Non vi è dubbio che l’Oristanese sia un territorio in ritardo di sviluppo.

A questa situazione si può rispondere col vittimismo e la rassegnazione, oppure con una convinta reazione.

Per farlo è utile osservare, comprendere e trarre insegnamento da quello che stanno facendo gli altri territori della Regione.

A cominciare da quelli più vicini a noi: il Nuorese e l’Ogliastra.

Il primo dato è che questi due territori invece di dividersi, si sono alleati cercando un denominatore comune che è stato individuato, come nel passato, nella condizione di zone interne.

Che cosa caratterizza queste due zone interne? Il proclama di essere il Mezzogiorno della Sardegna, cioè di essere i territori a maggior disagio della regione e, quindi, legittimate ad avanzare richieste di un intervento straordinario a livello regionale e nazionale.

Il secondo è che, alla denuncia di questa condizione, è immediatamente seguita una piattaforma con iprecise rivendicazioni: fiscalità di vantaggio per le imprese, infrastrutture funzionali allo sviluppo economico e sociale, turismo sostenibile, agroalimentare di qualità, interventi per l’ambiente e la cultura.

Il terzo dato è che su questa piattaforma, Venerdì 10 marzo ’17, in occasione della Conferenza annuale pubblica di Confindustria, si è realizzata l’unità tra forze istituzionali ed economiche. Non solo; erano presenti esponenti di primo piano della Giunta regionale, della Confindustria regionale e nazionale e del Governo nazionale. Si sono create le premesse per garantire al Nuorese e all’ogliastra risorse non solo regionali, ma nazionali e comunitarie.

Uno dei punti nuovi ed importanti della Piattaforma è la richiesta di una nuova Governance. Essa va in direzione contraria alla politica finora seguita dalla Regione che affida la gestione degli interventi alle strutture ordinarie della Regione, a cominciare dal Centro della Programmazione. Viene richiesta, infatti, alla Regione, l’istituzione di un’Agenzia per le zone interne dotata di competenze tecniche e risorse finanziarie proprie che abbia funzioni di regia unica delle politiche di sviluppo del territorio.

Queste procedure, che il Nuorese applica ormai da molto tempo, sono stata seguite da altri territori della Sardegna con risultati che proverò ad analizzare nei prossimi Post.

Su questi dati l’Oristanese dovrebbe riflettere attentamente se vuole innescare un processo di reazione che abbia qualche probabilità di riuscita.

Allo stato attuale, purtroppo, Il Sinis, il Montiferru, la Planargia, il Guilcer, il Barigadu, la Marmilla, il Terralbese viaggiano ognuno per suo conto e, pertanto, l’Oristanese non è più un’identità comune.

Di conseguenza nessuno pensa alla costruzione di una vertenza Oristano e l’unità delle forze istituzionali, economiche e sociali è un lontano ricordo.

Il risultato è il circolo vizioso del vittimismo e della rassegnazione.

Antonio Ladu