Nei giorni scorsi il Sindaco di Oristano è intervenuto sui media per riferire sull’attività del primo anno di mandato.
L’intento principale di questo post non è di dare un giudizio su ciò che la Giunta dichiara di aver fatto, ma di rilevare l’assenza non solo del tentativo, ma anche della consapevolezza della necessità che Oristano svolga il suo ruolo all’interno di un quadro provinciale e regionale.
L’intervento del Sindaco si è incentrato, infatti, su un insieme di opere pubbliche puntuali, a se stanti, fuori da una strategia, interventi e strumenti più generali.
Questo dimostra che dal punto di vista istituzionale Oristano continua a non esercita il ruolo di Capoluogo e, di conseguenza, di Città Guida del territorio.
Ho già detto in un altro post che la nostra città vive ripiegata su se stessa e non partecipa alle dinamiche del mondo esterno siano esse istituzionali e politiche che economiche, sociali e culturali.
Sono quindi assenti dal dibattito cittadino i temi dell’Autonomia, della Specialità, della Riforma delle Autonomie locali; tutti temi che hanno o avranno riflessi diretti e diversi a seconda di come si sono conclusi o concluderanno.
Oristano non esercita un ruolo guida neanche dal punto di vista economico. Non vi è dubbio che l’Oristanese pesi poco negli equilibri politici regionali e venga quindi trascurato. Sicuramente non ha ricevuto un flusso di finanziamenti adeguato alle sue esigenze di riequilibrio o quanto meno alla ripartizione teorica territoriale fra i territori della Sardegna nella Programmazione 2007-2013.
Ci si aspettava, quindi, una reazione convinta e decisa per affermare la volontà del territorio di rivendicare il ruolo che gli spetta nel panorama regionale.
Niente di tutto questo, malgrado le informazioni e sollecitazione che, anche dalla nostra Associazione, sono state avanzate per supportare l’azione del territorio.
La mancanza di questa visione, l’incapacità di uscire dalle mura cittadine si è riflettuta anche nelle scelte sulla Programmazione territoriale.
L’Amministrazione precedente aveva mostrato i propri limiti di visione e comprensione di quanto avveniva in Sardegna, perseguendo l’obiettivo di città media. Anche l’attuale Amministrazione ha provato questa strada.
Fallito questo tentativo che ho analizzato in un post precedente, l’attuale Amministrazione non ha capito che, accanto alle scelte cittadine, bisognava impostare una Programmazione territoriale di dimensione provinciale, come hanno fatto tutti gli altri territori della Sardegna: Cagliari e Sassari con la Città e la Rete metropolitana, Nuoro con il Rilancio del Nuorese, il Sulcis Iglesiente con il Progetto Sulcis
Ad Oristano la Programmazione territoriale è consistita nel Progetto Oristano Est, il risultato maggiore della precedente Amministrazione e nel progetto dell’Unione dei Comuni del Sinis, Terra dei Giganti nel quale Oristano dovrebbe vedere finanziato il progetto del Lungomare di Torregrande.
Non solo manca un progetto di dimensione provinciale, ma Oristano e l’Unione dei Fenici non sono stati capaci di fare un progetto unitario che avesse al centro il Porto industriale. È vero che l’obiettivo del Porto, quale scalo crocieristico è importante, ma qual è il progetto di sviluppo complessivo, quali le priorità, quali le opere e le risorse necessarie?
Il fatto è che i diversi ambiti territoriali si sono mossi ognuno per proprio conto; sono in piedi infatti nella nostra provincia 7 progetti territoriali, uno in più della provincia di Nuoro, ben più forte e organizzata della nostra.
Molti daranno un giudizio positivo su questo fatto; qualcosa ricadrà su tutto il territorio provinciale. Il fatto è che, anche perché ci siamo mossi in estremo ritardo, le risorse spartite saranno di gran lunga inferiori a quelle delle altre province e non vi saranno investimenti infrastrutturali di dimensione provinciale.
Se questo succederà, è anche perché i concetti di condivisione e partecipazione dell’Amministrazione mostrano i propri limiti.
Anche su questo versante le risposte sono arrivate rispetto ad opere puntuali; si è agito di rimessa rispondendo ai Comitati cittadini, alle associazioni, agli stessi partiti su singoli problemi.
Questo vale anche per il bilancio partecipato sul quale il giudizio è sicuramente positivo.
Non va dimenticato, infatti, che il bilancio partecipato non ha alcun rapporto, se non puramente teorico, con le scelte generali del bilancio di previsione che non ha visto coinvolti né i cittadini, né le associazioni, né le forze economiche e sociali.
È invece da questa concezione della condivisione e partecipazione che bisogna ripartire per costruire un progetto di sviluppo nell’attuale scenario economico e sociale; un progetto unitario e condiviso e in grado di promuovere una stagione di mobilitazione e di lotte dell’intero territorio provinciale.
Antonio Ladu
Laureato alla Bocconi di Milano in Lingua e Letterature straniere, è stato assistente di Italiano al Liceo Jeanson de Sailly a Parigi. Sindacalista nella Camera del Lavoro di Oristano e nella Segreteria regionale della Cgil. È stato inoltre presidente del Consorzio Industriale e del Sil-Patto territoriale di Oristano.