Com’è noto, oggi non esiste più un’opposizione politica orizzontale, tra destra e sinistra ma una di tipo verticale, tra popolo e chi governa.
I cittadini si sono sentiti abbandonati da chi avrebbe dovuto rappresentarli e tutelarli. Tutti i partiti storici, in modo trasversale, hanno risentito di un forte calo dei consensi dovuto a una base elettorale che, scientemente, ha deciso di voltare le spalle a chi per primo ha mostrato disinteresse per i suoi problemi, le sue paure e ha pertanto deciso di riversare i propri voti scommettendo su un incerto che sapeva, comunque, di cambiamento.
In tutto questo, è innegabile un vero e proprio tracollo del centro-sinistra, parte politica che si è sempre spesa per la tutela dei più deboli, per poi dimenticarli occupandosi di temi che, seppur di grande rilevanza, hanno soppiantato argomenti cari a chi necessitava di rispetto, di maggiore pragmatismo e di politiche di giustizia sociale.
Una Sinistra che ha scordato di occuparsi degli ultimi della società, quelli che non riescono più a mandare i figli a scuola, a pagare le bollette, a condurre una vita dignitosa, ma si è occupata solo della politica dello Stay Human – del restare umani- che io stessa abbraccio e condivido con grande entusiasmo, sia chiaro, ma che non può certo essere l’unico obiettivo da perseguire.
Sono infatti convinta del fatto che si debba coltivarla davvero, questa umanità, alimentando uno spirito solidale che sia comprensivo, empatico nei confronti delle categorie più fragili. In questo senso, un cambiamento nel sentire è necessario e auspicabile, in un momento storico e sociale in cui predominano l’individualismo, l’aridità dei sentimenti e di pensiero e in cui è doveroso lottare contro la ghettizzazione cui una totale assenza di rispetto per i diritti civili, ha costretto tanti esseri umani.
Tuttavia, a un certo punto, ho assistito come tutti a una sorta di cortocircuito. Con il passare del tempo la Sinistra, avvitata nella strenua e legittima difesa dei diritti civili, relativi ad alcune categorie della società, ha lentamente abbandonato i diritti sociali, riguardanti ciascuno di noi, quelli che la nostra stessa Costituzione tutela al fine di abbattere le diseguaglianze, garantendo a tutti il diritto all’istruzione, alla salute, al lavoro, e così via. Una dimenticanza scellerata e imperdonabile, che ha ridotto in cocci un’intera area politica.
La sua missione primaria, quella di migliorare la condizione di tutti puntando ad esempio sull’equità sociale e sulla redistribuzione della ricchezza, è stata soppiantata da una funzione educativa, all’inizio necessaria ma divenuta poi insostenibile quando si è trasformata in una macchina moralizzatrice che ha ostacolato il dialogo e il confronto e ha impedito che si parlasse di tasse, disoccupazione, Sanità, di una quotidianità complessa capace di soffocare, ahinoi, fino alla morte, come la cronaca ci ricorda fin troppo spesso.
C’è una parte del popolo che si è sentita dimenticata e ha capito che, forse, non sarebbe più arrivato il momento in cui poter godere della meritata attenzione immersi com’erano, i politicanti, nei propri pensieri sfumati e approssimativi e in tutta una serie di problematiche che devono essere trattate ma non in modo unico ed esclusivo.
La disperazione, la paura, la solitudine, la necessità di ricevere soluzioni immediate che aiutino ad andare avanti, per essere comprese fino in fondo, devono essere vissute. Quando, nella percezione dell’esistenza, si verifica uno scollamento tra chi soffre e chi lo rappresenta, la soluzione non può che essere quella di rinnegare quella parte che non fa nulla per aiutarti, cercando sostegno altrove.
Oggi – e qui mi riferisco a tutti i partiti, da destra a sinistra, passando per il M5S – l’assenza di lungimiranza politica che pianifica e programma, ha lasciato il posto alla brama di potere e al suo mantenimento. Con questo fine si è pensato di trattare, di volta in volta, solo l’argomento che in un preciso momento permette di ottenere consensi e di strumentalizzare le ansie dei cittadini. Non c’è più progettazione ma una politica che si guarda intorno, intuisce un tema di interesse e si affretta a trattarlo sui social e nelle piazze con l’unico intento di rimanere visibile, di conservare i propri consensi. Non esistono più i valori e gli ideali della politica, le sedi di partito, luoghi di confronto diretto. Adesso tutto si riduce a un botta e risposta su internet.
La mancanza di fiducia in un presente statico e in un futuro troppo incerto fa crescere paura, malcontento e intolleranza, che sfociano in un’ondata d’odio. Un processo lento ma in continua evoluzione, prodotto di decenni di frustrazioni e di malessere inascoltati. Malessere espresso con l’astensionismo e una critica dura nei confronti dei politici, in un convulso tutti contro tutti che spaventa ma che potrebbe rappresentare solo l’inizio di una fase della quale non abbiamo ancora percepito fino in fondo tutti i possibili risvolti negativi.
Ci pensino su i vecchi partiti, i loro leader, le consorterie. Pensino a quali sono le loro vere responsabilità e le affrontino. Per il bene di un Paese che grida aiuto e ha il diritto di essere ascoltato, compreso e sostenuto.
Elisa Dettori