al Regolamento Edilizio del PUC “Linee Guida Edilizia Sostenibile”. Nel frattempo le disposizioni legislative e normative comunitarie e nazionali sono cambiate profondamente e tale elaborato deve essere adeguato, per evitare che risulti inutile.
Il 7 giugno 2013 il Consiglio Comunale di Oristano ha approvato il PAES (Piano d'Azione per l'Energia Sostenibile), come scritto nel sito del Comune, portando a compimento un lavoro avviato alcuni mesi prima e che si è sviluppato attraverso numerose assemblee, presentazioni e confronti pubblici. È uno strumento di pianificazione in cui sono previste azioni dirette materiali e immateriali (disseminazione, sensibilizzazione e informazione) pubbliche e della Comunità di Oristano. Nel PAES sono evidenziate le finalità strategiche, dalla riduzione dei consumi e delle emissioni di anidride carbonica allo sviluppo di fonti energetiche sostenibili. Attraverso il PAES la Giunta Tendas puntava a una riduzione delle emissioni in atmosfera di anidride carbonica di 30 mila 970 tonnellate, scendendo da 154 mila a 123 mila tonnellate, riducendo i consumi annui da 484 mila a 378 mila megawattora (MWh).
Come diceva l'allora Assessore allo Sviluppo Sostenibile e all'Urbanistica Filippo Uras, la “Riduzione della CO2 e la razionalizzazione del consumo energetico attraverso nuove regole di vita sono gli obiettivi di fondo del PAES. L’energia non è un bene infinito e un cambiamento di mentalità e di comportamenti è essenziale”. Inoltre, l'Assessore presentava il PAES dicendo “L’approvazione del PAES segna l’inizio di un percorso che dovrà mutare profondamente la mentalità e le abitudini della città, migliorandone la qualità ambientale. Il piano è un veicolo di attrazione di risorse [fondi diretti dalla BEI, dal fondo Jessica o da altri programmi comunitari, ma anche finanziamenti privati). Per accedervi sarà fondamentale coordinarci con i Comuni vicini e realizzare azioni di Area Vasta”. Il PAES oggi è sparito dal dibattito e dagli obiettivi dell'Amministrazione Comunale e della Comunità di Oristano.
Il Comune di Oristano è risultato ultimo dei progetti ammessi e finanziati (posizione 230 su 230), per cui non è stato finanziato nel Bando, che aveva scadenza il 4 dicembre 2017, “POR FESR Sardegna 2014/2020 Asse Prioritario IV “Energia sostenibile e qualità della vita” Azioni 4.1.1 e 4.3.1, interventi di efficientamento energetico negli edifici pubblici e di realizzazione di micro reti nelle strutture pubbliche nella Regione Sardegna. Il finanziamento previsto del progetto del Comune era di € 1.032.781,05. Sono stati finanziati 52 progetti per un totale di € 43.461.583,34.
Come scritto in un mio pezzo dal titolo “Il “sogno europeo di una Società Equa e Sostenibile. Iniziative e proposte“,
l'Italia ha individuato, in accordo con l'”Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile” dell'ONU e con gli obiettivi della Unione Europea, con il Decreto del Governo Gentiloni “Individuazione degli indicatori di benessere equo e sostenibile (BES)” del 16 ottobre 2017, 12 indicatori sociali, culturali ed economici che, in alternativa all'indicatore sul PIL (Prodotto Interno Lordo), dovrebbe misurare il benessere dei cittadini. Tali indicatori sono il reddito medio disponibile aggiustato pro capite, l'indice di diseguaglianza del reddito disponibile, l'indice di poverta' assoluta, la speranza di vita in buona salute alla nascita, l'eccesso di peso, l'uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione, il tasso di mancata partecipazione al lavoro con relativa scomposizione per genere, il rapporto tra tasso di occupazione delle donne di 25-49 anni con figli in eta' prescolare e delle donne senza figli, l'indice di criminalita' predatoria, l'indice di efficienza della giustizia civile, le emissioni di CO2 e altri gas clima alteranti e l'indice di abusivismo edilizio.
Un progetto che delinea una nuova visione dello sviluppo, moderno, nel solco del sogno europeo dello sviluppo sicuro e sostenibile, alternativo al modello neoliberista che ha portato ai cambiamenti climatici evidenziati in maniera sempre più drammatica dagli ultimi accadimenti che ci sono stati in Sardegna e in Italia e al consumo di suolo illimitato in una situazione molto sensibile come quella italiana e alle grandi disuguaglianze sociali, culturali ed economiche non più accettabili.
Perchè le importanti scelte legislative e normative a livello comunitario e nazionale e gli strumenti di pianificazione anche a livello locale non hanno dato l'accelerata necessaria in direzione di uno sviluppo sostenibile e sicuro e siamo ancora costretti a osservare attoniti i sempre più frequenti fenomeni legati ai disastri ambientali, al dissesto idrogeologico, al consumo eccessivo di suolo e agli abusi edilizi?
Penso che questa situazione sia dovuta alla mancanza di coscienza dei pericoli dovuti al continuo aumento della temperatura e ai cambiamenti climatici conseguenti. Questa scarsa coscienza è nei cittadini ma anche nelle classi dirigenti e nei decisori politici, che non sono conseguenti alle loro scelte o lo sono in maniera timida. Questa scarsa coscienza è anche legata alla scarsa partecipazione nelle decisioni da parte delle Comunità e alla difficoltà sempre più crescente nel coinvolgere i cittadini, come dimostrano le importanti scelte di cui ho scritto, credo non conosciute dalla maggior parte dei cittadini stessi.
Cosa fare per cercare di invertire queste tendenze negative?
Non è facile individuare soluzioni e proposte, ma mi permetto di avanzare le seguenti, partendo da quanto nel territorio è stato già sviluppato:
– scrittura condivisa della “Carta del Comune di Oristano”. Come già scritto nel pezzo “Il centennale della Diga del Tirso. La “Retorica e la Controretorica delle Grandi Opere” e la “Partecipazione”, perchè le azioni intraprese sortiscano gli effetti sperati è necessario coinvolgere e far partecipare la Comunità nelle scelte: la partecipazione è indispensabile perchè si inneschino “processi di sviluppo locale”, in realtà a “risorse scarse” come le nostre. A tale riguardo, nella “Carta del Comune di Oristano”, che deve configurarsi come un Patto per lo Sviluppo Sostenibile della Comunità e ritengo propedeutica e, quindi, indispensabile, bisogna individuare anche le metodologie, le tecniche, gli indicatori di risultato condivisi e ritenuti congrui della reale partecipazione e le pratiche di informazione e partecipazione. Insomma, ritengo che la partecipazione deve poter essere misurata per renderla reale ed efficace, perchè anche i progetti di sviluppo siano realmente spinti dal basso e vedano una partecipazione reale dei cittadini, che, quindi, li “sentano” propri;
– anche in vista della impostazione dei prossimi fondi strutturali 2021 – 2027 della Unione Europea, di quelli diretti della stessa Unione Europea e di tutte le risorse che verranno programmate nei prossimi anni e che ci possono riguardare, bisogna promuovere una “Comunità Energetica“. La realizzazione di una “Comunità Energetica” dell'intero territorio deve essere a energia distribuita e in autoproduzione, sulla falsariga delle “Oil Free Zone” previste nel Collegato Ambientale della Legge Finanziaria Nazionale 2016 e della Legge della Regione Piemonte n. 12 dell'agosto scorso che, per prima, le ha istituite in Italia. Un tale progetto contribuirà ad andare oltre alla convinzione errata che gli impegni e gli investiemti sull'efficientamento energetico, sulla riduzione dei gas climalteranti e sul ricorso alle fonti di energia rinnovabile siano un obbligo imposto dagli Accordi Internazionali e dall'Unione Europea e non una grande occasione di sviluppo e di occupazione, in particolare per i giovani e una scelta indispensabile per evitare ulteriori catastrofi ambientali nel futuro;
– un progetto di sviluppo, già citato da me nel pezzo “Il Territorio Oristanese. Un “Percorso d'acqua“, che riguardi tutta l'asta del Tirso. Le linee d'azione da sviluppare in questo progetto integrato sono il turismo, il Distretto delle lagune, un Sistema di parchi fluviali, l'enogastronomia, i beni culturali, le specificità dell'agroindustria, la rigenerazione urbana e le infrastrutture, sia quelle legate alla mobilità, in particolare quella lenta ed elettrica, sia quelle legate alle rete delle telecomunicazioni.
Giampiero Vargiu
Laureato in Ingegneria elettrotecnica all'Università di Cagliari nel 1980. Sindaco del Comune di Villagrande Strisaili dal 1995 al 2000. Socio della Societ di Ingegneria TEAM SISTEMI ENERGETICISRL, che ha sede operativa a Oristano e opera in tutta la Sardegna. Esperto in efficienza energetica e fonti di energia rinnovabili.