di Giampiero Vargiu
In vista del Festival che l’Associazione Oristano e Oltre sta organizzando per i giorni dal 4 a 6 novembre, ho scritto più volte che abbiamo preso spunto, in particolare, dal saggio di Luciano Floridi “Il verde e il blu”. Questo saggio contiene molte proposte interessanti in vista della progettazione di una Società equa e sostenibile nell’epoca del digitale, dell’intelligenza artificiale e dell’Internet delle Cose: il “verde” del mondo della vita, in tutti i suoi aspetti, sociale, culturale ed economico e ambientale e il “blu” della Società Digitale. Creando una sinergia tra questi due aspetti, all’interno di una infrastruttura etica adeguata, sarà possibile progettare una Società equa e sostenibile, che non sia travolta e resa schiava dalla potenza del digitale.
Luciano Floridi nei suoi saggi (“La quarta rivoluzione”, “Pensare l’infosfera” e “Il verde e il blu”) scrive delle conseguenze della cosiddetta rivoluzione digitale, legata, soprattutto, alla Intelligenza Artificiale (AI).
Tale rivoluzione cognitiva ha eliminato l’ultima illusione di primazia dell’uomo, che:
– prima della rivoluzione copernicana viveva sè stesso come il soggetto al centro dell’universo;
– prima della rivoluzione darwiniana percepiva sè stesso come il dominatore incontrastato del pianeta;
– prima della dottrina freudiana riteneva ancora di avere il pieno controllo del proprio pensiero.
Con la rivoluzione digitale e la successiva immersione in un nuovo ambiente chiamato Infosfera, l’uomo perde anche la convinzione di essere il controllore delle informazioni, considerato che i software, esseri non intelligenti ma terribilmente performanti, sono in grado di controllare le informazioni in maniera centinaia di volte più efficienti dell’uomo.
“Non lavorerai mai più con fatica“
Riguardo al tema del digitale ho trovato interessante due pezzi apparsi nella pagina 30 “Cultura” de LA STAMPA del 21 agosto scorso.
Il primo dal titolo “Non lavorerai mai più con fatica” e dal sottotitolo “Elon Musk presenta il suo robot umanoide. Si chiamerà Optimus e ci libererà da ogni noia”, è a firma di Simona Siri. Il secondo, è a firma del filosofo Maurizio Ferraris, con il titolo “L’automazione, via senza ritorno, va governata e non demonizzata”.
Nel primo pezzo, Simona Siri scrive della presentazione a Palo Alto da parte Elon Musk, Ceo di Tesla, durante la seconda edizione di AI (Artificial Intelligence) Day, del progetto di robot umanoide, il cui prototipo dovrebbe essere pronto entro il 2022.
Lo Stato sociale finanziato dalla tassazione dai proventi del digitale, dell’intelligenza Artificiale, dei robot
“Sarà alto poco più di un metro e settanta, peserà 60 chili e al posto della faccia avrà uno schermo. Potrà trasportare 56 chili e muoversi alla velocità di otto chilometri all’ora. A lui potremo chiedere cose come “vai al supermercato e portami questi prodotti”, oppure “per favore prendi quel bullone e attaccalo alla macchina con quella chiave inglese”. Si chiamerà Optimus.”
“Un robot bipede per uso generale in grado di eseguire compiti non sicuri, ripetitivi o noiosi”, ha continuato Elon Musk, secondo il quale nel futuro “il lavoro fisico sarà una scelta: lo farà solo chi vorrà farlo”.
Musk sembra voler dire che oggi l’uomo può superare la condanna inflittagli da Dio con la frase della Genesi “Ti guadagnerai il pane con il sudore della fronte”.
L’intelligenza artificiale ha dimostrato di avere una capacità computazionale di gran lunga superiore agli umani, basta pensare che, se non abbassiamo il livello di difficoltà, nel gioco degli scacchi vince facilmente sempre, anche con i più forti al mondo. Però sono macchine, come dice Luciano Floridi, “stupide come una caffettiera”, sono ancora molto indietro rispetto alle capacità generali anche di un bambino di tre anni. Le applicazioni dell’Intelligenza Artificiale (IA) e della robotica si limitano oggi a azioni elementari in ambienti semplici. Musk promette molto, è stato capace di interessanti realizzazioni sulla mobilità elettrica e sulla mobilità nello spazio (i vari modelli Tesla e Space X), ma ha fallito in vari casi.
Nel secondo pezzo, Maurizio Ferraris, nel commentare la notizia, scrive “Cosa dobbiamo fare? Prima di tutto non cadere nella rappresentazione edenica di un mondo di libertà illimitate. Le possibilità che “chi vuole”, genericamente, possa continuare a fare un lavoro fisico, sono poco più numerose che la possibilità di andare nello spazio insieme a Musk. Ma, al tempo stesso, lasciando da parte queste visioni pubblicitarie, legittime per chi le propone, ma meno per chi ci crede, si tratta di capire che l’automazione è una via senza ritorno, che va governata invece che demonizzata”.
In particolare, Ferraris mette in evidenza il fatto che, quando navighiamo sul web, clicchiamo, condividiamo, mettiamo i “mi piace”, interpelliamo un assistente vocale, riceviamo dei servizi utili, ma ne rendiamo di ben più utili alla piattaforma, sulla quale interagiamo e che potrà ricavarne risorse enormi in termini di informazioni e di risposte che consentono il miglioramento dell’intelligenza artificiale.
La morale è che a Musk, come a tutti i padroni del digitale, dei Social Network e, più in generale, dell’intelligenza artificiale, interessano moltissimo i nostri atti, perché sono un capitale che può generare notevoli fortune economiche con le ulteriori possibilità di automazione, che si rendono possibili con il miglioramento degli algoritmi che stanno alla base dell’intelligenza artificiale. Sarebbe, quindi, una scelta saggia affrontare il tema del digitale e della intelligenza artificiale con razionalità, senza perderci in visioni distopiche del futuro. Un modo molto intelligente di porsi dovrebbe essere quello di presentare il conto alle piattaforme, per generare, con le risorse ottenute con una tassazione adeguata ed equa, uno Stato sociale, Floridi lo chiama una infrastruttura etica, veramente al servizio dell’uomo e adeguato.
L’ozio creativo e il lavoro
Un mondo quale quello rappresentato da Musk, lo aveva già delineato Domenico De Masi nel suo saggio “Ozio creativo”, ma anche il filosofo analitico Bertrand Russell con “Elogio dell’ozio”.
È un discorso di come l’uomo si sta modificando antropologicamente a seguito di una rivoluzione che ha avviato, ma che, spesso, non riesce a controllare.
Le prospettive delineate dall’intelligenza artificiale presentano aspetti inquietanti, ma anche positivi, che lasciano la speranza che l’uomo possa ancora essere il protagonista del suo futuro, nelle metropoli come in un centro periferico come Oristano, prendendosi cura del mondo.
Questa seconda possibilità, come ho già scritto in altri pezzi, si potrà concretizzare se si diventa consapevoli che, dopo le epoche delle invenzioni e delle scoperte, bisogna sviluppare le potenzialità del Design, inteso anche come potenzialità di disegnare il futuro. Qualunque cosa può essere disegnata e realizzata in tanti modi diversi, ugualmente validi: lo stesso progetto di futuro dell’umanità. Ecco, l’Intelligenza Artificiale questo non lo può fare. Questa è l’epoca della creatività e della cultura.
Un altro aspetto da affrontare, da subito, perché noi viviamo già nell’”ambiente digitale”, è quello relativo al lavoro, quello che consente anche alle persone più umili di “portare a casa la pagnotta”.
Il digitale genererà posti di lavoro altamente professionalizzati ma lascerà a casa tante persone, che dovranno decidere del proprio tempo libero. L’ozio creativo darà probabilmente frutti molto interessanti in tutti i campi, ma, temo, non risolverà per molti la situazione che si verrà a verificare di disoccupazione e di incertezza del futuro.
Al riguardo, nei prossimi anni sarà urgentissimo affrontare in maniera più efficace di quanto fatto fino ad oggi anche l’esigenza di un “reddito universale di cittadinanza”, necessario per non fare aumentare ulteriormente le già insopportabili disuguaglianze di oggi in tutti i campi.