Non si può non ricordare questa frase dello storico Toni Ricciardi a tutti quelli che vedono gli immigrati come nemici da respingere.
Ogni giorno, per circa cento anni 712 italiani sono emigrati all'estero: 21.360 al mese, 260.000 all'anno per raggiungere l'enorme cifra di ventisei milioni di persone.
Le persone che hanno abbandonato l’Italia lo hanno fatto principalmente per la ricerca di un lavoro, di una posizione migliore, di una possibilità che nel loro paese non avevano.
Non si tratta di un fenomeno del passato; il Dossier Statistico Immigrazione 2017, elaborato dal centro studi e ricerche Idos e Confronti registra che oggi gli emigrati italiani sono tanti quanti erano nell’immediato dopoguerra, oltre 250.000 l'anno.
A emigrare – sottolinea il report – sono sempre più persone giovani con un livello di istruzione superiore. Nel 2013 l'Istat ha riscontrato che il 34,6% aveva la licenza media, il 34,8% il diploma e il 30,0% la laurea.
Le destinazioni europee più ricorrenti sono la Germania e la Gran Bretagna; quindi, a seguire, l'Austria, il Belgio, la Francia, il Lussemburgo, i Paesi Bassi e la Svizzera (in Europa dove si indirizzano circa i tre quarti delle uscite) mentre, oltreoceano, l'Argentina, il Brasile, il Canada, gli Stati Uniti e il Venezuela.
Secondo l'Ocse, la Penisola è ottava nella graduatoria mondiale dei Paesi di provenienza di nuovi immigrati. Al primo posto c'è la Cina, davanti a Siria, Romania, Polonia e India. L'Italia è subito dopo il Messico e davanti a Viet Nam e Afghanistan.
Per quanto riguarda il Sud, come riporta la Svimez, negli ultimi 16 anni hanno lasciato il Mezzogiorno 1 milione e 183 mila residenti: la metà giovani di età compresa tra i 15 e i 34 anni, quasi un quinto laureati; il 16% circa si sono trasferiti all’estero. Quasi 800 mila di essi non sono tornati più nel Mezzogiorno. Anche nel 2016, quando la ripresa economica ha cominciato a manifestare segni di consolidamento, si sono cancellati dal Mezzogiorno oltre 131 mila residenti, un quarto dei quali ha scelto un paese estero, una quota decisamente più elevata che in passato, come sempre più elevata risulta la quota dei laureati.
Sono dati sui quali sarebbe opportuno riflettere per trovare soluzioni adeguate.
Antonio Ladu
Laureato alla Bocconi di Milano in Lingua e Letterature straniere, è stato assistente di Italiano al Liceo Jeanson de Sailly a Parigi. Sindacalista nella Camera del Lavoro di Oristano e nella Segreteria regionale della Cgil. È stato inoltre presidente del Consorzio Industriale e del Sil-Patto territoriale di Oristano.