In questo periodo di angosce generate dalla vicenda del coronavirus mi son imbattuto in un video della TEDxTrento, che è una sorta di pensatoio, che organizza manifestazioni finalizzate alla divulgazione delle ultime ricerche nel campo della scienza, della tecnologia e dell'innovazione e che guarda al mondo del futuro e alla vita che faremo. TEDxTrento appartiene alla Comunità globale TED, con sede a New York e Vancouver, ma ha natura collaborativa e globale, ha collaboratori, consulenti e volontari in tutto il mondo. TED, come si legge nel sito TED.com, “È un'organizzazione no profit dedita alla diffusione di idee, generalmente sotto forma di brevi e potenti discorsi (18 minuti o meno). è iniziato nel 1984 come una conferenza in cui convergevano tecnologia, intrattenimento e design e oggi copre quasi tutti gli argomenti – dalla scienza al mondo degli affari a questioni globali – in oltre 100 lingue. Organizzare eventi TEDx in modo indipendente (la “x” sta per independently organized TED event) aiuta a condividere idee nelle comunità di tutto il mondo.”

Il video di cui scrivo riguarda una breve conferenza del novembre del 2013 di Ilaria Capua di circa diciassette minuti dal titolo “Osiamo! Credere nel cambiamento”.

Ilaria Capua, una delle scienziate italiane più conosciute al mondo, studiosa dei virus emergenti che si spostano dagli animali agli umani, è la virologa che, ai tempi dell’aviaria, impose il carattere pubblico della sequenza genica del virus e, quindi, diede un grande impulso globale alla “scienza open-source”, al servizio di tutti i ricercatori. Ha imposto questa scelta all'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e questa sua scelta è oggi alla base della ricerca mondiale aperta sul coronavirus. L'Italia ha trattato male una delle sue più brillanti ricercatrici del settore pubblico della Sanità, che oggi vive e opera negli Stati Uniti d'America.

L'argomento principale del video citato riguarda il “virus vabbè”. La Capua lo definisce come la causa di una delle malattie che ci sono in Italia. Quello che lei chiama del “fatalismo protestatario”, che ci porta sempre a dire “ma tanto non succede niente”, “tanto non cambierà niente”, il “vabbè, ma….”. In poche parole, ha parlato del virus della nostra rassegnazione. Il suo discorso era rivolto ai giovani e, in particolare, alle giovani ricercatrici, partendo dalla sua esperienza di ricercatrice in Italia, sempre alle prese con i pochi fondi sulla ricerca e con la burocrazia. Ha parlato ai giovani che si occupano di ricerca, che vogliono mettersi in gioco per un'Italia migliore e lo ha fatto da una struttura pubblica, della quale si è dichiarata orgogliosissima.

Il video riguarda una Conferenza del 2013, ma è validissimo ancora oggi, in tempo di coronavirus.

La Capua ha parlato dei suoi antidoti per sconfiggere questo virus. Quest'ultimo trova vitalità e la sua ragion d'essere in tre dogmi, tutt'oggi dominanti.

Il primo riguarda la nostra convinzione che in Italia non si possa fare ricerca di eccellenza. Al riguardo lei racconta la sua più che trentennale attività di ricercatrice a partire da quando era giovanissima, insieme a suoi coetanei nel piccolo (sei, sette ricercatori) Istituto Zooprofilattico di Legnaro, in Provincia di Padova, nel 1996. Il gruppo di ricercatori facevano diagnostica a livello locale sulle malattie degli animali del Veneto. Quel gruppetto di ricercatori affrontò nel 1999 la prima devastante epidemia di aviaria (H5N1) avvenuta in Lombardia e Veneto. Riuscì a individuare il primo vaccino al mondo per questa malattia, inserito nella legislazione europea e, da sette ricercatori, passò a 70, riconosciuto da Organismi internazionali come la FAO, l'Organizzazione Mondiale della Sanità Animale, la Commissione Europea, con tanti finanziamenti. Dodici milioni di euro in cinque anni per la ricerca per 40 giovani ricercatori, diventati leaders nel loro settore, oggi chiamati anche in America.

Il secondo dogma riguarda le metafore di uso comune che “l'Italia è al confine dell'Impero”, “non conta nulla a livello internazionale”, “non è possibile cambiare le politiche di sanità internazionale a Legnaro”. Queste affermazioni sono smentite dallo stesso gruppo di ricercatori collaboratori della Capua in corrispondenza dell'epidemia di aviaria del 2003 – 2004, che è il virus più aggressivo nel regno animale, in grado di uccidere tutti gli animali contagiati e il 50% degli umani che infettava. Il virus, in quella occasione si sviluppò dall'Asia in Europa e in Africa. La pericolosità di quel virus poteva aumentare soprattutto in Africa a causa della notevole diffusione dell'HIV, che è immunodepressivo, con una possibile catastrofe di proporzioni immani. I ricercatori di Legnaro furono chiamati dalla Nigeria e riuscirono, per primi al mondo, a caratterizzare il genoma del virus.

L'OMS chiese alla Capua di fornire il Data Base del virus e di entrare in un gruppo di ricercatori di soli quindici per contribuire a sviluppare tale ricerca. Una mossa poco trasparente, di chiusura rispetto alla ricerca aperta a tutti i ricercatori, in un Data Base ad accesso limitato, nonostante la ricerca in questione fosse frutto di finanziamenti pubblici dell'Unione Europea. Lei disse di no e costrinse l'OMS ha dotarsi di un Risoluzione di Trasparenza nei casi di pandemia e, oggi, grazie a quella scelta della Capua e a una “realtà ai confini dell'Impero”, tutti i ricercatori del mondo stanno lavorando in sinergia per sconfiggere il coronavirus. Gli Organi di stampa mondiali arrivarono a definire la Capua “Revolutionary Mind” (Mente Rivoluzionaria).

Il terzo dogma di cui ha parlato la Capua riguarda il cosiddetto “Soffitto di cristallo”. Quest'ultimo è una metafora che è usata, in particolare, per la discriminazione delle donne e indica la loro situazione in cui l'avanzamento di carriera in una organizzazione lavorativa o sociale o il raggiungimento della parità di diritti è impedito. In questo caso è rivolto al mondo della ricerca, ma il discorso è validissimo negli altri settori, nei quali le donne hanno ampiamente dimostrato di essere non da meno degli uomini, ma sono discriminate, non avanzano in carriera, non raggiungono posizioni apicali e hanno stipendi inferiori agli uomini a parità di prestazioni professionali. Dimostrano di essere più capaci dei loro coetanei, studiano di più, ma finiscono per fare le segretarie o per lavorare nei Call Center. In questo passaggio ha rivolto un invito alle donne di prendere consapevolezze delle loro potenzialità, di lavorare sodo per superare le sberle della vita, in modo che l'Italia non faccia a meno del talento delle donne, pena la certezza di non riuscire a migliorarsi.

Un bellissimo video che consiglio di guardare, oggi attualissimo pur essendo del 2013 e in grado di lanciare un messaggio di speranza in questo periodo di buriana dovuta al coronavirus, che ci ha travolto impreparati.