Con tutta la cautela e la lucidità che merita un tema del genere, su di esso ho già scritto i due pezzi “L'attuale discussione sull'Urbanistica come terreno fertile per una crescita della Sardegna” e “Oristano Capitale della Cultura”, con quest'ultimo più legato alle problematiche della nostra città.

Sono stato sollecitato a scrivere dall'attualità della discussione in Commissione del Consiglio Regionale sul Disegno di Legge della Giunta e da due pezzi di Gianvalerio Sanna, che è stato negli ultimi decenni uno dei politici oristanesi che ha avuto ruoli al più alto livello provinciale e regionale (Presidente Provincia di Oristano, Consigliere Regionale, Assessore Regionale, Consigliere Comunale e Presidente Consorzio 1 dell'Università di Oristano) sul blog di Angelo Porcheddu dal titolo, rispettivamente, “L’approvazione di norme così pericolose non rappresenta un orizzonte sensato” e “Un mondo rovesciato”. Ovviamente, non sono particolarmente interessato, nello scrivere queste mie riflessioni, alle polemiche svolte da Gianvalerio Sanna sul PD (che ultimamente sembra essere l'unico responsabile dei mali atavici dell'Italia, del Mezzogiorno d'Italia, della Regione Sardegna e del Comune di Oristano) e sull'attuale politica regionale, che meritano una discussione a parte. Sono interessato alle sue valutazioni e proposte in tema di Urbanistica.

La discussione è incentrata sul Disegno di Legge n. 409 “Disciplina generale per il governo del territorio”, presentato dalla Giunta della Regione Autonoma della Sardegna, su proposta dell'Assessore Regionale degli Enti Locali, Finanze e Urbanistica Erriu, il 21 marzo 2017. In particolare, sugli articoli 31 e 43 e sull'Allegato A4. Premetto che la prima riflessione che mi viene in mente, data l'importanza che può avere per la Sardegna, che ha in materia di urbanistica competenza primaria, è che questa vicenda “va affrontata senza dogmatismi”, partendo dal presupposto che “le leggi urbanistiche siano strumenti di governo razionale del territorio” e che sono anche la branca del diritto, che ha per oggetto le norme, che regolano lo svolgimento delle attività di trasformazione del territorio.

Ho intenzione di scrivere due pezzi, di cui uno, questo, dedicato a considerazioni di carattere generale e l'altro dedicato alle riflessioni sui punti salienti del Disegno di Legge n. 409 citato.

Dei pezzi precedenti che ho scritto, ricordo, in particolare, il concetto che l'evoluzione dell'urbanistica ha accompagnato l'evoluzione umana, a livello politico, organizzativo e sociale. Una notevole accelerazione c'è stata a seguito del periodo della prima rivoluzione industriale, quando la popolazione si spostò dalle campagne alle città.

Ritengo utile citare nuovamente i CIAM (Congressi Internazionali di Architettura Moderna), il primo dei quali fu presieduto da Le Corbusier nel castello di La Sarraz in Svizzera. I CIAM presentarono la Carta di Atene nel 1933, testo fondatore dell'architettura e dell'urbanistica moderna. Questo testo enunciava i mezzi per migliorare le condizioni di esistenza nella città moderna, che devono permettere lo svolgere armonioso delle quattro funzioni umane: abitare, lavorare, divertirsi e spostarsi.

Nell'ultimo secolo si è sviluppato molto il cosiddetto “Sprawl suburbano”, l'urbanizzazione diffusa, di cui tratta in modo interessante il sito “La Città Conquistatrice”, con tutte le problematiche che questo ha comportato nell'agro.

Cito anche la cosiddetta “lezione di Barcellona”, che è divenuta uno dei riferimenti più influenti nel processo di riformulazione delle politiche urbanistiche, avviata nei diversi paesi europei, anche in seguito ai pronunciamenti dell’Unione Europea sui temi dell’ambiente urbano, extraurbano e dello sviluppo sostenibile.

Oggi, che siamo nella quarta rivoluzione industriale, nell'intelligenza artificiale, nell'IoT (Internet delle cose), nella realtà aumentata, nella stampa digitale in 3D e nella globalizzazione, l'urbanistica è diventata l’insieme delle misure tecniche, amministrative, economiche, con i risvolti sociali e culturali che comportano, finalizzate al controllo e all’organizzazione dell’habitat urbano ed extraurbano: gli ambiti prevalenti di ricerca teorica e di applicazione pratica dell’urbanistica sono le analisi dei fenomeni urbani, la progettazione dello spazio fisico della città e del territorio, la partecipazione ai processi politici e amministrativi inerenti le trasformazioni del territorio. Nell'ultima delle accezioni citate l’urbanistica viene vista come uno specifico campo di relazioni sociopolitiche, in cui agiscono più soggetti, le forze politiche, gli amministratori locali, i tecnici, le rappresentanze sociali e sindacali, i mezzi di comunicazione di massa e tutti gli stakeholders.

Al riguardo credo che, come scrive l'Architetto Francesco Dettori, coprogettista del PUC di Sassari e del Comune di Stintino (approvati definitivamente), “il punto cruciale, che la discussione pubblica non riesce a focalizzare – monopolizzata com’è dagli articolo 31 e 43 e dall'Allegato A4 sul dimensionamento costiero del Disegno di Legge 409 – sia quello della centralità della Pianificazione locale, dell’importanza che i territori, tutti i territori sardi (12/15 PUC approvati in adeguamento al PPR in 9 anni e, considerati i 377 comuni sardi e i soli 50 dotati di PUC, rimangono ancora 327 comuni con strumenti del tutto inadeguati per sostenere piani di sviluppo locale), costieri e dell’interno, siano dotati di moderni strumenti di gestione del territorio, di strumenti che supportino lo sviluppo economico locale.

Il piani urbanistici comunali hanno, infatti, perso da tempo il ruolo di strumenti regolatori dell’espansione urbana per diventare:

  1. occasione di riflessione e discussione pubblica sul futuro delle comunità e dei territori;
  2. strumento approfondito di conoscenza della realtà fisica, economica, sociale, culturale;
  3. strumento con il quale ragionare di obbiettivi generali a lungo e medio termine per lo sviluppo locale dei territori e, a cascata, su obbiettivi specifici che si traducano in azioni / progetti di piano.

Anche la migliore legge urbanistica generale, insieme al PPR, se non produce una certa e sicura attività di pianificazione locale, a breve termine, in tutti i comuni della Sardegna, non centra il suo obbiettivo di aprire una nuova stagione riformista e di sviluppo locale”.

Penso che, al riguardo, la Regione deve impegnarsi a reperire, in tempi brevissimi, le risorse necessarie perchè tutti i Comuni si dotino di adeguata pianificazione urbanistica e considerare tale esigenza come strategica.

L'Architetto Dettori aggiunge che “Dotare tutti i comuni di PUC consentirebbe di disporre di una piattaforma normativa che permetta di accedere a tutte le forme di finanziamenti comunitari, statali e regionali. Avere i PUC significa anche avere i PAI (Piani di Assetto Idrogeologico), che sono lo strumento indispensabile per attingere ai finanziamenti per la mitigazione del rischio alluvione e frana”.

Alla luce di queste considerazioni e, in piena coerenza con esse, sono d'accordo con Gianvalerio Sanna con quanto, testualmente, scrive nel primo dei suoi pezzi citati “Sarebbe il caso, appunto, di stringerci in un sentimento solidale, cittadini, associazioni e comitati e chiedere insieme al Governo della Regione che, prima di portare in approvazione la nuova legge urbanistica, in Sardegna siano attivati gli strumenti previsti per la partecipazione dei cittadini e dei portatori di interessi diffusi alla nuova pianificazione che quella legge determina, e applicare l’articolo 9 della L.241/90 e l’articolo 18 della L. R. n. 40 del 1990, che prevede, espressamente, l’istruttoria pubblica quale strumento di partecipazione, prima di provvedere ..» all’adozione di strumenti urbanistici, di piani commerciali e di piani paesistici, la localizzazione di centrali energetiche e ogni altro provvedimento che determini l’esecuzione di opere pubbliche, che incidano in modo rilevante sull’economia e sull’assetto del territorio”.

Ho già scritto, in parte, sull'energia, ma i concetti espressi valgono anche in materia urbanistica, che occorre ribaltare l'approccio fin qui tenuto a livello regionale, promuovendo un forte dibattito dal basso, capace di innescare un processo culturale virtuoso e, in particolare ritengo che:

– sia superata la concezione che l'unico approccio metodologico e procedurale che garantisce il “rispetto” dell'ambiente è quello burocratico, gerarchico e centralizzato;

– sia necessario un dibattito “pubblico” non a posteriori, ma prima che ci siano elaborazioni definite e approvate di qualsiasi tipo. Il cittadino non deve essere un invitato di serie B. Deve essere individuato un percorso dettagliato, che imponga tutti i passaggi e i dibattiti preliminari necessari perchè le scelte siano “sentite” dalle Comunità. Occorre Innescare quel processo culturale, che secondo me non si è ancora compiuto, necessario perchè davvero il PPR e la nuova legge Urbanistica diventino un patrimonio sentito dai sardi. Mi risulta che in tal senso, con un po' di ritardo, intende muoversi la politica regionale nei territori. Occorre costanza perchè le Comunità partecipino, perchè occorre anche recuperare in credibilità;

– sia impedito che prevalga, ancora, la posizione di chi è convinto che il consumo infinito di suolo è l'unico ingrediente capace di generare sviluppo e crescita;

– sia necessario mobilitarci perchè prevalga una visione, che richiede un processo culturale e sociale in tale direzione paziente e di lungo periodo, che ci porti verso una Società a “Coscienza Biosferica” sviluppata;

– che sia necessario attivarci perchè dal basso si sviluppi un “Patto sociale e culturale” per passare da un modello di valutazione dei progetti non più solo con degli indicatori quantitativi ma qualitativi, con il pieno coinvolgimento dei cittadini, soprattutto nelle fasi iniziali di elaborazione delle idee progettuali. I PUC devono avere un livello di definizione e partecipazione tale per cui, una volta approvati definitivamente, come succede in Germania, i progetti dei vari interventi edificatori siano poco più che un deposito, in quanto sono i progettisti i soggetti che autocertificano la coerenza dei progetti con le norme urbanistiche generali e locali. Gli Enti preposti controllano, a campione, sanzionando, nel caso di violazioni.

Sono d'accordo con Gianvalerio anche quando scrive che ” Il più grande segno della nostra aspirazione autonomista ……….., come è di attualità oggi, è proprio quello di dettare noi le regole su ciò che più direttamente ci appartiene come sardi, il territorio, il paesaggio e la storia, senza lasciare che l’internazionalizzazione o la mondializzazione della finanza e dell’economia, che ci ha portato nuovi padroni in terra sarda, possa decidere sulle nostre teste”.

Per quanto riguarda il secondo pezzo, che da notizia della delibera della Giunta Regionale n.12/18 del 6 marzo 2018, che istituisce la “Scuola per il paesaggio della Sardegna“ (SPS), che viene posta come lo strumento per la diffusione della cultura del paesaggio, dell’ambiente e del territorio, non sono d'accordo con lui. 'E una buona idea. Non può essere realizzata dall'oggi al domani e servirà l'impegno, anche dal basso, nei territori, perchè si concretizzi nel migliore dei modi e perchè non diventi un nuovo carrozzone. Sarà importante che chi vince alle prossime elezioni regionali non la demolisca e, semmai, corregga eventuali impostazioni e/o pratiche sbagliate.

Sulla esigenza di semplificazione, rappresentata da Gianvalerio Sanna, sono d'accordo:

che servirebbe organizzare la formazione mirata e circostanziata dei funzionari e dei dirigenti della Pubblica Amministrazione, con la realizzazione, per esempio, sull'asse delle “vie d'acqua” (“Oristano Ovest”), di un “Campus per la Scuola di Alta Formazione” (di cui ho scritto nel pezzo “Oristano Capitale della Cultura“), che potrebbe richiamare anche studenti dalla penisola. L'ubicazione più idonea potrebbe essere Sa Rodia, già dotata di spazi ampi e molti servizi, di edifici che potrebbero essere acquisiti e valorizzati. Un'idea del genere avrebbe bisogno di un potenziamento delle infrastrutture viarie su ferro, come il raddoppio delle ferrovia da San Gavino fino ad Oristano, l'ammodernamento della tratta ferroviaria da Sassari per Oristano e una accelerazione sulla realizzazione del polo intermodale;

– che servirebbe, quantomeno, ragionare sulla costruzione di un “Ufficio del Piano”, unificando in esso le funzioni istruttorie della intera pianificazione territoriale e sommando ad essa quella della gestione del P.A.I. (Piano di Assetto Idrogeologico), del P.E.A.R.S. (Piano Energetico e Ambientale della Regione Sardegna), del P.R.T. (Piano Regionale dei Trasporti) e delle Soprintendenze Regionali, in modo da uniformare i giudizi, assicurare efficienza e imparzialità scientifica, introdurre semplificazione amministrativa e burocratica. Aggiungo che sarebbe sbagliato centralizzare tutto a Cagliari, ma occorrerebbe coinvolgere tutto il territorio regionale;

– che, come scrive ancora Gianvalerio Sanna, “Sarebbe necessario un ripensamento delle funzioni decentrate ai Comuni in materia di vigilanza urbanistico – edilizia e di lotta all’abusivismo, funzioni largamente inespresse in tutti questi anni e causa di una devastazione continua ed inarrestabile del territorio. Servirebbero piuttosto che interventi a pioggia, mascherati da finanziamenti strategici per lo sviluppo, concreti sforzi finanziari per il sostegno al recupero e al riuso dei centri storici, che garantirebbero meno deroghe, più lavoro e meno consumo di suolo”;

– che Sarebbe, quantomeno utile, ragionare, conseguentemente, sull'eliminazione del CTRU (Comitato Tecnico Regionale per l’Urbanistica), l’Osservatorio del Paesaggio, gli Uffici del Paesaggio.

Sono convinto che una pianificazione e una struttura organizzativa adeguata e conseguente alle riflessioni fatte siano coerenti con un modello di sviluppo moderno, rispondente in pieno alle sfide moderne di creazione di una “Società equa e sicura”, che sono i concetti alla base dell'”Economia Circolare”, come la definisce Kate Raworth e di una “Società laterale, democratica e a capitalismo sociale diffuso”, come lo definisce Jeremy Rifkin.

Giampiero Vargiu

Laureato in Ingegneria elettrotecnica all'Università di Cagliari nel 1980. Sindaco del Comune di Villagrande Strisaili dal 1995 al 2000. Socio della Societ di Ingegneria TEAM SISTEMI ENERGETICI SRL, che ha sede operativa a Oristano e opera in tutta la Sardegna. Esperto in efficienza energetica e fonti di energia rinnovabili.