Civiche sono quelle liste che si formano grazie all’unione di cittadini che appartengono alla società civile e che si aggregano per impegnarsi per il proprio territorio, scevri da condizionamenti prettamente politici.
Nascono quindi in antitesi rispetto a quelle classiche, dominate dal sistema partitico, per le quali ogni candidatura è irrimediabilmente paracadutata dall’alto. Le persone decidono, in maniera spontanea, di spendersi per il bene della propria città, Regione, Paese.
È consuetudine supportare una lista politica con delle liste civiche, troppo spesso debolmente tali poiché, in esse, trovano facile approdo coloro i quali hanno capito che, forse, rischierebbero di perdere consensi candidandosi sotto il simbolo di reale appartenenza e trovano quindi, nel prendere le distanze da ciò che rappresenta, la via più breve per tentare un’elezione o, in molti casi, una rielezione.
Deve essere chiaro a tutti che se, tra i candidati, troviamo i nomi di persone che hanno già ricoperto incarichi e possiedono un’identità politica ben definita, le presunte liste civiche sono solo una facciata e sono strumentalizzate affinché diventino scudo di protezione per politici di professione che provano imbarazzo nel candidarsi con il partito al quale appartengono e tentano, in qualche modo, di ripulirsi l’immagine, migrando verso nuovi lidi. Non certo un’abile mossa in un territorio piccolo come il nostro, in cui è ancora più facile conoscere i loro percorsi, le loro storie.
Pertanto non basta quella singola parola, “civica”, per nobilitare l’esistenza di liste che, pur utilizzando nomi a volte accattivanti, capaci di catturare l’interesse degli elettori, nascono con il precipuo intento di nascondere delle imperfezioni che, in verità, un trucco talmente approssimativo non riesce nemmeno a coprire bene.
Queste liste sono spesso l’ultimo rifugio per qualche big locale che vi aderisce, sia ben chiaro, non certo per pura filantropia o spirito di servizio.
Mi riferisco a persone che non formulano ragionamenti articolati che conferiscano dignità alle loro decisioni e azioni ma a individui che si abbandonano al mero calcolo o che, in alcuni casi, provano ad aggirare la regola del limite dei mandati, nata per evitare che i politici possano mettere radici nelle istituzioni ma che, nella realtà dei fatti, può essere elusa sia grazie alle deroghe interne concesse dai propri partiti, sia per mezzo della possibilità di un riciclo sotto mentite spoglie, come appena scritto.
Affinché una lista civica possa essere credibile, deve portare avanti candidati nuovi, non del tutto avulsi dal tema della politica, certo,ma nemmeno con un’esperienza pluridecennale nelle istituzioni o il suo stesso principio fondante viene meno.
Soprattutto in un periodo di forte crisi che lambisce le sorti degli attuali partiti, il civismo è un argomento più che mai serio. Quindi sia sempre concesso ampio spazio a chi, senza bandiere, vuole impegnarsi per i propri territori in modo pulito e aspira ad avere la possibilità di diventare protagonista. È giusto garantire un’apertura alla società civile, in questo senso.
Ma ne stiano lontani i professionisti della politica e abbiano il coraggio – o, all’uopo, quantomeno la furbizia – di allontanarsi per tempo da un progetto, quando in questo non si riconoscono più, per intraprendere un percorso di onestà e coerenza, agendo sul campo e facendosi conoscere come portatori di nuove idee e di nuovi progetti. Ché gli elettori non pretendono che i loro riferimenti non cambino mai idea ma vogliono che, perlomeno, gli si porti rispetto per il valore che si impegnano a conferire ancora, nonostante tutto, all’esercizio del diritto di voto.
Insomma, si può provare a dare il giusto valore a quell’essere onorevoli, traendo prestigio da ciò che si fa e da come ci si comporta e non perché un’elezione permette di fregiarsi di un appellativo che, in troppi, hanno contribuito a svuotare di senso?
Elisa Dettori