di Giampiero Vargiu
Non ho molta familiarità con l’acqua, specialmente di quella del mare anche se semplicemente increspata, ma mi rendo conto che, insieme al sole e al vento, circondano e alimentano la nostra Sardegna in un abbraccio vitale.
Domenica scorsa, su invito dell’amico Valerio Spanu, sono stato invitato a una festa per celebrare la vittoria del titolo mondiale di WingFoil da parte di “Maddy”, Maddalena Spanu. Nella stessa occasione suo fratello “Nico”, Nicolò Spanu, veniva festeggiato perchè si è piazzato al secondo posto al mondo nella stessa specialità di WingFoil.
Mi sono permesso di chiamarli Maddy e Nico, pur avendoli conosciuti da poco, perché l’età me lo consente e perché ho notato che i coetanei usano questi diminutivi nei loro confronti.
Mi sono ritrovato in un ambiente per me del tutto nuovo ma molto affascinante. Mi sono ripromesso di capire cosa è il WingFoil, che materiali vengono utilizzati e come funzionano il profilo alare che ho visto sospeso in mezzo al soffitto della sala e le tavole che vengono utilizzate nella disciplina.
Sia Maddalena che Nicolò erano di ritorno dall’ultima tappa della WingFoil Racing World Cup, che si è tenuta in Brasile a Jericoacoara. Maddalena Spanu, che ha 17 anni, si è laureata campionessa mondiale e Nicolò Spanu, che ha 19 anni, vicecampione mondiale.
Durante l’ultima edizione di ConnEtica hanno partecipato in videoconferenza all’evento di Oristano da quella località, insieme al padre Matteo, per raccontare la preparazione dell’ultima gara del mondiale e per salutare gli ospiti presenti in sala.
La tappa brasiliana ha chiuso un ciclo di cinque eventi stagionali della WingFoil Racing World Cup.
In precedenza, ci sono state le gare di Abu Dhabi, del Lago di Garda, di Silvaplana (Comune svizzero del Canton Grigioni) e di Cagliari.
Durante la festa di domenica scorsa l’entusiasmo era alle stelle, la musica di “We are the champion” dei Queen, piccoli fuochi d’artificio, abbracci, commozione e tanti applausi per i due campioni, ma anche per il padre Matteo, la mamma Debora Pirastu, il preparatore atletico Daniele Concas della ASD Lyons e per i nonni Valerio, Elena e Angela.
Una famiglia unita, che sta sicuramente alla base dei risultati di Maddalena e Nicolò, insieme alla loro passione, al duro lavoro e alla costanza nell’impegno sportivo. Maddalena e Nicolò sono bravi anche negli studi. Lo stesso Matteo è stato un campione di windsurf e segue con grande dedizione e passione i figli.
A Torregrande hanno costruito la WindAcademy Sardinia, una struttura molto frequentata anche in bassa stagione, dove è possibile partecipare a corsi di windsurf, windsurf foil, Sup e di WingFoil e conservare le proprie attrezzature.
Una serata davvero bella, ho passato dei momenti sereni. Sono stato orgoglioso di far parte della Comunità Oristanese.
Dei due campioni e degli eventi che li hanno portati a diventare campioni mondiali hanno scritto e parlato diffusamente anche i media locali come ORNEWS, linkoristano e ORISTANO NOI, quelli regionali come LA NUOVA, L’Unione Sarda e Videolina e quelli nazionali come La Gazzetta dello Sport.
All’evento era presente, delegato dal Sindaco, anche l’Assessore allo sport, impiantistica sportiva, politiche giovanili, turismo sportivo, spettacolo del Comune di Oristano Antonio Franceschi, che si è complimentato con i due campioni.
Lunedì 18 è stato presentato al Molo Ichnusa, sede del centro federale di preparazione Olimpica della Federazione Italiana Vela la manifestazione della Sardinia Sailing Cup che chiude questo 2023 con il Foil Academy International Trophy, rientrante nel progetto Next Generation Foil Academy powered by Luna Rossa.
A questa occasione sono stati invitati, in rappresentanza dell’Italia, anche Maddalena e Nicolò, alla presenza del Presidente FIV (Federazione Italiana Vela) Francesco Ettorre, di Mirco Babini, Coordinatore Operativo Sardinia Sailing Cup, di Bruno Perra, Presidente Regionale C.O.N.I., Gianni Chessa, Assessore al Turismo della Regione Sardegna e Fioremma Landucci, Assessora allo Sport del Comune di Cagliari.
Ritornato a casa mi ha incuriosito molto la tecnologia che c’è dietro il WingFoil. Prima di tutto ho capito che la parola è l’unione e la contrazione di Wing e HydroFoil.
Dal sito “STAGNONE KIYTEBOARDING ho ricavato parecchie informazioni.
Scrive David Ingiosi ”Ormai si vede in tutte le spiagge del mondo e conta migliaia di praticanti. È il Wing Foil, un’ala gonfiabile che si tiene in mano e permette di sfruttare il vento a bordo di qualsiasi tavola, meglio se dotata di hydrofoil.
Tutti i watersports sono fratelli o cugini che si richiamano a vicenda e s’ispirano l’un l’altro. A tenerli tutti uniti e vicini c’è il contatto con la natura, il mare, le onde, il vento e quella straordinaria sensazione di libertà che ti mettono addosso. Poi ciascuno ha il suo preferito, ma quasi sempre non finisce lì. C’è chi inizia con il surf, poi magari aggiunge un kite al proprio seabag, c’è chi invece viene rapito dal windsurf, salvo poi aggiungere un hydrofoil o una pagaia alla sua tavola e così via.
L’ultima disciplina nata da questa continua fusione di elementi e discipline è il Wing Foil. È una bella novità e una sintesi di tutto. Prende un po’ dal surf, dal windsurf, dal kitesurf, dal Sup, ma non sostituisce niente. È semplicemente un’alternativa a tutto, pronta ad essere assaporata da chi è curioso di provare. Quello che è certo è che permette di navigare liberi, leggeri, farsi spingere dal vento e divertirsi tra il mare e il cielo.”
Ancora “A dire il vero le Wing Sails sono in giro da decenni. A metà degli Anni 80, ispirato dal volo dei gabbiani, Tom Magruder sviluppò la cosiddetta “Wind Weapon“, una vela rigida che ruotava liberamente su una tavola da windsurf. “Se si osserva un gabbiano – spiegava Magruder – questo animale ha la capacità, attraverso la sua stessa energia, di sfruttare la forza del vento e rimanere in volo all’infinito. Con un’ala disegnata appositamente, potremmo farlo anche noi”.
Scrive Ingiosi “Durante i suoi esperimenti Magruder ha fatto affidamento sulla sua esperienza come atleta di windsurf e pilota di deltaplano per creare un’ala girevole che, tuttavia, non è mai decollata dal punto di vista commerciale, se non molto tempo dopo.
Più tardi, infatti, negli Anni 2000, la sua idea è stata ripresa da un paio di aziende specializzate in watersports, che svilupparono alcuni prototipi di ali gonfiabili da tenere in mano e che potevano essere usati con gli Stand Up Paddle. Nel frattempo, alcuni snowboarder cominciarono a utilizzare queste ali portatili per muoversi liberamente sulla neve, planare attraverso laghi ghiacciati e competere nei campionati mondiali di vela sul ghiaccio. Con l’avvento degli hydrofoil queste vele gonfiabili portatili hanno finalmente raggiunto un equilibrio, conquistato il pubblico anche di surfisti e oggi rappresentano una quota di mercato molto interessante.
Sebbene sia stato concepito per essere utilizzato con una tavola, il Wing Foil può anche essere sfruttato anche con una tavola da Sup, da windsurf o da kitesurf e persino con tavole da skateboard e da snowboard.
A battezzare la nuova disciplina e, come dire, lanciarla definitivamente sul mercato è stato il re dei watersports, Mr. Robby Naish. “Con il Wing Foil puoi navigare in tutte le direzioni – spiega Naish – e non hai bisogno di un trapezio, ti basta afferrare con le mani l’ala e guidarla nel vento. L’intera struttura flessibile è leggera e ti consente di navigare per ore. Viene fornita con un leash da applicare al polso che è attaccato al bordo anteriore della vela, così se hai bisogno di lasciare andare la vela o se cadi in acqua l’ala non va da nessuna parte”. La vela gonfiabile presenta anche maniglie morbide posizionate lungo tutto il centro dell’ala, ha toppe rinforzate in kevlar sul bordo anteriore e quando è piegata sta comodamente in un piccolo zaino.
In genere gli Wing Foil non hanno finestrature trasparenti perché si sa sempre dove si sta andando. Se si vuole vedere cosa c’è sottovento, basta sollevare l’ala e dare una veloce occhiata. Inoltre, a differenza del kite, l’ala è vicina a te, nelle tue mani e a differenza del windsurf non è fissa e attaccata alla tavola, ma si può muovere liberamente in ogni direzione. Sulla tavola si può stare in piedi o in ginocchio, con o senza straps.”
Riguardando le immagini di questi eventi mi sono venute spontanee alcune riflessioni. Alcune positive e altre negative.
Oristano è una fucina di campionesse e di campioni, ma anche di bravi preparatori tecnici e atletici. Oltre a Maddalena e Nicolò, per citarne alcuni, ricordo Lorenzo Patta (campione olimpico della 4 x 100 ai giochi di Tokyo 2020) e Stefano Oppo (bronzo alle olimpiadi di Tokyo 2020 canotoggio nei due di coppia senza e argento ai campionati mondiali di canotaggio a Linz – Ottensheim nel 2019). Ci sono preparatori come Daniele Concas, che segue Maddalena e Niccolò ed è un preparatore atletico e Francesco Garau, che è allenatore di Lorenzo Patta e lo è stato di Valentina Uccheddu, ma ricopre anche come tecnico specialistico importanti ruoli a livello nazionale nel settore olimpico. Inoltre, merita di essere citato anche Stefano Loddo, che è istruttore di kayak della medaglia d’argento olimpica Manfredi Rizza a Tokyo 2020 e allenatore a Rio 2016. È tecnico federale presso F.I.C.K. Italian Canoe Kayak Federation, capo allenatore Sprint team della Federazione Italiana Canoa Kayak e capo preparatore atletico della Canottieri Ticino Pavia.
Questo succede nonostante a livello di infrastrutture c’è sicuramente molto da fare.
Oristano, contrariamente a quanto spesso si racconta, è una Comunità ricca di energie di vario tipo: solo per citarne alcune, operanti nelle discipline nautiche, il centro sportivo Eolo, l’associazione Veliamoci e il Circolo Nautico. Sicuramente ha una ricchezza nel campo sportivo invidiabile. Quello che manca è la capacità, ma penso che, forse, è la volontà, di mettersi insieme, di fare sistema: manca questa consapevolezza per fare il salto di qualità. Non esistono destini crudeli e eterni, si può cambiare.
Quello che preoccupa e dispiace è che, per esempio, Maddalena e Niccolò appartengono al Windsurfing Club Cagliari.
Ecco, da questi punti di vista c’è veramente molto da fare, perché il maestrale è una risorsa formidabile e sugli sport acquatici Oristano può costruire un modello di sviluppo molto interessante. Non solo nello sport in sé ma anche in tutto quello che c’è sui materiali e sulla costruzione delle attrezzature relative, che necessitano di ricerca, progettazione e costruzione di avanzatissime tecnologie.
A questo è possibile collegare un progetto di sviluppo che riguarda il turismo esperienziale, l’agricoltura di qualità e l’artigianato.