L’introduzione si è incentrata sui seguenti punti.
Scenario di riferimento
Il contesto nel quale si affrontano oggi i temi dell’inclusione sociale sono fortemente mutati rispetto al passato. Gli elementi caratterizzanti sono la globalizzazione e l’aumento delle diseguaglianze e la rivoluzione tecnologica industriale che sta producendo una netta divisione nel mercato del lavoro tra i privilegiati e i precari. Le condizioni di povertà legate ieri essenzialmente alla disoccupazione, si sono modificato con l’ampliarsi del lavoro precario e a tempo parziale.
Sono, quindi, necessarie nuove politiche basate sul potenziamento del settore pubblico, utilizzando la spesa per combattere le diseguaglianze.
L’obiettivo è il passaggio dall’inclusione passiva a quella attiva rendendo effettivo il diritto delle persone ad essere parte attiva ed integrante della comunità.
Per raggiungere questo obiettivo vi è la necessità di integrazione delle politiche, degli interventi e delle risorse a a tutti i livelli.
Nelle attuali politiche nazionali e regionali, forse per la prima volta, vi è il tentativo di integrare le politiche di coesione.
Le politiche più importanti sono le seguenti
Interventi per la disabilità e la non autosufficienza
È l’intervento che richiede maggiori risorse, per la maggior parte con fondi regionali per circa 200 milioni annui su un totale per gli interventi relativi all’inclusione sociale di circa 350 milioni di euro.
Interventi di sostegno al reddito
Sono il Rei nazionale e il Rei regionale.
Su questi strumenti hanno relazionato Gianni Pernarella e Paola Pinna, i cui interventi saranno pubblicati nei prossimi giorni. Io mi sono limitato ad osservare che, per la prima volta, si introducono misure universali di contrasto alla povertà, anche se di entità insufficiente e non strutturali.
Progetti di innovazione sociale
È una forte innovazione perché si fa leva su progetti inclusivi territoriali
A Livello nazionale lo strumento più importante per queste politiche è il Bando per la riqualificazione delle periferie a cui Oristano ha partecipato col progetto Oristano Est. Meno importante, ma pienamente in questa logica è il Bando Sport e periferie al quale il Comun di Oristano intende partecipare.
A livello regionale sono stati approvati i progetti integrati territoriali di Cagliari, Sassari ed Olbia che sono gli unici centri finanziati nell’ambito delle politiche urbane.
Oristano deve però recuperare un grande ritardo nel ricorso alle politiche urbane regionali. Lo può fare in due modi: mettendo in piedi un progetto specifico territoriale per la città di Oristano e inserendosi in altri progetti territoriali, con una grande attenzione ai temi dell’inclusione sociale.
Ridisegnare la governance dell’inclusione
È necessario ridefinire ruolo e funzioni delle istituzioni, dei privati del terzo settore alla luce del contesto attuale e della riforma delle autonomie locali e del terzo settore.
Rilanciare i Plus come luogo di programmazione, organizzazione dei servizi alla persona e di integrazione istituzionale e operativa fra tutti i soggetti pubblici e privati, del terzo settore. Su questo obiettivo vi sono risorse del PON Inclusione (grazie al quale saranno assunte 13 assistenti sociali), ma anche regionali.
Qualificare il personale che opera nei servizi sociali, nel lavoro, nella scuola e nella formazione
Rafforzamento del ruolo di programmazione, coordinamento, monitoraggio, valutazione e controllo anche attraverso la realizzazione del Sistema informativo del welfare in collaborazione tra Regione ed Enti Locali.
Antonio Ladu
Laureato alla Bocconi di Milano in Lingua e Letterature straniere, è stato assistente di Italiano al Liceo Jeanson de Sailly a Parigi. Sindacalista nella Camera del Lavoro di Oristano e nella Segreteria regionale della Cgil. È stato inoltre presidente del Consorzio Industriale e del Sil-Patto territoriale di Oristano.