La partita sull’insularità non si gioca solo a livello nazionale, ma anche a livello europeo. È quindi fondamentale capire quali sono le logiche della politica di coesione per elaborare una strategia nazionale ed europea che possa condurre a risultati positivi
Le politiche di coesione sono il i principale strumento attraverso il quale si esprime la solidarietà europea verso le aree svantaggiate e quelle con l’handicap dell’insularità.
Nei documenti europei l’handicap dell’insularità e stato lentamente, ma con chiarezza, riconosciuto.
Nel Trattato istitutivo della CEE del 1957 a livello comunitario è stata riconosciuta rilevanza alla specificità dei territori insulari, ma unicamente con riguardo alle regioni ultraperiferiche
Nel 1997, con il Trattato di Amsterdam, viene in rilievo la specificità con riferimento alle regioni insulari dell’Unione.
Tale mutamento si concreta, in primo luogo, con l’art. 174, in una nuova formulazione dell’art 158 del Trattato CE..
Poiché l’art. 174 del trattato di Amsterdam presenta versioni interpretative diverse:
“Per promuovere uno sviluppo armonioso dell'insieme dell'Unione, questa sviluppa e prosegue la propria azione intesa a realizzare il rafforzamento della sua coesione economica, sociale e territoriale. In particolare l'Unione mira a ridurre il divario tra i livelli di sviluppo delle varie regioni ed il ritardo delle regioni meno favorite. Tra le regioni interessate, un'attenzione particolare è rivolta alle zone rurali, alle zone interessate da transizione industriale e alle regioni che presentano gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici, quali le regioni più settentrionali con bassissima densità demografica e le regioni insulari, transfrontaliere e di montagna.”
Occorre fare anche riferimento alla dichiarazione n. 30, allegata al Trattato di Amsterdam: “la Conferenza riconosce che le regioni insulari soffrono, a motivo della loro insularità, di svantaggi strutturali il cui perdurare ostacola il loro sviluppo economico e sociale. La Conferenza riconosce pertanto che la legislazione comunitaria deve tener conto di tali svantaggi e che possono essere adottate misure specifiche, se giustificate, a favore di queste regioni per integrarle maggiormente nel mercato interno a condizioni eque”, per rispondere affermativamente che il principio dell’insularità, quale fattore che determina ritardi nello sviluppo, è recepito e previsto nelle fonti comunitarie primarie.
Queste dichiarazioni non si sono però, finora, tradotte in decisioni concrete.
La politica di coesione, che si sta attuando con i fondi strutturali e il criterio che seguono i finanziamenti, prende come unico indicatore il Pil.
Questo è avvenuto sia col la programmazione 2007-2013 che con la Programmazione 2014-2020.
Con riferimento a quest’ultima e all’Italia, la conseguenza è sta che le Regioni meno sviluppate (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia) hanno avuto un finanziamento di fondi europei di 20,5 miliardi; le Regioni in transizione (Abruzzo, Molise e Sardegna) 1,0 miliardi
Le Regioni più sviluppate (le regioni restanti) 7,0 miliardi
Come appare chiaro da questi stanziamenti, la maggior parte delle risorse per ridurre le disparità tra le regioni d’Europa si concentra sulle regioni e sugli Stati membri meno sviluppati. Questi i risultati sul fronte delle politiche di coesione.
Per la Sardegna il fatto che il Pil sia l’unico indicatore è un fatto molto negativo. La nostra isola non è passata da regione in ritardo di sviluppo a regione in transizione perché sono migliorate le condizioni economiche e sociali, ma semplicemente perché l’ingresso dei paesi dell’Est ha abbassato la media del 75% del media del Pil comunitario.
Non ci sono politiche specifiche e risorse verso le regioni insulari; il bilancio europeo ha previsto risorse aggiuntive solo per le regioni ultraperiferiche per un importo totale di 1 387 milioni di euro
Non vi è quindi una risposta reale e concreta nel bilancio comunitario alle richieste avanzate dalle regioni insulari.
È la ragione per la quale le isole maggiori hanno moltiplicato le iniziative.
Da registrare il riconoscimento del Parlamento europeo dell’insularità della Sicilia e della Sardegna
La risoluzione, proposta dall’europarlamentare del Ppe Salvatore Cicu e sostenuta da Michela Giuffrida (Socialisti e democratici), da Verdi, Sinistra Unitaria e Cinque stelle, è stata votata con 495 voti a favore su 693 votanti.
. “Con questa risoluzione si richiama la Commissione europea a dare applicazione all’articolo 174 del trattato sul funzionamento dell’Unione, che riconosce le condizioni di svantaggio per le regioni insulari.
Il 12/5/2017, su proposta di Marie-Antoinette Maupertuis, Assessore della regione Corsa, il Comitato europeo delle regioni (CdR) ha chiesto l'inserimento di una clausola di insularità nella politica di coesione dell'UE per il periodo successivo al 2020.
Da citare ancora il documento comune, firmato il 12 maggio 2017, da Sardegna, Corsica e Baleari per portare all’attenzione dell’Unione europea gli svantaggi derivanti dal fatto di essere delle isole, quindi territori geograficamente separati dal continente.
Con questi documenti le proposte stanno diventando sempre più comuni e condivise.
Per ottenere risultati concreti ci sarà bisogno che la battaglia non si giochi solamente sul versante istituzionale, perché le prospettive non sono incoraggianti a cominciare dal prossimo bilancio europeo.
In assenza di nuove regole, che prevedano una percentuale maggiore di partecipazione degli Stati nazionali, bisognerà fare i conti con le regole attuali e con i nuovi, preoccupanti scenari.
Intanto al bilancio europeo mancheranno, dopo la Brexit, i soldi della Gran Bretagna che era un contribuente netto.
Inoltre ci saranno le nuove priorità dell’immigrazione e della sicurezza che richiederanno maggiori risorse.
Questo significa che diminuiranno le risorse della politica di coesione con la quale si esprime la solidarietà europea verso gli Stati e le Regioni europee in ritardo di sviluppo
Antonio Ladu
Laureato alla Bocconi di Milano in Lingua e Letterature straniere, è stato assistente di Italiano al Liceo Jeanson de Sailly a Parigi. Sindacalista nella Camera del Lavoro di Oristano e nella Segreteria regionale della Cgil. È stato inoltre presidente del Consorzio Industriale e del Sil-Patto territoriale di Oristano.