La Programmazione territoriale è strettamente legata alla riforma delle Autonomie locali ed, in particolare, alle funzioni e agli ambiti territoriali degli Enti Locali.

La Legge di Riforma ha definito la complessa articolazione degli ambiti territoriali in questo modo: ambito territoriale ottimale, città Metropolitana, rete Metropolitana, città media, rete urbana, ambiti territoriali strategici.

Non vi è dubbio che la Legge di Riforma ha complicato e non semplificato l’assetto istituzionale.

La causa principale risiede in una contraddizione non risolta; da un lato la legge, partendo dal presupposto che le Province saranno definitivamente abolite, le spoglia di funzioni, risorse e personale;dall’altro viene istituita la Provincia Città metropolitana di Cagliari, vengono confermate le provi nce storiche e se ne aggiunge un’altra, quella del Sud Sardegna.

In questo modo non viene risolto un problema che non può essere eluso, quello di chi eserciti le funzioni di area vasta, in particolare le funzioni di sviluppo economico e sociale e di pianificazione strategica.

Questo nodo risalta immediatamente leggendo la definizione di “ambito territoriale strategico contenuta nella legge di riforma: “f) per “ambiti territoriali strategici” , si intende gli ambiti di esercizio delle funzioni di area vasta nei quali la Regione, a seguito della definitiva soppressione delle province, esercita direttamente o per il tramite di propri enti o agenzie, o con delega agli enti locali, le funzioni in materia di sviluppo economico e sociale e di pianificazione strategica”.

Questa definizione è rimasta lettera morta in quanto significherebbe, se applicata, che la Regione assommerebbe sempre di più funzioni non solo di legislazione programmazione e controllo, ma anche funzioni di gestione di area vasta

Questa situazione di incertezza non riguarda la Provincia Città Metropolitana di Cagliari che, istituita con l'art. 17 della legge Regionale 4 febbraio 2016, n. 2, e subentrata dal 1° gennaio 2017 alla Provincia di Cagliari, mantiene, anzi allarga, le funzioni che esercitava come vecchia provincia: piano strategico triennale; pianificazione territoriale generale (comprese reti e infrastrutture); servizi coordinati di gestione dei servizi pubblici; sviluppo economico e sociale.

Le altre province non hanno più queste funzioni; con quali conseguenze?

La principale è che i territori non accettano l’accentramento di poteri e risorse nella Regione e nella Città metropolitana e si muovono di conseguenza, col rischio di confusioni e conflitti territoriali.

La Provincia di Sassari ha creato la Rete metropolitana del Nord Sardegna secondo le previsioni della legge n. 2: si intende “per “rete metropolitana” l'unione di comuni costituita da almeno due città medie contermini, la popolazione delle quali sia superiore a 150.000 abitanti e nel cui territorio siano presenti sistemi di trasporto, quali porti e aeroporti, di interesse nazionale; alla rete metropolitana possono aderire uno o più comuni contermini tra loro o con le città medie”.

Come altri penso che la Rete metropolitana del Nord Sardegna non abbia un senso logico, che sia stata creato per controbilanciare il potere della Città Metropolitana di Cagliari e per attingere alle risorse della Programmazione territoriale, come si accinge a fare.

Presenta inoltre alcuni rischi: è un Ente locale come le Unioni e quindi ha funzioni conferite di cui non è titolare per legge; abbandona al proprio destino le aree interne della Provincia di Sassari; avalla ancora il processori distacco della Gallura che si muove compattamente per diventare Provincia.

La Provincia di Nuoro riafferma il proprio ruolo guida nel territorio sotto la rivendicazione delle zone interne ed è stata in grado con il Piano di rilancio del Nuorese di interpretare le rivendicazioni dell’intero territorio della Provincia.

Le Province più deboli risultano quelle di Oristano e del Medio Campidano. A parte il Sulcis ,interamente impegnato nell’attuazione del Piano Sulcis, gli altri territori della due province sono interamente dipendenti dalla Regione che decide tempi, modi, risorse della Programmazione territoriale.

Quello che ho descritto è un processo complicato e tortuoso che risolverà i probemi attraverso accordi fra la Regione e i territori più forti fino a che non sarà risolto il problema della definizione dell’ambito territoriale strategico.

Poiché sono convinto che saranno le Province ad assumere questo ruolo, nei prossimi giorni analizzerò i risultati della Programmazione Territoriale Provincia per Provincia anche per valutare le ricadute nei diversi territori della Sardegna.

Antonio Ladu

Laureato alla Bocconi di Milano in Lingua e Letterature straniere, è stato assistente di Italiano alLiceo Jeansono de Sailly a Parigi. Sindacalista nella Camera del Lavoro di Oristano e nella Segreteria regionale della Cgil. È stato inoltre presidente del Consorzio Industriale e del Sil-Patto territoriale di Oristano.