Quando si parla di sviluppo, la qualità della Pubblica Amministrazione difficilmente viene considerato un fattore decisivo.
A ricordarcelo è uno studio della Cgia di Mestre, l’associazione delle piccole e medie imprese che ha rielaborato i dati del Fondo monetario internazionale. La qualità della pubblica amministrazione è stata misurata mettendo insieme numeri e domande ai cittadini sull’efficienza dei servizi: dalla scuola alla sanità, passando per la sicurezza. Il risultato finale, inteso come optimum, è un indice positivo a più +2,781 che colloca Aland, arcipelago finlandese, al primo posto tra le regioni europee. Su scala nazionale, invece, è la Danimarca a sommare il miglior risultato con un +1,659.
Sono quindi una regione e una nazione del Nord Europa che possono vantare questo primato.
L’Italia è diciassettesima a -0,930; per quanto riguarda le regioni si va dal +1,403 della provincia di Trento al -2,242 della Campania, peggior punteggio per il nostro Paese. Dietro la Sardegna (-1,307) solo Basilicata (-1,423), Lazio (-1,512), Sicilia (-1,588), Puglia (-1,604), Molise (-1,661) e Calabria (-1,687). Questo indice vale alla Sardegna il 178° posto in classifica su 206 regioni europee finite sotto la lente.
Sono dati sui quali è necessario riflettere. Il dato oggettivo è che si ripropone il divario tra Nord e Sud e tra Regioni e province a statuto speciale del Nord e del Mezzogiorno; inoltre la Sardegna ha una qualità della Pa migliore del Lazio e delle altre regioni del Mezzogiorno.
Vi è quindi il problema del miglioramento della Pa italiana, ma anche quello dell’ammodernamento della Pa del Meridione e della Sardegna.
Nello studio della Cgia è scritto: “Se in Italia l’efficienza del settore pubblico si attestasse sui livelli ottenuti dalle prime regioni -oltre alla provincia di Trento, quella di Bolzano più Valle d’Aosta e Friuli Venezia Giulia -, la produttività di un’impresa media potrebbe crescere del 5-10 per cento e il Pil italiano di due punti percentuali, ovvero di 30 miliardi di euro”.
La Cgia scrive ancora: “Il peso della burocrazia grava sulle piccole e medie imprese per un importo di 31 miliardi di euro”. Si aggiunga il costo della corruzione in sanità stimato in 23,6 miliardi di euro l’anno. Infine “la lentezza della giustizia civile che costa al Paese altri 16 miliardi di euro”, sempre ogni dodici mesi.
È quindi assolutamente necessario migliorare l'efficienza media dei servizi offerti dalle namministrazioni pubbliche nazionali e regionali, affinché diventino sempre più centrali per il sostegno della crescita, perché migliorare i servizi vuol dire migliorare il prodotto delle prestazioni pubbliche e quindi l'impatto dell'attività amministrativa sullo sviluppo italiano e regionale.
Antonio Ladu
Laureato alla Bocconi di Milano in Lingua e Letterature straniere, è stato assistente di Italiano alLiceo Jeansono de Sailly a Parigi. Sindacalista nella Camera del Lavoro di Oristano e nella Segreteria regionale della Cgil. È stato inoltre presidente del Consorzio Industriale e del Sil-Patto territoriale di Oristano.