Dopo il progetto sardista, il 7 Aprile 1946, appariva un altro schema di progetto di Statuto redatto dall’avvocato Castaldi. Due settimane dopo veniva approvato dagli organi ufficiali della democrazia cristiana di Cagliari e Nuoro.

Questo testo fu redatto tenendo conto di quello sardista, dello Statuto della Valle d’Aosta (già in vigore) e di quello della quello della Sicilia allora in discussione.

Anche questa bozza presentava rilevanti motivi di interesse.

Come il progetto sardista, anche questo concerneva la disciplina dei rapporti fra Stato e Regione e rimandava ad un secondo momento l’Ordinamento interno della Regione.

Stessa visione per l’Ordinamento interno della Regione che doveva essere improntato ai principi dell’Autonomia e del Decentramento e prevedeva, come conseguenza automatica dell’Autonomia, la soppressione delle Province.

Se ne differenziava invece per la scelta decisamente autonomistica, mentre nel progetto sardista l’Autonomia era un’ opzione da adottare se non fosse passata la concezione federalista dello Stato.

Si voleva, infatti, sostenere le legittime rivendicazioni del popolo sardo lasciando “però allo Stato il pesante fardello degli oneri più gravi d obbligandolo ad aiutare ancora l’Isola”.

In ogni caso il progetto era decisamente autonomista, tanto che venivano decisamente adottati una serie di disposizioni presenti nello schema di Statuto siciliano che, come si vedrà nel Progetto allegato, sono segnate con una S.

Limitandomi ad alcune osservazioni si prevedeva che il Presidente Regionale rappresentasse nella Regione anche il Governo dello Stato, a lui spettavano tutte le mansioni che le leggi vigenti attribuivano al Prefetto e al Presidente della Deputazione Provinciale, partecipava con rango di Ministro al Consigliodei Ministri, le funzioni di competenza esclusiva della Regione erano molto amoie, così come quelle di competenza limitata, il Presidente della Regione provvedeva al mantenimento dell’ordine pubblico per mezzo della Polizia dello Stato che dipendeva, in Sardegna, dal Governo della Regione, le leggi nazionali, da applicare in Sardegna, erano soggette a norme regolamentari decise dal Consiglio Regionale.

Per quanto riguardava il regime doganale si prevedeva che esso fosse di sclusiva competenza dello Stato e si puntava a facilitazioni speciali finalizzate soprattutto a favorire le attività produttive della Regione. Si chiedevano inoltre due punti franchi: uno a Cagliari e uno a Portotorres.

Le entrate finanziarie della Regione non venivano quantificate, ma si affermava che esse doveveno discendere da un accordo fra Stato e Regione, tenendo conto della capacità contributiva del popolo sardo.

Antonio Ladu