Gli ultimi dieci anni hanno mutato, in modo profondo, il modo di vivere e di intendere la protezione sociale nei paesi occidentali.
A causa degli effetti della globalizzazione, dell’automazione e della informatizzazione, il mondo del lavoro non garantisce più la piena occupazione, la continuità del lavoro e la giusta retribuzione.
La globalizzazione ha indirizzato le aziende a spostare gli stabilimenti produttivi verso le aree con minore prezzo del lavoro e incidenza fiscale.
L’automazione, con l’utilizzo sempre più rilevante della robotica, ha cancellato milioni di posti di lavoro diventati inutili. L’informatizzazione ha reso possibile trasferire online un gran numero di operazioni che prima venivano svolte con il lavoro umano.
Banche, assicurazioni, attività del terziario e della pubblica amministrazione stanno mutando il modo di operare, espellendo un numero crescente di lavoratori. Anche nel settore industriale le aziende occidentali stentano a mantenere il primato e la Cina ha piazzato tre sue aziende tra le prime dieci del mondo, secondo la classifica annuale di Fortune. Secondo una recente indagine del centro studi Mc Kinsey, seicento milioni di cittadini occidentali hanno perso potere di acquisto e protezione sociale dal 2005 ad oggi.
Purtroppo l’Italia si mette in luce per il primato negativo, infatti il 97 per cento delle famiglie ha subito un peggioramento del reddito e delle condizioni di vita. I più colpiti dalla crisi sono i giovani, che stentano a completare gli studi e a trovare una collocazione adeguata nel mondo del lavoro.
Il rapporto Mc Kinsey, Più poveri dei genitori? Una nuova prospettiva dell’ineguaglianza dei redditi, afferma che, se la crisi dovesse prolungarsi, la percentuale delle famiglie occidentali in arretramento potrebbe salire dall’attuale 60 per cento ad oltre l’ottanta per cento.