In questo post si elencano, schematicamente, alcune informazioni sullo stato di salute socio-economica della Sardegna, per poi avanzare delle proposte.
I problemi
La Sardegna è una Regione con moltissimi problemi, acuiti nel periodo della crisi economica e di difficile risoluzione. Nelle ultime settimane, sono state pubblicate nei giornali italiani diverse informazioni in merito alle seguenti criticità:
- Un progressivo spopolamento dell’isola, con particolare riferimento alle aree interne, nelle quali anche i servizi essenziali sono sempre meno presenti e l’età media avanza vorticosamente (ricerca Cresme).
- Un elevato tasso di disoccupazione, solo parzialmente compensato daun gran numero di contratti a tempo determinato, solitamente concentrati nella stagione estiva (dati Crenos).
- Una dinamicità economica limitata alle province di Cagliari e Olbia. Oristano è la peggiore provincia d’Italia relativamente alle nuove imprese nate (datiSvimez/Sole 24 ore).
- Una qualità dell’istruzione bassissima. Il report sugli esiti dei test INVALSI degli alunni vedono la Sardegna agli ultimi posti sulla conoscenza della lingua italiana e della matematica (dati Invalsi).
- Un inadeguato grado di scolarizzazione. La quota di diplomati è tra le più basse in Italia, così come quella di laureati. La dispersione scolastica, nonostante i grandi sforzi degli ultimi anni, ha uno dei valori più alti del panorama nazionale (dati Istat).
- La spesa pubblica è tra le più alte d’Italia in relazione al numero degli abitanti e la seconda in relazione al PIL. Se da un lato tale dato è compensato dal fatto che la Sardegna è la terza regione per estensione e una di quelle meno densamente popolate, appare evidente che tale dato dà informazioni sull’economia asfittica del territorio, che si basa prevalentemente sulla spesa pubblica (dati Ragioneria Generale dello Stato).
Lo sviluppo locale. L’approccio sistemico
Tutte le criticità elencate sono problemi del sistema Sardegna, che hanno le loro specificità territoriali ma che vanno affrontati nel loro complesso. La Sardegna risulta essere molto malata e non basta un brodino caldo, serve invece una terapia che tenga conto di Cagliari e Olbia, aree di avanguardia dell’economia isolana, ma anche dei centri di medie dimensioni e dei paesi dell’interno. Una progettazione di sistema, che punti a salvare tutti e non solo i centri più importanti.
In particolar modo non funzionano le sole ricette economiche. Spesso si confonde il concetto di sviluppo locale con il mero dinamismo economico (crescita del reddito e dell’occupazione).
A tal proposito si cita un passaggio di Carlo Trigilia:
“Il dinamismo può essere il prodotto di un investimento nell’industria, o nei servizi privati e pubblici che resta però isolato, non si traduce in sviluppo locale, e come tale è soggetto all’accresciuta volatilità legata alla globalizzazione. Lo sviluppo locale si basa invece sull’accrescimento delle “capacita” radicate di un territorio, sia sotto il profilo delle conoscenze specializzate che delle risorse relazionali che legano gli attori locali. In questo senso non cresce lo sviluppo locale se non aumenta il protagonismo dei soggetti locali -pubblici e privati -, e la loro capacità di governo del territorio per accrescere i beni collettivi e quindi le economie esterne.”
Detto in altre parole, è necessario invertire il concetto, sostituire l’idea di sviluppo del territorio con quella di territorio dello sviluppo, nel quale i protagonisti siano artefici diretti del proprio destino e siano in grado di produrre azioni progettuali armoniche e adatte alla vocazione territoriale, evitando progetti di industrializzazione calati dall’alto.
Solo attraverso un dialogo e una progettualità di sistema è possibile invertire la tendenza, con la partecipazione di tutti gli attori: gli organi istituzionali, le associazioni di categoria e i sindacati,i soggetti privati. Un progetto, per essere tale, deve contenere le seguenti informazioni:
- la Mission – la declinazione dello scopo dell’azione che si intende svolgere.
- gli Attori coinvolti – la definizione dei protagonisti dell’azione e del ruolo di ciascuno.
- gliStrumenti – quali sono le risorse e a disposizione, quali quelle reperibili, gli strumenti giuridici e quelli sociali utilizzabili per il perseguimento degli obiettivi.
- la modalità di esecuzione – stabilire l’operatività del progetto, definendo fasi, correlazioni, complementarietà e subalternità.
- i valori attesi – individuazione di indicatori di risultato e di valori attesi degli stessi a seguito del compimento delle azioni progettuali.
- le modalità di misurazione degli esiti – per verificare il grado di successo del progetto.
Non basta, insomma, proporre e implementare buone politiche, è necessario invece collegare lo sforzo di tutti gli attori in campo, al fine di raggiungere un fine comune, condividendo valori, competenze e modalità operative.
Una proposta
Si è detto che per risolvere i problemi della Sardegna occorre un approccio sistemico, che coinvolga tutti i protagonisti del territorio per l’elaborazione di politiche coordinate. In questa sede, dunque, lungi dal voler elaborare un progetto così ambizioso, si cercano di tratteggiare alcuni dei principi su cui fondare la missionche guidi tale progetto, attraverso l’individuazione di obiettivi macro da perseguire
Il primo obiettivo è, inevitabilmente, di tipo economico. È necessario incrementare la quota di PIL prodotta dall’azione dei privati – attraverso azioni che incentivino l’iniziativa imprenditoriale – nonché rendere più produttiva la consistente spesa pubblica. Occorre dunque ridefinire il concetto di razionalizzazione, non in senso di riduzione della spesa, ma di riduzione dei costi a parità (o se possibile incremento) di spesa pubblica.
Il secondo obiettivo è di tipo infrastrutturale.Strade, ferrovie, aeroporti, ma anche reti – energetiche, telematiche e commerciali. Solo con un sistema infrastrutturale adeguato i cittadini non sono spinti alla fuga dalle zone interne.
Il terzo obiettivo è relativo all’istruzione. Nonostante il grande sforzo già profuso per il miglioramento della qualità delle scuole e per il contrasto alla dispersione scolastica, c’è ancora molto da fare. È importante che i bambini che entrano a scuola oggi dispongano di una istruzione primaria e secondaria all’altezza degli altri bambini italiani. La disparità della qualità dell’istruzione non è solo nel confronto con il resto d’Italia, ma anche all’interno del territorio regionale. Nelle zone più in difficoltà la qualità dell’istruzione è ancora più importante.
Riccardo Scintu
Ha conseguito nel 2010 il Dottorato di Ricerca in Scienza Politica presso l’Università di Bologna, sede di Forlì. Laureato nel 2006 all’Università di Bologna in Scienze dell’Organizzazione e del Governo. Opera in numerosi enti locali della Sardegna come componente esterno di organismi di valutazione delle performance e come consulente sulle tematiche dell’organizzazione e della gestione delle risorse umane.