L’obiettivo di questo Post è di rendere noti i risultativi una mia ricerca tesa a verificare in che modo il sistema della medicina tradizionale si fosse inserito in un contesto sociale e culturale profondamente diverso da quello di appartenenza. Sappiamo, infatti, che quella che comunemente chiamiamo medicina popolare altro non è che l’insieme dei saperi e delle pratiche attraverso le quali il mondo agropastorale faceva fronte alle situazioni di salute/malattia, cioè costituiva il sistema medico di un preciso contesto socio-economico e culturale.
Sappiamo tutti che a partire dalla fine della seconda guerra mondiale ha avuto inizio in tutta Europa, e quindi anche in Sardegna, un profondo processo di trasformazione economica e sociale, che è andato via via imponendosi sostituendosi al mondo contadino e pastorale, al punto che oggi le nuove generazioni, quelle che si sono formate secondo lo stile di vita dell’attuale società dei consumi, messe di fronte a documenti che ripropongono le condizioni e lo stile di vita della realtà agropastorale, resterebbero quanto meno incredule, tanto è stato profondo il cambiamento. Ma stupore e incredulità troviamo anche in quelle persone che, essendo nate e cresciute in piena società agropastorale, hanno avuto la sorte di inoltrarsi con gli anni fino ai giorni nostri.
In effetti, da qualsivoglia aspetto si guardi oggi la società sarda, gli elementi innovativi emergono con una evidenza tale da non lasciare dubbi di sorta sulle dimensioni, la capillarità e la prospettiva del processo di cambiamento. A ragione, si parla ormai di un vero e proprio cambiamento epocale e per la Sardegna in particolare di “catastrofe antropologica”.
Tuttavia, a fronte di questo profondo processo di cambiamento, permangono nella nostra isola usi, costumi e forme di vita materiale espressione di una tradizione locale ancora viva, che consentono di parlare della Sardegna come di una delle regioni italiane ed euromediterranee più conservative.
Sotto questo profilo, particolarmente interessante risulta la situazione attuale in Sardegna per quanto riguarda la gestione delle situazioni di salute/malattia. Infatti, da un lato la medicina ufficiale si è affermata in maniera capillare, perseguendo risultati di grande importanza per la popolazione sarda. Tuttavia, dall’altro, persiste, e in misura non trascurabile, il ricorso da parte di persone di ogni rango e categoria sociale all’intervento dei guaritori tradizionali, per prestazioni terapeutiche sia di carattere empirico che magico.
All’interno di questo nuovo contesto sociale, economico e culturale, che cosa è cambiato e cosa non è cambiato nel sistema della medicina tradizionale?
Per quanto riguarda la struttura:
Intanto diciamo che manca quella competenza diffusa relativa alle patologie minori, per quanto riguarda le malattie da raffreddamento e disturbi gastrointestinali di lieve entità, per le quali in genere si trovava il rimedio all’interno della famiglia, nel senso che vi era sia la persona esperta che sapeva come intervenire, sia la disponibilità dell’elemento farmacologico appropriato.
Mancano le figure specifiche del sistema medico tradizionale: la donna esperta del parto, sa meiga, il flebotomo, sa spiridada. E mancano per un motivo tanto semplice quanto evidente: l’affermazione capillare del sistema sanitario della società industriale, cioè quella che è per noi oggi la medicina ufficiale.
Manca la farmacia collettiva.
Per quanto riguarda le dinamiche:
è venuto meno completamente il fenomeno della diagnosi diffusa;
per quanto riguarda l’apprendimento delle competenze, mentre prima si diventava guaritori spesso in età giovanissima, attualmente i guaritori giovani sono una percentuale minima;
i guaritori fanno difficoltà a trovare la persona adatta;
le modalità di trasmissione in linea di massima si sono conservate, anche se per certe patologie si registra una qualche confusione. Valga come esempio quanto succede per la trasmissione delle competenze per la medicina dell’occhio. C’è chi sostiene che la trasmissione può avvenire solo in favore di una persona più piccola e che questa non può praticare finchè chi gliel’ha trasmessa non smette di praticare o non muore; se la giovane pratica quando la detentrice è in vita la terapia non è efficace; ma c’è anche chi sostiene che, invece, chi la riceve può praticare comunque con efficacia; se la competenza viene trasmessa ad una persona più grande chi la trasmette perde ogni potere, ma c’è chi sostiene che conserva ancora l’efficacia. La trasmissione della competenza ad una persona più grande»»»
I tipi di terapia.
Vengono ancora praticati tutti i tipi di terapia propri della medicina popolare:
- la terapia magica pura – nella quale l’intervento del guaritore consiste nella recitazione dei brebus e/o nel passare la mano a croce sul malato;
- la terapia magica mista – nella quale accanto alla recitazione dei brebus e ai segni di croce sono presenti elementi di natura vegetale o animale, usati inequivocabilmente in chiave magica;
- la terapia empirica pura – nella quale l’intervento prevede esclusivamente l’uso di elementi di natura vegetale e/o animale senza nessun riferimento di carattere magico;
- la terapia empirica con elementi magici – nella quale l’azione terapeutica è svolta da elementi di natura vegetale e/o animale, mentre la componente magica ha una funzione complementare.
Nando Cossu
Laureato in Storia e Filosofia all’Università di Cagliari, ha conseguito il diploma di Specializzazione in Studi Sardi con una tesi sulla medicina popolare in Sardegna. La medicina popolare e la cultura materiale dell’isola hanno costituito l’ambito principale della sua ricerca. Insegnante e dirigente scolastico, ha curato per la comunità Arci-Grighine la sezione del Piano di sviluppo socio-economico dedicata alle tradizioni popolari e alla cultura popolare e si è dedicato all’allestimento e alla cura del Museo del giocattolo di Ales. Per quanto concerne la medicina popolare, oltre a vari articoli, ha pubblicato il volume “Medicina popolare in Sardegna. Dinamiche, operatori, pratiche empiriche e magiche”, Carlo Delfino Editore, Sassari, 1996 (presentazione di Enrica Delitala) e “A luna calante. Vitalitàe prospettive della medicina tradizionale in Sardegna “, Argo, Lecce, 2005 (presentazione di Giulio Angioni). L’ultima pubblicazione è stata “L’amore negli occhi. ” Rapporti fra i sessi e formazione della coppia nella società agropastorale sarda “, Carlo Delfino Editore, Sassari, 2014.