Sulla necessità per l’Amministrazione comunale di Oristano di un salto tecnologico e quindi per la dotazione di un “Sistema Informativo integrato”, finalizzato al duplice obiettivo della:
efficienza – i cui risvolti si riflettono principalmente, ma non esclusivamente, nel’ambito dell’area decisionale e della gestione operativa interna all’Amministrazione;
efficacia – i cui risvolti si riflettono principalmente, in correlazione con le caratteristiche di efficienza, nel livello e nella gamma dei servizi digitali e di dialogo con gli amministrati, cioè i cittadini;
abbiamo già scritto due Post, preceduti peraltro da articoli di analisi sulle caratteristiche identificative di un sistema informativo integrato adeguato alle finalità da raggiungere.
Un Post preventivo: Linee programmatiche di mandato, Area Strategica 4, Amministrazione efficiente: necessario un supplemento di riflessione e di analisi;
Con quest’ultimo Post abbiamo sottolineato come l’analisi consentisse di concludere che i timori già avvertiti nel primo Post, sulla base delle indicazioni espresse nelle linee di mandato, si siano purtroppo concretizzate: portando ad un sostanziale nulla di fatto l’auspicato salto tecnologico, strumentalmente funzionale ad un diverso e più elevato livello di efficienza ed efficacia amministrativa per il Comune di Oristano.
In buona sostanza, molto rumore per nulla. Una promessa elettorale fondamentale mancata. Non l’ultima né l’unica, ma tra le più rilevanti quanto possibili effetti migliorativi nella gestione amministrativa della Città.
Personalmente la cosa non mi stupisce, in quanto ogni volta che nell’ambito della P.A. viene affrontato il tema dei sistemi informativi il disagio è palpabile: vuoi per scarsa competenza – ma questo è comprensibile – vuoi per scarsa capacità ad organizzarsi per individuare quali siano le modalità adeguate con cui affrontare la problematica per impostare un progetto di soluzione. Questo secondo aspetto è invece meno accettabile, da un lato, perché le soluzioni in Italia ci sono, dall’altro lato perché manca la consapevolezza che non ci si deve mettere interamente nelle mani dei fornitori di soluzioni informative, ma che è necessario avere una funzione terza in grado di analizzare criticamente le ipotesi di soluzione rispetto alle necessità ed in relazione allo stato attuale degli strumenti dell’Amministrazione disponibili ed utilizzati.
Credo sia la carenza di questa consapevolezza – e quindi l’incapacità ad affrontare organizzativamente la problematica in modo appropriato – la causa principale che favorisce l’abbandono di una tematica che è invece, nella realtà odierna, fondamentale nella gestione operativa della P.A.
Che una difficoltà esista e sia palpabile è confermato da almeno due analisi:
1 – la prima è quella correlata al censimento del DESI – Digital Economy Society Index, che è un indice della Commissione Europea che misura il livello di digitalizzazione complessiva dei Paesi UE e che su 28 Paesi analizzati posiziona l’Italia al 25° posto ( lo stesso occupato nel 2015 ), appena prima di Grecia, Bulgaria e Romania e lontanissima da paesi a lei simili per caratteristiche dimensionali e socio-economiche, come Regno Unito, Francia e Germania.
L’indice è sintesi di diversi parametri raccolti in 5 aree:
Connettività – misura lo sviluppo, qualità e grado di accesso alla banda larga;
Capitale umano – misura le competenze necessarie per un utilizzo vantaggioso della società digitale;
Utilizzo di Internet – misura il grado di utilizzo e le attività su cui si esplica l’uso;
Integrazione delle tecnologie – misura la digitalizzazione delle imprese e l’impiego dei canali on-line;
Servizi pubblici digitali – misura la digitalizzazione della P.A. con un focus sull’eGovernement
2 – la seconda analisi è quella del Politecnico di Milano, che utilizza un ventaglio più ampio di parametri ma che lasciano inalterata la posizione dell’Italia al 25° posto sui 28 paesi analizzati.Un’analisi che sottolinea come l’80% degli italiani abbia avuto l’esigenza di utilizzare nell’ultimo anno almeno una volta un servizio pubblico, ma che solo il 26% abbia potuto farlo attraverso un canale digitale. Motivo: carenza di servizi ai cittadini.
Del resto l’ultimo rapporto della Commissione Parlamentare sottolinea non solo il grave ritardo nel livello di digitalizzazione della nostra P.A. e negli investimenti in nuove tecnologie, ma evidenzia il forte deficit di competenze dei dirigenti pubblici; fatto che rende particolarmente squilibrato il rapporto con i fornitori.
Concludo. Mal comune mezzo gaudio? No, affatto.
Il tema del salto tecnologico è, a mio avviso, ineludibile. Questo significa che in previsione delle prossime elezioni amministrative comunali:
a – qualunque partito o coalizione elettorale deve porre la problematica di realizzazione di un adeguato “Sistema Informativo Integrato” tra gli impegni elettorali prioritari, approfondendo al proprio interno, per essere in grado di esplicitarlo all’elettorato, le linee progettuali, organizzative e le fonti finanziarie regionali, nazionali ed europee su cui può essere basata la realizzazione.
Un impegno prioritario che, a mio avviso, vale a caratterizzare una legislatura, nella consapevolezza che questo salto tecnologico è un passaggio obbligato che fa da spartiacque tra l’efficienza gestionale interna e l’efficacia nell’offerta dei servizi ai cittadini e la melmosità, inefficienza e farraginosità che caratterizza l’attuale gestione – malgrado gli sforzi della struttura – non solo nel dialogo tra amministratori e struttura ma tra amministrazione e cittadini;
b – i cittadini ( elettori ) devono sforzarsi di comprendere l’importanza fondamentale derivante dal salto tecnologico e a pretendere l’impegno politico per l’adozione di un sistema informativo integrato, nella consapevolezza che in assenza:
° non vi sarà – per quanti sforzi possano essere fatto dal personale interno della struttura amministrativa – alcun miglioramento nel livello operativo e quindi nel grado di efficienza gestionale interna all’Amministrazione stessa;
° non sarà possibile un efficace dialogo tra Amministrazione ed Amministrati, perché nella messa a disposizione di un’adeguata gamma di servizi digitali è condizione necessaria ed ineludibile per entrambi – sia in termini di rapidità di risposta sia in termini di risparmio di costi indiretti ( il tempo ) – la dotazione di un adeguato “Sistema Informativo Integrato”.
Chi promette efficienza ed efficacia in modalità diversa, perché non vuole affrontare il tema del salto tecnologico e quindi impegnarsi nella dotazione di un adeguato sistema informativo, oggi, nella realtà del 2019 fa solo promesse al vento; quelle che purtroppo abbiamo visto caratterizzare anche l’attuale Amministrazione: l’illusione offerta dai promittenti è l’anticamera della delusione per i destinatari.
Gianni Pernarella
Laurea in Giurisprudenza conseguita a Pisa e studi post laurea in Economia. Dipendente del Banco di sardegna dal 1973 al 2003. Dopo esperienza pluriennale di filiale, assume nel 1990 ruoli di responsabilità nella struttura centrale “Organizzazione e Sistemi Informativi” dove, in veste di funzionario capo progetto, ha gestito oltre 10 progetti organizzativi e relativi a sistemi informativi. Collaboratore per oltre 6 anni del SIL – PTO di Oristano; ha scritto quattro libri sulla materia del credito e dell'economia provinciale oristanese relativa all'artigianato.