In molti ritengono ancora che le scelte di sviluppo più importanti per la Sardegna siano state quelle legate alla manifattura pesante e, in particolare, alla chimica pesante degli anni sessanta e settanta.
Voglio raccontare un'altra storia.
Come scritto nel libro “Storia e Storie del Bacino Alto Flumendosa” di Luigi Pirroni, dipendente Enel in pensione, “nei primi anni del ventesimo secolo, la realtà socio – economica sarda appariva in forte ritardo rispetto alle pratiche produttive e al tenore di vita delle altre Regioni italiane”.
Come mi è capitato di scrivere e come documentato nell’Archivio Storico dell’Ex Compartimento ENEL di Cagliari, il Primo Programma Globale di sistemazione idraulica delle Regioni Meridionali fu predisposto dall’Ing. Angelo Omodeo a partire dal 1908 e si iniziò ad attuarlo con i capitali messi a disposizione dalla Bastogi e dalla Banca Commerciale. Il titolo del progetto complessivo era “Sardegna Isola dei Laghi”.
La Società Elettrica Sarda (S.E.S.), di proprietà della Bastogi e della Banca Commerciale, nasce a Livorno il 04.11.1911, con l’obiettivo di utilizzare le agevolazioni e le sovvenzioni statali previste per la Sardegna dalle leggi speciali finalizzate allo sviluppo economico dell’isola con la sistemazione idraulica.
La S.E.S. aveva come oggetto sociale, tra le altre cose, l’esercizio di centrali generatrici di energia elettrica per forza motrice e l’assunzione di concessioni idrauliche e poteva partecipare ad altre imprese industriali aventi oggetto affine all’elettricità o all’idraulica.
Nel 1913 venne emanata la Legge Speciale che autorizzava la costruzione e la gestione di bacini artificiali sul fiume Tirso, mentre il Sistema Idroelettrico dell’Alto Flumendosa vide il proprio inizio solo nel 1929. Nello stesso anno nacque la Società Imprese Idrauliche ed Elettriche del Tirso, quale braccio operativo della S.E.S., il cui Consigliere Delegato è l’Ing. Giulio Dolcetta. Questi fu Direttore Generale della S.E.S. dal 1917 e rimase alla guida del Gruppo, anche come Consigliere Delegato e Presidente, fino al 1933.
Nello stesso 1913 dalla S.E.S. nacque la Società Imprese Idrauliche ed Elettriche del Tirso. In dieci anni fu costruito il Sistema Idroelettrico del Tirso, che produceva energia elettrica, regimava le acque e contribuiva alla irrigazione della piana a valle.
Gli studi riguardavano il Tirso, il Coghinas, il Flumini Mannu, il Temo, il Flumendosa, il Cedrino e altre correnti d'acqua minori.
Il programma doveva occuparsi anche di ferrovie, tramvie, bonifiche agricole, regimazione delle acque e irrigazione delle pianure.
Sempre nel libro di Luigi Pirroni è scritto che fu costituita nel 1923 la Società Sarda Costruzioni, finalizzata alla costruzione di opere infrastrutturali. Un anno dopo nasceva la Società Sarda Ammonia per la produzione di prodotti nitrici e concimi azotati, sfruttando l'energia elettrica della nuoca centrale del Coghinas.
La realizzazione della diga sul Tirso, ultimata nel 1923, fu annoverata come la più grande diga d'Europa, con un invaso di oltre 400 milioni di metri cubi d'acqua. La violenza del Tirso era stata domata per sempre.
Si passò alla bonifica della zona paludosa e malarica del Campidano di Oristano, sorse il centro urbano oggi chiamato Arborea, trasformando la zona nella più fertile e produttiva della Sardegna. Sotto la guida della Società Bonifiche Sarde (SBS, passata ultimamente sotto le Cooperative Ferraresi), facente parte della Società Elettrica Sarda, fu costruito un grosso impianto di sollevamento delle acque stagnanti (Idrovora di Sassu), con la conseguente bonifica delle terre della zona.
Per quanto riguarda gli impianti termoelettrici, nel 1923 fu inaugurata la centrale di Santa Gilla e, successivamente, quella di Santa Caterina, che sfruttava il carbone del Sulcis.
Fu, quindi, la volta del Coghinas, inaugurato nel 1927. Fu il primo impianto idroelettrico realizzato in caverna.
Nel 1921 si avviarono i primi contatti tra la Società del Tirso e il Comune di Villagrande Strisaili.
Il 24.01.1926 venne rogato, sotto forma di Convenzione valida per dieci anni e fino al 24 gennaio 1936, a Seui, dal Notaio Dott. Gino Mameli, iscritto al Collegio Notarile dei Distretti Riuniti di Cagliari e Lanusei, un Atto di Promessa di Vendita tra il Comune di Villagrande Strisaili, rappresentato dal Sindaco Giovanni Demurtas, e la Società Imprese Idrauliche ed Elettriche del Tirso, rappresentata dall’Amministratore Delegato Ing. Giulio Dolcetta. Tale Atto di vendita aveva ad oggetto l’impegno da parte del Comune di Villagrande Strisaili di cedere, dietro compenso di £ 160 ad ettaro pagabili a stipula definitiva del Contratto, a seguito di perizia redatta dal Geometra Francesco Cappai, più delle agevolazioni sull’uso dell’acqua degli invasi per uso animale e sulla fornitura di energia elettrica per un prezzo definito in ultimo pari a centesimi 26 al kWh e con un abbuono di 12.000 kWh, ritenuto il presunto consumo per l’illuminazione pubblica. Per eventuali opere sussidiarie le parti concordarono di effettuare le necessarie perizie in seguito, al verificarsi di tali esigenze.
Tale Atto fu registrato a Lanusei il 13.02.1926 al n. 315 e vistato dal Prefetto il 27.06.1926.
La Convenzione fu prorogata, per il protarsi dei lavori, alle stesse condizioni pattuite, con successivo Atto del 06.04.1936, dal Notaio Dott. Gino Mameli, iscritto al Collegio Notarile dei Distretti Riuniti di Cagliari e Lanusei, per altri dieci anni e fino al 24.01.1946, tra il Comune di Villagrande Strisaili, rappresentato dal Podestà Angelo Demurtas e la Società Imprese Idrauliche ed Elettriche del Tirso, rappresentata dall’Ing. Tommaso Fiorelli.
Il 24.02.1947, a seguito di un Piano Grafico di individuazione cartografica catastale espropriativa del 09.11.1946, a cura del Geom. Guido Montali e intitolato “Espropriazioni Terreni di proprietà del Comune di Villagrande”, come Allegato n. 8 lettera H, venne stipulato l’Atto di Vendita dal Notaio Dott. Gino Mameli, iscritto al Collegio Notarile dei Distretti Riuniti di Cagliari e Lanusei, tra il Comune di Villagrande Strisaili, rappresentato dal Sindaco Salvatore Sette e la Società Elettrica Sarda (S.E.S.), subentrata alla Società Imprese Idrauliche ed Elettriche del Tirso e rappresentata dall’Ing. Tommaso Fiorelli e dal Dott. Carmelo Scribano per l’importo di 550.000 lire, interamente versato in un libretto dell’Agenzia del Banco di Lanusei.
La superficie interessata dall’Atto di vendita era pari a ettari 377, are 66 e centiare 50.
Il Comune garantì che i terreni in questione erano liberi da uso civico.
In effetti, Con Delibera del Consiglio Comunale n. 32 del 01.06.1949, su richiesta della Società Idroelettrica dell’Alto Flumendosa, nel frattempo subentrata alla S.E.S., che chiedeva la regolarizzazione presso il Commissariato Regionale degli Usi Civici della estinzione degli usi civici sui terreni oggetto dell’Atto di Vendita del 24.02.1947 rogato dal Notaio Dott. Gino Mameli, il Comune di Villagrande Strisaili sanava la situazione, estinguendo definitivamente gli usi civici sui terreni in cui sorse il Sistema Idroelettrico dell’Alto Flumendosa.
Nel 1931, a causa della storica recessione che colpì tutto il mondo, i lavori furono interrotti, per essere ripresi nel 1941 e sospesi nuovamente a causa della seconda guerra mondiale.
I lavori furono ripresi timidamente nel 1946 e ultimati nel 1949. Nella metà del 1947 i lavori ripresero in maniera importante, soprattutto, sullo sbarramento di Bau Muggeris. Importante è stato l'aiuto degli Stati Uniti d'America, pianificato nel Piano Marshall, che concluse la lotta contro l'anofele con l'uso di D.D.T..
Tale opera completava il sogno di inizio del ventesimo secolo, che progettava la Sardegna come “Isola dei laghi”.
La Legge n. 1643 del 06.12.1962 segnò la nascita dell’ENEL e l’accorpamento della S.E.S. ad essa, con la nazionalizzazione della rete elettrica.
Il Sistema Idroelettrico dell’Alto Flumendosa, che tante vite umane costò agli abitanti del Comune di Villagrande Strisaili, a causa della silicosi contratta per le poveri respirate durante gli scavi delle gallerie di adduzione da un Salto al successivo e nelle centrali in caverna ad elevate profondità nelle rocce granitiche del Gennargentu in agro del Comune di Villagrande Strisaili, è un sistema unico in Italia in quanto, pur producendo meno energia di altre centrali idroelettriche della penisola, è un’opera imponente e complessa dal punto di vista idraulico.
Alcuni numeri sul Sistema Idroelettrico dell'Alto Flumendosa:
- nel luglio del 1942 gli addetti nei vari cantieri erano 1851;
- oltre 16 km di gallerie realizzate sotto le montagne granitiche;
- tre centrali idroelettriche in caverna, per un totale di circa 36 MW;
- il solo invaso di Bau Muggeris ha una capacità di 60 milioni di metri cubi;
- 120 milioni di lire, pari al 50% del necessario per il completamento dei lavori a quella data, stanziati solo nel 1945 con Decreto di Umberto di Savoia;
- 34 morti, dovuti a incidenti sul lavoro e alla malaria.
In tempi più recenti è stato realizzato anche il Sistema Idroelettrico del Taloro.
Il Sistema riguarda il Lago di Gusana, il Lago di Cucchinadorza e il lago Benzone, per un totale di circa 300 MW.
Il serbatoio di Gusana, ubicato nel territorio del Comune di Gavoi, ha una capacità complessiva di 62,25 milioni di mc e un bacino imbrifero di 254 kmq.
La capacità utile per il funzionamento del sistema idroelettrico di Taloro – Cucchinadorza è di 50,9 milioni di mc.
Il serbatoio di Cucchinadorza ha una capacità complessiva di 20 milioni di mc e un bacino imbrifero direttamente sotteso di 108 kmq. La capacità utile per il funzionamento dell’impianto è di 15,20 milioni di mc.
La diga Gusana, del tipo ad arco-cupola, ha un’altezza massima di 88 m, con una lunghezza del coronamento di 369 m e un volume di calcestruzzo di 179.893 mc.
La diga Cucchinadorza, del tipo a gravità ordinaria, ha un’altezza massima di 45,50 m, con una lunghezza del coronamento di 162 m e un volume di calcestruzzo di 61.500 mc.
Esistono due impianti di produzione di energia elettrica nel Comune di Ovodda, la terza è nel Comune di Tetti ma è poco significativa:
- l’impianto più datato, entrato in esercizio nel 1961;
- il nuovo impianto, entrato in esercizio nel 1980.
In conseguenza, esistono due opere di adduzione, due condotte forzate e due centrali.
Le caratteristiche del primo impianto sono le seguenti:
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il primo tratto è in galleria. Dalla galleria si arriva al pozzo piezometrico e, quindi, alla condotta forzata esterna in acciaio, lunga m 600 e del diametro di m 2.00;
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la centrale è dotata di due turbine Francis con due alternatori, ciascuno della potenza di 25 MVA ed è situata all’interno di un manufatto edilizio. La centrale è telecondotta e telecontrollata.
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Per quanto riguarda il secondo impianto, l’acqua del lago di Gusana attraversa una galleria di derivazione in pressione, realizzata in calcestruzzo con un diametro di 5,55 m e lunga 3.888 m, prosegue in una condotta forzata metallica lunga 317 m e dal diametro di 4 m. Raggiunge, infine, la centrale, che è in caverna, dove sono le turbine, del tipo Francis reversibili, che funzionano da motore primo e contribuiscono con gli alternatori alla produzione di giorno e pompano l’acqua verso il Lago di Gusana di notte, con un salto di 300 m. La condotta, nella parte inferiore, si suddivide in tre rami, ciascuno di 1,8 m di diametro e portata complessiva di 100 mc/sec. L’acqua scaricata dalle turbine confluisce nel lago di Cucchinadorza attraverso una galleria circolare lunga 900 m. Dall’esterno è visibile solo la parte superiore del pozzo piezometrico di monte. Alla centrale, come detto situata in caverna e delle dimensioni di circa m 140 di lunghezza, m 30 di larghezza e m 40 di altezza, si accede tramite una galleriadella lunghezza di m 600.
Il funzionamento dell’impianto è oggi automatico e viene gestito in telecomando dal Posto di Teleconduzione di Montorio al Vomano.
Un grande sogno realizzato nel secolo scorso, in anni di grandissime difficoltà.
Attualmente la Regione Sardegna, come previsto nel PEARS (Piano Energetico e Ambientale della Regione Sardegna), ha deciso di realizzare la metanizzazione dell'intera isola. Schematicamente sono queste le scelte principali evidenziate anche nel sito ufficiale della Regione Sardegna, inserite nel “Patto per la Sardegna – Metano ed Energia”, siglato nel 2016, per un totale di oltre 1,5 miliardi di euro, a valere sull'APQ Metano:
- 600 km di dorsale tra depositi e bacini di domanda e lo sviluppo di reti di distribuzione urbane;
- 7 depositi costieri tipo Small Scale, di cui 1 autorizzato alla Higas a Oristano, due in autorizzazione a Oristano alla Edison e alla IVI Petrolifera, uno in autorizzazione alla Is Gas a Cagliari, tre in attesa di avviare l'iter autorizzativo, di cui uno a Portovesme e due nell'Area Industriale di Sassari – Portotorres;
- reti urbane relative a 38 Bacini;
- infrastrutturazione dei porti, nei quali saranno installati i depositi costeri;
- consentire per gli impianti di rigassificazione di GNL (Gas Naturale Liquido), anche connessi a depositi di GNL Small Scale, la possibilità di rilascio della “TPA (Third Party Access) exemption” e un iter accelerato delle autorizzazioni, attraverso la dichiarazione della strategicità delle opere e avendo a modello la norma per le infrastrutture energetiche strategiche, utilizzata per i depositi petroliferi;
- l'adozione di meccanismi, anche provvedimenti normativi, per la compensazione, per i consumatori domestici dell'Isola, dei potenziali maggiori costi infrastrutturali o di approvvigionamento, simili a quelli previsti per i consumatori delle altre Regioni italiane per le reti isolate alimentate da gas diversi dal metano e del bonus gas per i clienti indigenti;
- la revisione ed adeguamento dell'APQ Metano, in linea con le misure che si andranno ad adottare e con la relativa tempistica;
- il costo di realizzazione degli adduttori dalla dorsale ai bacini sarà redistribuito sulla tariffa di trasporto regionale del resto dell'Italia;
- il prezzo finale del metano per i cittadini sardi sarà analogo a quello che pagano tutti gli italiani.
Come già evidenziato nel pezzo da me scritto e dal titolo ” La Valutazione d'Impatto Ambientale (V.I.A.) e il Diritto di Cittadinanza”, il 2 ottobre scade il termine ultimo per presentare osservazioni agli elaborati per la Valutazione d'Impatto Ambientale sul progetto della Snam Rete Gas S.p.A., pubblicato sul sito del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, che riguarda gli interventi per la realizzazione della “Metanizzazione Sardegna – tratto Nord”, da Oristano verso il nord della Sardegna, del metanodotto previsto nel “Patto per la Sardegna”, siglato il 29 luglio 2016 tra Regione e Governo e che prevede gli investimenti, che verranno coperti attraverso “l’APQ (Accordo di Programma Quadro) Metano e le tariffe di trasporto e dispacciamento”. L'avviso è del 03.08.2017.
In quella occasione ho posto queste domande:
– Qualcuno è informato in Sardegna?
– E i cittadini?
Ne aggiungo un'altra:
Qualcuno ha, in maniera trasparente ed evidente ai “Cittadini Sardi”, sviluppato un dettagliato Conto Economico e lo ha presentato da qualche parte in contradditorio, sui costi delle sole dorsali principali, pari a circa 600 milioni di euro?
Faccio alcune proposte:
– va bene il sistema dei 7 depositi costieri Small Scale;
– non realizziamo le dorsali, che, una volte realizzate, sono un limite tecnologico e, per il solo fatto che vengono realizzate, non rappresentano una scelta di transizione verso un Sistema Energetico Rinnovabile, Distribuito, Efficiente e Democratico;
– la Regione Sardegna si impegni a valutare, in questa fase della prima V.I.A. citata, una soluzione alternativa, tipo quella che si sta per realizzare nello Stato delle Hawaii, simile alla Sardegna come superficie ed abitanti, lo si può fare nel giro di pochi anni, prendendo in considerazione, per esempio, il limite temporale assunto dalla UE, che è il 2030, decidendo:
- di eliminare quanto prima le fonti energetiche fossili, considerando il gas una fonte di transizione verso le fonti di energia rinnovabile;
- di elettrificare tutto il sistema, facendo interventi con infrastrutture innovative e smart sulle reti, con accumuli del tipo innovativo, anche riprendendo, per la Sardegna, in maniera seria il sistema di accumulo dovuto alle centrali idroelettriche, che potrebbero avere anche altre funzioni, dati i periodi sempre più importanti di siccità;
3. di elettrificare in maniera più importante la Sardegna per quanto riguarda la mobilità, rispetto alle scelte già fatte dalla Regione, peraltro, molto apprezzabili, con la scelta di realizzare stazioni di ricarica elettrica sui principali assi viari.
Forse riusciremo a realizzare un sogno simile a quello dell'Ing. Angelo Omodeo nel secolo scorso.
Giampiero Vargiu
Laureato in Ingegneria elettrotecnica all'Università di Cagliari nel 1980. Sindaco del Comune di Villagrande Strisaili dal 1995 al 2000. Socio della Societ di Ingegneria TEAM SISTEMI ENERGETICI SRL, che ha sede operativa a Oristano e opera in tutta la Sardegna. Esperto in efficienza energetica e fonti di energia rinnovabili.